Conflitto familiare e protezione minori: un pool di esperti firma il Protocollo di intesa sulla Consulenza Tecnica d’Ufficio

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Nella giornata di ieri, presso il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Torino, è stato firmato il “Protocollo di intesa sulle buone prassi per la consulenza d’ufficio in materia di conflitto familiare e protezione dei minori” da magistrati, avvocati, psicologi, psichiatri, neuropsichiatri infantili, assistenti sociali piemontesi, con lo scopo di fornire buone prassi per la Consulenza Tecnica in materia di affidamento e collocazione dei figli nei procedimenti di separazione e/o divorzio e a tutela dei minori.

Nello specifico, il documento è l’esito del confronto avviato e consolidato attraverso un Tavolo di lavoro che ha  visto, per oltre un anno, il coinvolgimento attivo da parte del Tribunale Ordinario di Torino e del Tribunale per i Minorenni del Piemonte e della Valle D’Aosta, della Procura della Repubblica T.O. e della Procura della Repubblica T.M. di Torino, dell’Ordine degli Avvocati di Torino, dell’Ordine degli Psicologi del Piemonte, dell’Ordine degli Assistenti Sociali del Piemonte e dell’Ordine Provinciale dei Medici e degli Odontoiatri di Torino. Ha coordinato i lavori l’avvocato Sara Commodo.

Si tratta di un risultato che potrà essere replicato in tutto il territorio nazionale: il Protocollo nasce dalla necessità di elaborare linee guida in grado di garantire omogeneità e uniformità di approccio e di valutazione.
 
“La Consulenza Tecnica – sottolineano i professionisti del Tavolo – presenta specifici profili di complessità. In una cornice strettamente giuridica, essa si realizza con strumenti clinici e valutativi, intervenendo in materie come i diritti inviolabili delle persone e i diritti relazionali nei contesti familiari i cui contenuti emotivi possono condizionare, anche inconsapevolmente, i soggetti coinvolti (giudici, avvocati ed esperti). Pertanto, occorre dotarsi di regole comuni e condivise per ridurre la discrezionalità e l’eventuale possibile condizionamento”.

Il Protocollo, i cui contenuti saranno illustrati in un Convegno, l’11 novembre prossimo, presso l’Aula Magna del Tribunale di Torino, afferma la centralità del “giusto processo”, sottolinea l’importanza di “distinguere il conflitto dalla violenza”, definisce più chiaramente la CTU in ambito familiare come “atto processuale di protezione del minore” che tuttavia “non cura e non modifica il contesto” di appartenenza del minore, nel corso del processo di valutazione”, e “mantiene le sue peculiarità nell’ambito delle procedure di volontaria giurisdizione e adottabilità”.

Il Protocollo ribadisce l’importanza di tenere in considerazione entrambi i versanti processuali, “civile e penale”, durante l’espletamento della CTU, quando essi “coesistono”; pone l’accento sulla metodologia peritale,  in particolare “sulla trasparenza e il rispetto del contraddittorio” per la tutela del minore, richiama il valore dell’ “integrazione dei saperi”e riafferma l’importanza della “collaborazione tra il perito incaricato per la CTU ed i Servizi Sociali”, individuando l’assistente sociale come figura di esperto  anche nel ruolo di CTU.

Sulle prospettive e il futuro immaginato, “il Tavolo – spiega Sara Commodo (coordinatrice dei lavori) – auspica un’ampia diffusione sul territorio regionale e nazionale di questa modalità di lavoro integrata e sinergica tra professionisti per due motivi essenziali. In primis si confida nella riduzione del livello di conflittualità delle CTU perché regole certe e condivise rappresentano senz’altro una garanzia per tutti. In secondo luogo si crede che la CTU, gestita nella massima trasparenza e nel rispetto del contraddittorio e delle regole del giusto processo così come declinato nel Protocollo, possa più chiaramente diventare atto di vera protezione del minore, un serio percorso di valutazione (e non di terapia) a disposizione dell’Autorità giudiziaria”.

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