Il canottaggio e i suoi benefici sulla salute

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La regione Piemonte è storicamente una fucina di grandi campioni in moltissime discipline sportive, anche se la mente di molti appassionati italiani corre immediatamente alla Juventus e al Torino.

All’inizio dell’estate di quest’anno, proprio ad Asti, ha avuto luogo la formula di inaugurazione dell’Anno Sportivo Piemontese: pronunciata dal Presidente Malagò e dall’atleta del canottaggio Silvia Crosio, alla presenza del Presidente CONI Piemonte Gianfranco Porqueddu, il Sindaco di Asti Maurizio Rasero, l’Assessore comunale allo Sport Mario Bovino, autorità sportive, religiose, politiche e militari.

Si tratta esattamente di quella Silvia Crosio che, insieme alla compagna Stefania Buttignon, ha ottenuto il record mondiale e migliore risultato della storia centenaria della Società Canottieri Timavo di Torino. Benché il canottaggio sia ancora oggi uno degli sport definiti minori per il limitato seguito di pubblico, è comunque una disciplina che porta notevoli benefici al corpo.

La pratica sportiva del canottaggio, sport acquatico che può essere condotto individualmente oppure a squadre divise in equipaggi di numero pari (2,4 oppure otto persone), si basa essenzialmente sulla resistenza fisica e sulla velocità: i canottieri muovono le imbarcazioni sfruttando solamente la forza muscolare trasferita ai remi.

La parola “canoa” trae origine dalla lingua spagnola che, a sua volta, la mutua da una delle lingue degli indiani d’America (ka-no-a significava “galleggiare sull’acqua”). Le prime testimonianze di questo sport risalgono addirittura all’epoca dei faraoni d’Egitto, particolare scoperto grazie ad alcune pitture rinvenute all’interno delle tombe che riproducono antiche scene di canottaggio.

Inizialmente le barche usate erano davvero pesanti e dotate di seggiolino fisso, ma solo la metà dell’ottocento quest’ultimo fu sostituito da un modello scorrevole per permettere di adoperare anche le gambe nella vogata.

Il primo campionato mondiale venne organizzato nel 1893 e fino al 1954 era interdetto alle donne.

Per praticare questo sport è necessario un duro allenamento, buona coordinazione motoria e bisogna saper nuotare. I muscoli vengono messi a dura prova dal susseguirsi di contrazioni e distensioni, dovendo imparare anche a gestire i movimenti all’indietro.

Gran parte dell’allenamento si svolge fuori dall’acqua, sul vogatore, che esercita tutti i gruppi muscolari, migliorando notevolmente la resistenza e diminuendo l’ansia. È infatti considerato uno degli esercizi più completi, che coinvolge spalle, gambe, schiena, addome e muscoli lombari i cui movimenti specifici favoriscono la flessibilità muscolare, la coordinazione e l’agilità.

I movimenti tipici del canottiere compongono il ciclo di voga in quattro tempi:

1) entrata in acqua: le braccia sono distese mentre le gambe sono piegate. Il corpo è leggermente sbilanciato in avanti e i remi entrano in acqua quando le gambe raggiungono la massima compressione;

2) passata: le gambe si distendono e il corpo mantiene la posizione. In questa fase avviene la spinta degli arti inferiori che porta all’accelerazione della palata;

3) finale: si abbassano i pugni per far uscire i remi dall’acqua;

4) ripresa: ci si prepara per ripetere il ciclo senza decelerazioni.

Può essere svolto fin da ragazzi, perché si tratta di movimenti privi di urti e quindi senza rischio di traumi articolari.

Foto: MabelAmber / Pixabay

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