Ad Alba la mostra “Mario Lattes artista poliedrico”

In occasione del Premio Lattes Grinzane 2019, la cui sezione La Quercia quest’anno insignisce lo scrittore di fama mondiale Haruki Murakami, la Fondazione Bottari Lattes, in collaborazione con Famija Albèisa, propone la mostra “Mario Lattes artista poliedrico”.

L’esposizione sarà inaugurata sabato 5 ottobre ad Alba ed è visitabile fino al 27 ottobre 2019, a ingresso libero (Famija Albèisa, via P. Belli 6) con il professor Vincenzo Gatti del comitato scientifico della Fondazione.

L’esposizione (ingresso libero) propone oltre trenta lavori poco conosciuti e mai esposti ad Alba e nel Cuneese e si concentra in particolare su acquerelli, gouache e opere a tecnica mista realizzati su carta, quali Marionette (1989), Studio di testa (1984), Anfiteatro con nuvola nera (1970), Grande uccello e rovina (1971), Soggiorno di via Calandra (1978). A questi si affiancano dipinti a olio (Nudo sul tappeto, 1985) e incisioni (La rosa, 1970), più noti al pubblico.

Le opere esposte documentano la versatilità del talento di Mario Lattes (Torino, 1923-2001) e le diverse forme espressive da lui sperimentate nel corso della sua carriera di pittore, incisore, scrittore ed editore. Artista raffinato, capace di dare vita a immagini oniriche, Mario Lattes ha sperimentato tecniche e linguaggi eterogenei, con i quali ha espresso il dolore dell’esistenza e la propria rivendicazione di libertà da ogni pregiudizio. La sua opera racchiude momenti d’ispirazione ora astratta ora espressionista, ora visionaria, per approdare a suggestioni visive, senza mai essere imprigionata in categorie o movimenti.

La mostra è arricchita dall’esposizione di volumi e scritti di Mario Lattes, tra cui i romanzi come Il borghese di ventura (Einaudi, 1975; Marsilio, 2013), L’incendio del Regio (Einaudi, 1976; Marsilio, 2011), la tesi di laurea Il Ghetto di Varsavia (Edizioni Cenobio, 2015) e alcune pubblicazioni di Questioni, rivista fondata da Lattes nel 1953 (dapprima con il titolo di Galleria).

“Mario Lattes artista poliedrico” è realizzata con il sostegno di Regione Piemonte, Comune Alba, Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, Comune di Monforte d’Alba, Cantina Terre del Barolo.

Parallelamente, la Fondazione Bottari Lattes presso la sua sede a Monforte d’Alba ospita la permanente dedicata alla sua carriera di pittore: un’esposizione di opere di grande formato per ripercorrere un’avventura artistica che si sviluppa dagli anni Cinquanta agli anni Novanta. Tra le opere esposte: Autoritratto (1990), Figura con nuvola (1970), Composizione astratta (1956), Merceria (1978), Nudo di donna che dipinge (1989), Cassettone (1966), Natura morta (1966), Donna con bambina (1983).

Mostra permanente di Mario Lattes: da lunedì 1 ottobre, Orari: lunedì-venerdì ore 10-12.30 / 14.30-17. Ingresso libero

Per informazioni: www.fondazionebottarilattes.it

MARIO LATTES

(Torino, 25 ottobre 1923 – 28 dicembre 2001), pittore, scrittore ed editore, è stato personaggio di spicco nel mondo culturale del capoluogo piemontese del secondo dopoguerra. Ebreo laico, uomo solitario e complesso, la sua arte risente delle vicende e della psicologia di questo popolo: umorismo amaro e sarcastico, pessimismo e lontananza.

Durante il periodo bellico sfugge alle leggi razziali rifugiandosi a Roma e a Rieti unendosi poi alle truppe alleate, tra cui l’VIII Armata Inglese, in qualità di interprete. Rientrerà a Torino, la sua amata e odiata città, nel 1945.

Dopo la seconda Guerra mondiale dirige la Lattes Editori, la Casa Editrice fondata dal nonno Simone Lattes nel 1893, una tra le più importanti nel settore dell’editoria scolastica, ma che propone anche opere di autori in seguito molto noti ma allora sconosciuti in Italia, quali, Simone Weil, Theodor Adorno e molti altri. Collabora con scritti e disegni alle più importanti riviste culturali del momento, tra cui “Il Mondo”, la “Fiera letteraria” e la “Gazzetta del Popolo”. Con un gruppo di amici (Vincenzo Ciaffi, Albino Galvano e Oscar Navarro) nel 1953 fonda la rivista “Galleria” che dall’anno seguente, con il titolo “Questioni”, diventa voce influente del mondo culturale non solo locale. Vi partecipano intellettuali italiani e stranieri come Nicola Abbagnano, Albino Galvano, Theodor Adorno e molti altri. Nel 1960 si laurea all’Università di Torino con il professor Walter Maturi, discutendo una tesi in storia contemporanea su “Il Ghetto di Varsavia”.

Tra il 1958 e il 1985 pubblica diversi romanzi e racconti, tra cui: Le notti nere (Lattes, 1958), La stanza dei giochi (Ceschina, 1959), Il borghese di ventura (Einaudi, 1975; Marsilio, 2013), L’incendio del Regio (Einaudi, 1976; Marsilio, 2011), L’Amore è niente (Editore La Rosa, 1985), Il castello d’acqua (Aragno, 2004) postumo. Le vicende personali, i sentimenti, le paure, le speranze, la vita di tutti i giorni, sono i temi di cui sono fatti i romanzi di Mario Lattes, che sono sempre opere autobiografiche, scritte con sensibilità profondamente surreale ed epico senso dell’inconcludenza umana. Sopravvive però sempre l’ironia. Nel libretto Fine d’anno, pubblicato nel 1972, sono raccolte alcune poesie di Lattes che ripropongono i temi centrali della sua riflessione e della sua ossessione: la nostalgia per ciò che si è dovuto lasciare, che non c’è più se non nella memoria, il male assoluto, la morte e la natura, l’amore che passa crudelmente, l’esilio. Nel 2015, per volontà degli eredi, vede la luce Il Ghetto di Varsavia, tesi di Laurea di Mario Lattes pubblicata per la prima volta, dopo 55 anni dalla sua stesura, da Edizioni Cenobio, a cura del professor Giacomo Jori.

Del 1947 è la sua prima mostra alla galleria La Bussola di Torino, a testimonianza delle maturate esperienze artistiche, nate durante il soggiorno laziale e coltivate per tutta la sua vita, come artista e collezionista. Fino alla fine degli anni novanta allestisce personali a Torino, Roma, Milano, Firenze e Bologna e partecipa con successo a due edizioni della Biennale di Venezia, della Quadriennale di Torino e di Roma oltre a diverse esposizioni collettive. Il suo lavoro pittorico e la sua attività culturale sono stati oggetto di numerose recensioni e alcuni studi critici.

Dopo la sua scomparsa, importanti istituzioni gli hanno dedicato antologiche e retrospettive. Il Comune di Torino, in data 11 maggio 2017, con una cerimonia pubblica, gli ha intitolato l’area verde di Piazza Maria Teresa, nel quartiere Borgo Nuovo.