Successo superiore alle aspettative per la Mostra di Pietro Morando al Castello di Monastero Bormida

La grande antologica dedicata a Pietro Morando e allestita nei suggestivi locali espositivi del castello di Monastero Bormida – completati grazie ai fondi del GAL e della Compagnia di San Paolo – ha fatto registrare un successo di pubblico e di critica superiore ad ogni aspettativa.

Al punto che, dopo la chiusura ufficiale di domenica 11 agosto, gli organizzatori hanno deciso per una proroga straordinaria a domenica 18 agosto, in concomitanza con la tradizionale cena organizzata dalla Pro Loco nella corte dell’antico maniero. Quasi duemila gli ingressi, esauriti i cataloghi (ma sono in ristampa per i tanti appassionati che l’hanno prenotato), a riprova che l’accuratezza della ricerca condotta da Rino Tacchella e Mauro Galli, il completo e minuzioso apparato critico curato da Franco Fabiano e l’ottima resa delle immagini e della impaginazione hanno fatto presa sui visitatori.

A premiare la costanza dell’Associazione Museo del Monastero, coordinata dalla presidente Ilaria Cagno che ha riunito un affiatato team di esperti d’arte e di volontari, è stata la scelta di puntare su un autore di territorio ma al tempo stesso di indiscussa qualità artistica, di selezionare un ampio numero di opere (oltre 115) e di rappresentare tutti i periodi della sua lunga esperienza artistica, in particolare quella della prima metà del Novecento, quando Morando si evolve dagli inizi più accademici alle suggestioni divisioniste, alla brevissima fase futurista, passando per le tele in cui l’influenza di Carrà, Casorati e Arturo Martini si manifesta con maggiore evidenza. Influenzato dal “primitivismo neogiottesco” di Carrà, nella seconda metà degli anni ’20, Morando elabora poi l’icona più caratteristica della sua pittura, la figura del viandante (immagine simbolo della mostra), intrisa di pauperismo francescano e avvolta da un intenso afflato spirituale che si rivela anche nella sua pittura sacra.

Altrettanto importante la scelta delle opere del secondo salone espositivo, dedicato al Morando “classico”, con una miscellanea di quadri-simbolo dell’autore, dalle immagini forti dei mendicanti o dei lavoratori disfatti dalla fatica a quelle eteree dei pretini e delle suorine, dagli scorci un po’ metafisici di Alessandria alle rievocazioni delle osterie e dei balli contadini. Interessante anche la raccolta di disegni, tra cui schizzi e volti impressi sui materiali più impensabili – dal pacchetto di sigarette al foglio di quaderno – e la vasta selezione di cimeli, edizioni originali, cataloghi delle mostre del passato, tutto in bella mostra all’interno di grandi teche.

La vasta eco raggiunta dall’evento sulla stampa – locale e non solo – ha contribuito senza dubbio ad attirare un gran numero di cultori dell’arte, che hanno potuto apprezzare, nel contempo, le bellezze architettoniche del castello, la suggestiva mostra “Non solo terra” di Renza Laura Sciutto allestita al piano terreno, le installazioni contemporanee di un gruppo di giovani artisti internazionali ospiti dell’Associazione Casagrassi di Serole, le possibilità di degustazione di prodotti tipici targati “Langamylove”, gli spettacoli serali della rassegna “Musica & Teatro nel Borgo”, le passeggiate nel centro storico o alla grande panchina del cuore. Un insieme di occasioni e di opportunità che in questi mesi estivi ha reso Monastero davvero un paese di turismo e di cultura.

“Credere nelle potenzialità culturali e turistiche di questo territorio – commenta soddisfatto il sindaco Gigi Gallareto – è stata una scommessa di alcuni anni fa, che sta dando i suoi frutti positivi. Quello che conta è la costanza nel proporre iniziative di qualità, che devono ripetersi nel tempo, fino a diventare una buona “abitudine”; per questo serve l’unione delle forze del volontariato con la professionalità di chi ha una esperienza specifica in tali ambiti. E poi bisogna lavorare “a rete”, collegare le iniziative, far sì che la gente, oltre al castello di Monastero, possa visitare la Gipsoteca di Bistagno, il parco Quarelli di Roccaverano, la galleria Quirin e René Mayer di Bubbio, il Museo a cielo aperto di Denice e tante altre realtà culturali che si uniscono alle bellezze paesaggistiche, alle antiche pievi, ai sentieri, ai grandi prodotti tipici di questo territorio”.

Intanto, mentre si archivia il successo di Morando, si pensa già alle prossime edizioni: nel 2020 una grande personale dello scultore Sergio Unia, mentre per il 2021 sono al vaglio, ma ancora in via di definizione, diverse idee per una rassegna a tutto tondo sulla pittura piemontese e ligure tra Ottocento e Novecento.

Conclude la Presidente dell’Associazione Museo del Monastero Ilaria Cagno: “Vorrei ringraziare di cuore tutti coloro che hanno reso possibile questa iniziativa: i componenti della associazione, il comitato scientifico, i volontari, gli amici che a vario titolo hanno dato una mano, i prestatori pubblici e privati delle opere, la compagnia assicuratrice, le Fondazioni CRT e Cr.Asti che hanno erogato i finanziamenti e soprattutto i tanti visitatori che hanno dimostrato di apprezzare le scelte fatte, l’allestimento, l’ambientazione, il catalogo e anche la buona volontà e la passione che tutti noi abbiamo messo in questo progetto”.