Quel “gaute la nata” alla Umberto Eco che racchiude lo spirito di “Tuco! Festival di satira pop”

Manca poco a “Tuco! Festival di satira pop!”, che si svolgerà i prossimi 10 e 11 agosto a Calamandrana alta.

Per conoscere le curiosità e i retroscena dell’evento abbiamo intervistato il suo ideatore e curatore artistico, Fulvio Gatti, per gli amici “Kill Bill della Mancha” o “Quello lì del festival”.

Da dove nasce l’idea di un progetto così particolare?

Parto subito col dire che in realtà non mi sono inventato nulla, ma che ho messo insieme una serie di cose che stavano bene tra di loro. Il nostro è un territorio in cui è da sempre radicato il gene dell’umorismo, della verve comica, della presa in giro bonaria. Si può dire che il “gaute la nata” alla Umberto Eco sia stato il mio mantra nell’elaborazione del progetto e abbia contribuito a dare forma all’idea di un evento comunicato e impostato in maniera diversa che già da tempo mi frullava in testa.

L’input vero e proprio, però, mi è arrivato dal sindaco di Calamandrana, Fabio Isnardi, che si è reso disponibile all’organizzazione del festival. E così ho deciso di dare vita a “Tuco” e di orientarlo sul filone della satira pop perché, a differenza di quella “classica”, offre più spunti di riflessione sull’attualità che si presta bene a essere trasmessa in forma narrativa con l’arma del paradossale, dell’esagerazione o della parodia.

E il nome?

Scegliere il nome di battesimo non è stato difficile e gli amanti degli spaghetti western lo sapranno bene. Quattro anni fa, quando ci fu la prima edizione del festival, ricorrevano i 50 anni de “Il buono, il brutto, il cattivo”, di cui Tuco è uno dei personaggi. A dare forma alla sagoma del personaggio-simbolo dei volantini è stata invece la fantasia di Marco Avoletta.

Agosto è per definizione il mese delle ferie: come mai questa scelta così azzardata?

Ho voluto lanciare una provocazione a modo mio: un territorio che si fregia del titolo di zona turistica non può andare in ferie e lasciare che in prossimità del Ferragosto tutto taccia e sia un mortorio. So bene che una scelta di questo tipo è un rischio per il numero dei partecipanti e proprio per questo ho scaramanticamente chiamato il festival dell’anno scorso “Desert summer edition”, anche se poi abbiamo ottenuto un ottimo riscontro.

Cosa ti aspetti da questa imminente edizione?

Sono molto fiducioso sul buon esito e sulla partecipazione del pubblico. Mi piacerebbe però che la gente non si facesse intimidire da qualche nome poco conosciuto e venisse a sentire tutti i personaggi del cartellone: gli scrittori, i vignettisti, gli autori web e gli stand-up comedian sapranno irretirvi e trasportarvi con loro in un bellissimo viaggio tra l’attualità e la satira. Non vi annoierete, garantito.

Cosa vedi nel futuro di Tuco?

Il festival è cresciuto molto negli ultimi anni grazie alle stesse persone che gli gravitano attorno e ormai vanta alle sue spalle, tra i personaggi saliti sul palco, una compagine di volti amati, come la famosa Enrica Tesio (che è venuta al festival come ospite accompagnata da Guido Catalano). Un piccolo segnale positivo della giusta piega che stanno prendendo le cose mi è arrivato da alcuni artisti che si sono proposti spontaneamente, mentre per altri ho avuto un’imbeccata da amici e conoscenti. Mi piacerebbe che Tuco crescesse ancora di più conservando la traccia della sua identità originaria e proponendo di volta in volta qualcosa di diverso, non per forza già masticato o trasmesso dalla televisione o dai media mainstream. Una certezza per il futuro intanto c’è: continueremo la collaborazione con associazioni solidali come Ager“S”, per poter permettere a una realtà come la loro di ricevere un piccolo contributo economico e una grande ricaduta in termini di visibilità.