Lettere al direttore

‘I cittadini scelgono il proprio Sindaco per trovare un amministratore serio, non un “amicone”’

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Riceviamo e pubblichiamo

Egregio signor Sindaco, Caro Maurizio,
la lettura della tua ultima intervista a La Stampa mi ha suggerito alcuni spunti di riflessione che vorrei condividere con tutti i lettori.
Vedi, mi permetto di darti del “tu” visto che ti poni in maniera molto confidenziale nell’intervista, la tua posizione non farebbe una grinza se stessimo parlando della gestione di una attività imprenditoriale privata, di un condominio, di una pro-loco, ma, come tu dovresti sapere, qui si sta parlando della città di Asti.

I cittadini, gli elettori, nel momento in cui scelgono il proprio Sindaco lo fanno con l’intenzione di trovare un amministratore serio e competente che, insieme alla propria squadra di governo, affronti le problematiche della città e dei suoi abitanti, non un “amicone” che trasforma le istituzioni cittadine in un divertente teatrino dell’approssimazione e delle incapacità amministrativa.

Come cittadino, sono estremamente preoccupato quando scopro che al mio Sindaco sono sufficienti 6 ore al giorno di lavoro e che, il resto della giornata, può essere dedicato alle scampagnate fuori porta utili a divertire una ristretta corte di amici pronti a mettere “mi piace” sui social ad ogni tua performance. Perché, vedi, al contrario di quanto tu possa pensare, i cittadini si aspetterebbero delle risposte e dei provvedimenti per risolvere una marea di problemi che affliggono questa città. Alcuni esempi in ordine di priorità.

Mancanza di proposte per lo sviluppo dell’economia locale che obbliga gli astigiani a cercare lavoro sempre più lontano trasformando la città in un dormitorio sempre più vassallo dei grandi centri economici come Torino, Milano, ma anche di quelli decisamente più piccoli come Alba e Cuneo.

Conseguente progressivo degrado urbano con l’abbandono totale delle periferie a beneficio di un centro storico sempre più ristretto nelle sue dimensioni che vede, inoltre, un gran numero di edifici pubblici e privati dismessi e fatiscenti senza che, da parte dell’amministrazione pubblica, ci sia una benché minima visione del futuro riguardo le problematiche dell’urbanizzazione.

Gravi problemi inerenti la gestione del verde pubblico, della manutenzione ordinaria e straordinaria delle strade e dell’arredo urbano, disorganizzazione ed inefficienza nella gestione della pulizia e dei rifiuti cittadini.

Totale inesistenza di un progetto di grande respiro nazionale ed internazionale che sia programmato e fortemente strutturato per la promozione turistica della città e dei suoi importanti beni culturali ed artistici. La città di Asti è fuori dai circuiti culturali e turistici, i propri musei sono spesso chiusi, con una programmazione inefficiente, senza il coordinamento di una regia che innesti le proposte culturali con le importanti realtà enogastronomiche. È incomprensibile come venga totalmente sottovalutata e, addirittura non considerata, l’indispensabile presenza della promozione sul Web, in modo professionale e coordinato, improntato non solo alla presentazione delle bellezze cittadine, bensì, soprattutto, alla proposta di servizi telematici rivolti ai turisti per la prenotazione di musei, manifestazioni, percorsi culturali, visite cittadine, ristorazione, enogastronomia e sistemazioni alloggiative. Persino il Palio non dispone minimamente di un progetto informativo completo, istituzionale e tecnologicamente avanzato per la presentazione e la promozione di questa manifestazione che, peraltro, sembra interessanti più di ogni altro aspetto della gestione della città.

Molte delle questioni di cui sopra, sarebbero degli ottimi spunti per l’attivazione e la creazione di nuove realtà imprenditoriali ed economiche che potrebbero coinvolgere facilmente le nuove generazioni così sensibili alle tecnologie della Rete e di tutte le sue componenti ad essa collegate. Il ruolo dell’amministrazione pubblica dovrebbe essere, per l’appunto, quello di porsi come interlocutore, generatore di idee e mediatore tra le varie componenti, pubbliche e private, al fine di agevolare, essere motore propulsivo e garante nella creazione di nuove proposte.

Voler affrontare seriamente anche solo una minima parte delle problematiche sopra esposte comporterebbe un dispendio di energie e di lavoro che vanno ben oltre le 6 ore da te indicate e non ti lascerebbero più così tanto tempo per le tue scorribande, più o meno divertenti, perché devi sapere che il ruolo del Capitano, quello che tu indichi, non è quello di occuparsi in prima persona di tutti i problemi, bensì quello di coordinare la propria squadra perché sappiano affrontare tutte le questioni inerenti la città, ognuno per le proprie responsabilità e professionalità.

Questo presuppone però che le donne e gli uomini della tua squadra siano stati scelti, non solo per i necessari equilibri delle varie componenti politiche di maggioranza, ma anche per la loro capacità, professionalità e visione nell’ambito delle specifiche tematiche di loro competenza. Al contrario, assistiamo purtroppo a discutibili scelte di parte, politiche di pietoso assistenzialismo e inadeguate proposte degne di credibilità che non sono altro che demagogico populismo. Quello stesso populismo che viene proposto anche a livello nazionale e che rappresenta l’assenza di una visione e un pensiero politico. Quello stesso pensiero di cui tu dichiari, quasi con una certa punta di orgoglio, di non possedere affatto e questo, se permetti, è oltremodo preoccupante se lo associamo alla figura amministrativa del Sindaco che si occupa di politica, come nel tuo caso, già da molto tempo.
Già, perché, se non si ha un ideale, ma anche solo un’idea, di che cosa dovrebbe essere la politica nei confronti dei cittadini e della cosa pubblica, si finisce per cercare e, conseguentemente, realizzare cartelli elettorali utili al consenso al momento del voto, ma decisamente poco, o per nulla, coesi e spinti da obiettivi e valori comuni, realizzando, di fatto, quello che io vedo plasticamente rappresentato nell’attuale compagine di maggioranza del consiglio comunale che tu presiedi. Maggioranza composta da quegli stessi consiglieri, molti dei quali giovani, ma non per questo necessariamente dotati di qualità e, soprattutto, personalità e capacità di pensiero proprio; per capirci: ottimi ed utilissimi yes-men.

Occorre dire, infine, che la tua opera è resa ancor più facile e, per questo devi ritenerti estremamente fortunato, da una realtà di quasi inesistenza di opposizione politica. Spiace constatare, infatti, che le varie forze di opposizione rappresentate da partiti politici e liste civiche non siano affatto in grado nemmeno di evidenziare e di rendere pubbliche le inefficienze e le inadeguatezze della tua amministrazione. Fare opposizione politica significa saper comunicare alla cittadinanza e trovare consensi e supporto dei cittadini su proposte alternative, credibili e serie, da contrapporre alle scelte della maggioranza.
La pigrizia e l’inefficacia di una virtuosa opposizione producono disaffezione e sfiducia nei confronti della politica e dei suoi rappresentanti, anche quelli di minoranza, che al momento di un nuovo appuntamento elettorale si ritroveranno a rincorrere le emergenze cercando fantomatici leader che possano essere facce buone per i cartelloni elettorali, ma senza il supporto di un progetto pensato e voluto da una solida base elettorale, finiranno per lasciare il campo libero ai politicanti degli aperitivi, delle cene, dei furbetti del quartierino e delle lobbies cittadine.

Caro Maurizio, l’estate sta finendo, il tuo giochino preferito rappresentato dal Palio finirà presto anch’esso. È tempo di pensare all’inverno, non solo quello climatico, ma soprattutto a quello che ci imprigiona nel freddo e nel ghiaccio dell’immobilità che trasforma questa città, giorno dopo giorno, in un luogo triste, desolato e senza un futuro. Coraggio, trasformati in uno dei tuoi personaggi fantastici e cerca soluzioni fantasmagoriche per Asti! O magari cerca più semplicemente di leggere il manuale Cencelli del buon amministratore che sarebbe già tanta roba.

Marco Castaldo

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