Lettere al direttore

Asti Pride: “Uno spazio di libertà per essere se stessi”

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Riceviamo e pubblichiamo.

Se fossi una psicanalista, consiglierei ai miei pazienti almeno un Pride all’anno, ed è una pratica di buona salute psicologica a cui mi atterrò.

Chi ha partecipato al primo favoloso Asti Pride ha potuto sperimentare uno spazio di autentica libertà, e non c’entrava solo il discorso Lgbt. La sensazione netta e chiara era che lì potevi essere donna o uomo o un po’ di entrambi, e omo o etero o bi o trans, e bello o brutto, e magro o grasso, e colto o analfabeta, e italiano o straniero, e vecchio o giovane, e disabile di qualunque tipo, e avere qualunque carattere o particolarità fisica o psichica…e andavi bene lo stesso, eri accettato, ti si dava valore per quello che eri, punto.

Ma, alla fine, non è di questo che abbiamo bisogno, tutti quanti? Grazie di cuore alla comunità Lgbt, per il regalo che hanno fatto a tutta la comunità e…alle prossime volte!

Luisa Rasero

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