Torna Profumata Menta a Piovà Massaia

La tradizione della menta a Piovà risale al dopoguerra, quando la famiglia Robba – Devecchi, originaria di questo paese, ma trasferita a Pancalieri, decise di iniziare un’attività di coltivazione anche qui, soprattutto in località Gallareto, dove sorgevano terreni particolarmente ombreggiati.

Purtroppo le condizioni climatiche avverse di tre annate consecutive, oltre che un territorio più consono alla coltivazione della vite che a quella della menta, li fecero desistere dal proseguire e per questa ragione la produzione continuò soltanto nella pianeggiante Pancalieri, la capitale della menta per eccellenza, anche se a Piovà, proprio dove oggi sorge la Bocciofila, restò un alambicco, dove si produsse ancora per un po’ un profumato distillato.

Attraverso questo evento, che si è inserito con successo nel circuito della strada del Vino “Ritorno alla Fiera”, l’amministrazione comunale ha scelto di riscoprire l’antica tradizione e favorire nuovamente la coltivazione e l’utilizzo di questa preziosissima erba medicinale.
Le varie applicazioni della menta, in cucina, erboristeria, medicina, estetica e così via, infatti, nei giorni della festa, vengono riscoperte e applicate tutte, dando origine ad una manifestazione che soddisfa le esigenze di un pubblico tra i più svariati, come ha dimostrato il grande successo ottenuto nelle scorse edizioni.

D’altra parte il paese di Piovà Massaia, pur essendo piccolo, racchiude una serie di tesori importanti, primi fra tutti la chiesa monumentale parrocchiale, opera di Benedetto Alfieri, e le rovine della chiesa romanica di San Martino, un esemplare unico nel suo genere perché dispone di una doppia abside, che sta a dimostrare che è un esempio di romanico tra i più antichi in assoluto, collegato ai primi culti cristiani. Piovà è inoltre il paese natale di importanti personaggi, quali il musicista Giovanni Battista Polledro, che suonò addirittura con Beethoven e del Cardinal Guglielmo Massaja, le cui imprese sono ormai note a tutti e che proprio lo scorso anno è stato proclamato Venerabile.

“Profumata-menta” è quindi l’occasione per visitare questi luoghi, anche viaggiando su un simpatico trenino che attraversa il centro storico, e conoscere le realtà di questi grandi uomini piemontesi, grazie alle mostre tematiche realizzate dalle associazioni locali, in particolare l’Associazione Frà Guglielmo Massaia, che si occupa di promuovere il territorio e la figura di questo importante missionario piemontese.

Ad inaugurare l’evento, la sera del 31 maggio, sarà la compagnia teatrale piovatese “Et veuli che t’la conta” che aprirà la sua rassegna estiva “A fà mej na bela ghignada pitòst che…” con la commedia della compagnia teatrale J’amĺs del börgh di Moncalieri, dal titolo “Un grazioso via vai”.

Nella giornata di sabato 1° giugno il Tenente Colonnello dell’Arma dei Carabinieri Biagio Fabrizio Carillo, volto noto televisivo, presenterà il suo ultimo libro “Sulla scena del crimine – I segreti dell’investigazione”.

Nella giornata della Fiera, il 2 giugno, oltre al mercatino dei prodotti tipici e dell’artigianato e alle mostre allestite, vi saranno spettacoli di teatro di strada e giocolieri, esibizioni itineranti della Banda Musicale “Aurora”, giochi per bambini, gare di bocce, fattorie didattiche, conferenze tematiche, il tradizionale banco di beneficenza e molto altro. Tra le attrazioni più importanti per i piccini, Pompieropoli, ovvero l’allestimento di un villaggio in cui i più piccoli potranno essere pompieri per un giorno e apprendere importanti nozioni sui rischi domestici, anche grazie alla collaborazione e alla partecipazione dei Vigili del Fuoco Volontari del distaccamento di Cocconato.

Per tutta la giornata resteranno aperti e visitabili, con la possibilità di testare svariate attività, il Centro Didattico Polledro e la Casa delle Caramelle, uno spazio dove praticare yoga e biodanza tutto l’anno.

Durante tutta la manifestazione la Pro Loco curerà un servizio di ristorazione con un menù interamente a base di menta e presso la Bocciofila, proprio dove un tempo sorgeva il famoso alambicco, si terrà il mojito party. Inoltre i ristoranti e la Bocciofila cucineranno per l’occasione dei piatti davvero sfiziosi, tra cui novità di quest’anno anche una pizza alla menta, e potranno accogliere anche i visitatori che vorranno fermarsi in Monferrato l’intero week-end.

Tra le mostre da visitare:

La scuola della maestra Clarin
(Sede associazione Fra’ Guglielmo Massaia, piano terra, piazza Don Borio)
Questa mostra è un bellissimo viaggio nella scuola elementare degli ultimi cento anni, passando dalla maestra Clarin, figura storica per il paese di Piovà.
Quasi sempre la professione di insegnante si declinava al femminile perché nell’immaginario della società del ‘900 la donna, magari già mamma, appariva come la figura più adatta ad avviare bambini e bambine alla pubertà. C’era anche una ragione più pratica che, soprattutto nelle campagne, aveva a che vedere con una nascente società piccolo borghese: i maschi, con eccezione di qualcuno da avviare al sacerdozio, erano tradizionalmente destinati a dare continuità all’attività famigliare, in agricoltura come nella piccola imprenditoria, appena dopo aver ricevuto un’istruzione essenziale.

Clarin, Clara Bertorello, era nata nel 1897, quinta di sette figli di una famiglia di agricoltori benestanti. Diplomata maestra ad Asti, aveva iniziato a Piovà la sua professione e qui l’aveva conclusa dopo quarant’anni senza mai abbandonare quelle aule. Si dice che avesse rifiutato un promesso sposo per dedicarsi completamente alla scuola. Il suo mondo aveva confini precisi: erano i brevi lati di un triangolo che aveva per vertici casa, scuola e chiesa parrocchiale. Chi la ricorda percorrere gli spazi fra i banchi con passi impercettibili per sorprendere i disattenti ha ben presente anche il righello che teneva in mano, pronto a cadere inesorabile sulle loro dita.

L’applicazione della Legge Coppino del 1877 aveva imposto un’edilizia scolastica uniforme sul territorio del regno, ma poiché le spese per l’educazione continuavano a rimanere a carico dei Comuni, e così sarà fino al 1911, solo le città vi si erano potute allineare grazie a bilanci adeguati. I piccoli comuni avevano preso in affitto locali o avevano adattato ambienti di proprietà. Piovà aveva scelto il palazzo comunale, altri paesi vicini, il castello abbandonato dagli antichi proprietari.

Con una dovizia di particolari davvero meticolosa, la mostra narra com’era l’aula, attraverso i suoi elementi essenziali: il banco, la lavagna, i quaderni, i grembiuli, la radio, narrando i tempi e le attività: si passa così dall’intervallo, all’ora di educazione fisica, all’interrogazione, alla visita della direttrice e alla consegna della pagella.

Con il trascorrere degli anni si modifica questo mondo dei primi del Novecento, cambiano i programmi, vengono introdotti nuovi elementi anche digitali… già da solo il confronto tra quello che fu e quello che è, merita una visita a quest’esposizione meravigliosa, frutto anche della collaborazione con i Comuni vicini.

Ricordi tra i banchi di scuola
(Palazzo Municipale, Sala del Consiglio, piazza Marconi)

Questa mostra, principalmente fotografica, ma non solo, vuole raccontare la scuola degli ultimi cento anni attraverso immagini e ricordi dei piovatesi. Si tratta di un’integrazione interessante e romantica, oltre che nostalgica, a quella dal titolo “La scuola della maestra Clarin”.
Grazie alla gentile concessione di molti privati, infatti, saranno esposte immagini e documenti della Scuola Elementare che fino ai primi anni ’90 del secolo scorso aveva sede al piano terra del Palazzo Municipale.

A tavola con il Cardinal Massaja
(Sede associazione Fra’ Guglielmo Massaia, primo piano, piazza Don Borio)

Camminando fra le colline di Piovà Massaia, arrivando al palazzo dei Marchesi Ricci, soffermandoci senza fretta nelle stanze che ospitano questa esposizione, avremo la sensazione di un viaggio nel tempo, un tempo lento, fatto di ricette a lunga cottura con ingredienti di stagione, di oggetti di uso comune, di ambienti sopravvissuti.
Basterà soffermarsi in queste sale per seguire il Cardinal Guglielmo Massaja in alcuni momenti della sua vita travagliata, sedendosi alle tavole che lui stesso per primo frequentò, o per sentire il profumo di bollito nella cucina di palazzo Ricci.
La mostra, infatti, ripropone una sezione di quella realizzata lo scorso anno, dal titolo “Un viaggio nel tempo, tra menù, ricette e tavole imbandite”, che riscosse un grandissimo successo di pubblico e un altissimo apprezzamento, tanto da restare aperta più a lungo del previsto.

Il respiro della Natura – Opere della pittrice Anna Rota Milani
(Salone polivalente di Piazza San Martino)
Nata in Monferrato, Anna Rota Milani si trasferisce presto a Torino per motivi di lavoro. La nostalgia delle sue amate contrade ormai lontane e, allo stesso tempo, gli stimoli dovuti alle scoperte monumentali e paesaggistiche della città sabauda, la portano più volte ad accarezzare l’idea della pittura. Idea che si concretizza nel 2008, inizialmente quasi una scusa per riempire il tempo e poi, invece, vera passione e canale d’espressione e comunicatività. Da autodidatta si affaccia sola al mondo pittorico, raggiungendo presto una propria consapevolezza d’arte e di capacità espressiva. La stesura del colore non è in questa pittrice paesaggista un gesto qualsiasi, ma il risultato di una istintualità preveggente, di una capacità di progettazione che lascia tuttavia libera la mano all’estro del momento.

Ogni suo quadro è un “unicum”: un’esperienza creativa irripetibile, poiché nasce e si determina da situazioni e sollecitazioni emozionali e attraverso processi operativi sempre diversi, anche se i risultati finali appaiono perfettamente coerenti. É la pazienza a presiedere lo stile e la tecnica di questa pittrice monferrina: i suoi dipinti sono il frutto di una lenta ed accanita elaborazione della materia, attraverso una serie di stesure successive, di complessi impasti cromatici, spesso poi abrasi sin quasi alla tela, in modo da ottenere straordinari effetti di trasparenze e di levità luministiche che puntualmente rispondono all’intuizione poetica d’avvio.
Anna Rota Milani dipinge e disegna per un interiore bisogno di esprimere un suo silenzioso amore per le creature più diseredate e sofferenti, con un semplice e pudico segno, quasi timoroso di turbare quel po’ di vivo e di vero che tormenta, annulla o trasfigura, abbellisce o deteriora la forma della creatura. Un diario di impressioni tra memoria e realtà condotto sul filo di una poesia lieve, dettato da una sua particolare e personale carità intima che conquista la nostra simpatia.

Le opere di Anna Rota Milani svelano una profonda cognizione tecnica, portando alla luce paesaggi di tangibile gusto romantico. I colori sono sobri e ben accostati e lasciano intuire fra gli scorci i bagliori memoriali della nostalgia. Una chiarezza espressiva che indaga con poesia nel paesaggio.
L’operatività dell’artista piemontese è alimentata da un vivo desiderio di immedesimazione nei luoghi e negli umori della realtà che la ispirano: le case di un borgo con lo sfondo di montagne innevate che si snodano su piani sfuggenti verso lontani orizzonti, canne spontanee contornate di vegetazione, rare figure umane assorte sotto la neve, le barche sull’Isola di Murano. Tutti questi soggetti la pittrice di Gabiano li fa rivivere nei dipinti, orchestrando limpide armonie cromatiche nelle composizioni, equilibrate fra liriche atmosfere sì da trasmetterci un messaggio di serenità. La felice intonazione di melodiche assonanze è il fertile sostrato di un’esperienza pittorica sempre in sintonia con l’emozionalità e con impliciti riferimenti a valori positivi dell’esistenza, funzionali a una pittura strutturata con gusto e raffinatezza, che nelle eteree vibrazioni delle sue armonie riesce a sublimare esemplari bellezze, palpiti d’animo.

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