Lettere al direttore

Le suggestioni sul bilancio del Comune di Asti di Mario Malandrone: “Piutost che nient l’è mei piutost”

Riceviamo e pubblichiamo.

“Tornare per la seconda volta nei banchi della Consiglio Comunale di Asti è stato emozionante.

Nella scorsa consigliatura sono entrato in zona Cesarini, ieri entrare mi ha fatto più effetto, un po’ rimpiango di non essere più spettatore, movimentista, società civile in senso lato.
Entrando in consiglio ho di certo fatto diminuire il numero degli spettatori del consiglio. Su quel pubblico attivo che è sale della democrazia dovremmo tutti impegnarci per rendere quel posto sempre piu’ partecipato e vicino ai cittadini.

Era iniziata così questa consigliatura: in piazza!

Eppure anche tra le pieghe del bilancio preventivo, si poteva cogliere una distanza tra l’idea di partecipazione data con quel consiglio e la politica reale: si pensi ai vari emendamenti bocciati della minoranza. Il bilancio consuntivo, illustrato dall’Assessore Berzano in modo dettagliato, è il sunto di ciò che il Comune ha fatto.

Ho provato a leggere il bilancio in chiave politica, concentrandomi su alcuni documenti : “La relazione dell’organo di revisione “ e sul “Rendiconto 2018-Relazione sulla gestione”. Per cui ho confrontato gli obiettivi fissati nel programma, con la relazione di ciò che si è fatto. In continuità con chi mi ha preceduto ho ribadito che sfogliando la relazione, la prima considerazione che salta agli occhi una mancanza di visione e un traghettare la macchina comunale.
Quindi si notano in vari settori iniziative che sono semplicemente in continuità con ciò che c’era già.

L’assessore Berzano ha illustrato tecnicamente le strategie di bilancio, tariffe, Tari, oneri di urbanizzazione, riscossioni dirette delle multe ancora esigibili. Condivisibile la formazione di un ufficio che gestisca la riscossione, condivisibile abbandonare la strada vecchia di Equitalia e poco produttiva per il Comune.
Berzano ha fatto il suo lavoro da tecnico, ha trasmesso dati e cifre, ma è mancata l’anima, la visione che forse Sindaco e Assessori potevano illustrarci.

Ma ripercorriamo gli obiettivi:
Sicurezza priorità assoluta: telecamere intelligenti da piazzare, da mettere. Lotta a occupazioni (gli sgomberi le hanno fatte autorità giudiziarie) e il problema casa persiste. Campo Rom da superare, ma in fondo basta per l’amministrazione intestare a un responsabile del campo tutta la bolletta della luce e dargli la possibilità di ripartire le bollette. Nessun accompagnamento sociale, visione per superare i campi, per evitare le problematiche che si vivono all’interno.

Limitazione degli arrivi dei migranti: obiettivo accantonato e non riproposto (l’innata e millenaria caratteristica del camminare degli uomini vince sugli annunci elettorali).
Alcuni obiettivi sono stati perseguiti altri abbandonati o in qualche modo superati dalla realtà, perché poi quando si amministra a volte prevale il buon senso.
Questo dovrebbe essere da monito a tutti noi che facciamo politica e magari lo fosse anche a livello nazionale, non fare campagne sui migranti, sarebbe auspicabile.
In fondo seppur una partita di giro lo SPRAR ad Asti genera un passaggio di 1.900.000 euro, soldi che danno lavoro e che comunque dimostrano che oltre i proclami, poi c’è una continuità di fronte alle problematiche.

E quindi la sicurezza senza gli obiettivi sul sociale, senza un miglioramento di prospettive , cura , presa in carico non può essere affrontata.
Destano preoccupazione i numeri che spesso l’Assessore Cotto ha mostrato in aula, l’esperta Mariangela Cotto ha sicuramente saputo mettere in rete associazioni, volontariato questo può rassicurarci ma i numeri della povertà crescente che ci ha fornito anche in passato non possono non impressionare, così come quelli del disagio, delle donne vittime di violenza, dei bambini senza destino, nè assistenza.

Richiamano il problema centrale: il lavoro.
Ne intrecciano un altro: la casa.
Solite politiche sul diritto alla casa, certo è annunciato un osservatorio.
Va dato atto che il Comune supplisce a queste carenze con i servizi donati da astigiani : visite oculistiche, dentistiche, mobili….
E’ chiaro però che questa Asti solidale non basta, occorre mettere mano ai problemi del lavoro, al numero enorme di edifici vuoti in città.

Su questo fronte però i contenitori vuoti, continuano a rimanere vuoti. Certo c’è un miglioramento dei dormitori, in parte iniziato con la vecchia amministrazione, ma anche qui non si riesce a traghettare Asti fuori dall’emergenza.

L’istruzione (tema a me chiaro), se sul programma c’era un pacchetto dipinto come servizi, doposcuola, centri estivi, servizi alle famiglie l’amministrazione ha gestito in continuità i servizi ai più deboli. Assistenza all’handicap nelle scuole, asili nido, doposcuola nelle zone più marginali). E’ un settore che sappiamo essere da sempre un fiore all’occhiello rispetto agli operatori comunali. Quello che traspare dalla relazione è una continuità ma nelle intenzioni del programma elettorale e negli obiettivi raggiunti si crea enfasi, un’enfasi che necessiterebbe di ben più risorse, ben più servizi.

Ovvio che posso essere soddisfatto che non ci siano stati tagli, ma gli obiettivi e un di più che veniva promesso non si realizzato.
E così sui bimbi Rom plaudo ai tentativi dell’assessorato all’istruzione di lavorare per la scolarità e l’integrazione, al Pedibus, iniziato con coraggio dall’Assessore Bologna.
E’ interessante notare che i servizi individuali coperti in percentuale più alta dai cittadini siano proprio i servizi come asili nido e assistenza domiciliare ad avere la maggiore copertura da entrate relative ai servizi erogati, mentre su teatro, palio , palestre si scivola a percentuali dal 30 al 40%.

Proprio sulle manifestazioni si dice negli obiettivi voleva rinascere la città: palio con meno biglietti staccati, musei che non decollano anche se ceduti dal comune nella gestione, , annunci sul centro da rivitalizzare, sulle periferie da rendere più belle.
Annunci come la via della musica, ma ancora si attende la sala anche a sala polifunzionale,che per ora ha ospitato mostre di pregio che ho visitato nell’ex biblioteca, ci si chiede cosa sia successo al coworking che destino avrà quel posto.

Sulle politiche giovanili si vede attivismo, ma gli spazi di aggregazione in città continuano a essere una tematica importante e non risolta.
Se si vuole divenire città della cultura, puntare sul turismo occorrono strutture, occorre puntare su un sistema che veda nelle manifestazioni il fiore all’occhiello. Stride quindi l’idea di collocare Vinissage, al palafreezer (forse per tenere al fresco il vino’).
E che cornice al turismo, quali strutture ricettive.

Asti città sostenibile anche sull’ambiente? Pare di no, qualche timido tentativo sulle biciclette, nessun piano vero per la mobilità. Certo si è affidato uno studio, ma ancora la confusione regna sovrana. Il sindaco sposta fioriere per allergare metro su metro l’isola pedonale, ma un vero piano sul contrasto delle emissioni non c’è.
Un obiettivo della differenziata al 65 %, ma a quando una politica che permetta di rieducare i cittadini, che permetta una tariffa puntuale. Poco si legge nella relazione.
Qualcosa di timido sulle biciclette, ma anche su questo lontani anni luce da essere una città europea.
Ieri il sindaco ha incontrato studenti per parlare del Fridays for future, ecco io credo si debba innaugurare su più fronti un piano strategico una agenda 2030 perché occorre pensare globalmente e agire localmente in modo coordinato. Sento riproporre vecchie soluzioni (TSO, parcheggi in centro), non è con il decisionismo che si costruisce una città che pensa al futuro, a un futuro sostenibile.

Ed è il futuro a interrogarci :Dove ci stiamo dirigendo? Si vuole rilanciare il turismo , le manifestazioni e la vivibilità anche per i più deboli?….Si vuole quindi rivitalizzare centro e perferie? Ma come? I contenitori vuoti, Mi riferisco ad esempio all’ex ospedale o alla non completata ristrutturazione della Colli di Felizzano, o dell’ex UPIM, della ex Maternità, della parte adiacente al l’archivio di Stato… che progetti reali ci sono?

E’ quindi sugli obiettivi che ho concentrato il mio sguardo, ho notato continuità, alcuni lodevoli sbilanciamenti su diritti e su dichiarazioni, ma seppure il cielo della domenica in cui ho letto il bilancio sia terso mi sento avvolto da nebbia sulla visione futura.
Soprattutto ho il dubbio che non ci sia una vera sostenibilità futura negli investimenti per fare tutto ciò.
Davvero difficile credere che si possa realizzare quanto previsto. Perplessità, dunque su ciò che davvero si potrà fare.

E allora l’impressione è che si proceda per settori, si affrontano problemi e situazioni di criticità man mano che si prospettano, mentre l’unico binario su cui un convoglio viene spinto è appunto quello che sembra fruttare di più nell’immediato, feste e turismo.

Se un settore anche dai dati pare essere un legame forte con le ventine è l’agricoltura, certo si utilizza l’immagine dell’agricoltura, è un immagine di Asti nel mondo, ma sfogliando la relazione sul bilancio consuntivo ho visto poco, anzi nulla di strategico in tal senso (filiera corta, mense, spazi espositivi) anche su questo mi chiedo se oltre gli annunci in qualche modo ci sia qualcuno che ci sta mettendo mano.

La mia vuole essere una analisi onesta intellettualmente, non posizionata ideologicamente, ma utopicamente si. Io credo serva l’utopia per camminare, per risollevarsi “L’UTOPIA È COME L’ORIZZONTE: CAMMINO DUE PASSI, E SI ALLONTANA DI DUE PASSI. CAMMINO DIECI PASSI, E SI ALLONTANA DI DIECI PASSI. L’ORIZZONTE È IRRAGGIUNGIBILE. E ALLORA, A COSA SERVE L’UTOPIA? A QUESTO: SERVE PER CONTINUARE A CAMMINARE.” diceva Edoardo Galeano.

Per questo motivo il mio intervento e’ critico sul bilancio consuntivo, stessa vivacita’ la vorrei dalla maggioranza, perche’ se amiamo “asti”, occorre un’ analisi di qual è l’orizzonte e se io in minoranza mi permetto non solo di criticare , ma di proporre mi aspetto da tutti contributi che delineino passi, e anche critiche per metterci in cammino per il prossimo bilancio di previsione

Peccato sentire maggioranza e parte della minoranza silente.

L’assessore Berzano ha citato numeri ed è mancata una narrazione delle scelte da parte di Sindaco e Giunta se non la filosofia citata dallo stesso assessore: Piutost che nient l’è mei piutost.”

Mario Malandrone