Compro oro, come sono cambiati in Italia

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Quanti sono i Compro oro nel nostro Paese? Una domanda più che logica considerato come al boom di qualche anno fa abbia fatto seguito la crisi di queste attività commerciali nel corso degli ultimi anni.

A dare la risposta ufficiale sono proprio i numeri, in questo caso quelli forniti dal Registro dei Compro oro istituito presso l’OAM, l’Organismo degli Agenti e dei Mediatori. Si tratta in pratica dell’albo cui devono essere iscritti gli operatori del settore per non incappare in pene detentive che possono andare da sei mesi a quattro anni e sanzioni pecuniarie varianti da 2mila a 10mila euro.

Proprio il Registro attesta come al 4 dicembre del 2018 fossero iscritti nel nostro Paese 3004 operatori, con oltre 5.250 sedi operative dichiarate. Un dato quindi molto lontano da quelli fatti registrare negli anni immediatamente successivi allo scoppio della crisi economica e tale da spingere molti a chiedersi cosa sia successo nel frattempo.

La diffusione territoriale

Altro dato molto interessante desunto dal Registro dei Compro Oro è poi quello relativo alla diffusione territoriale. A guidare la classifica delle Regioni dove sono maggiormente presenti le sedi operative dichiarate dai Compro oro iscritti è infatti la Lombardia, con il 17% del totale, seguita dal Lazio (10%) e dal Piemonte (9%). Immediatamente sotto al podio si fermano Emilia-Romagna, Veneto, Sicilia e Campania, attestate all’8%, la Toscana (7%) e la Puglia (6%).

Una presenza quindi più diffusa nel Nord e meno al Sud, anche nei piccoli centri, magari insospettabili, come nel caso dei compro oro a Trento, e che sembra corrispondere ad una narrazione che vede la parte inferiore dello stivale maggiormente colpito dalla crisi economica e nel quale ormai le scorte di oro detenute dalle famiglie si sarebbero prosciugate.

I Compro Oro si spostano dalla periferie ai quartieri residenziali

Altro dato molto interessante messo in evidenza dagli osservatori è lo spostamento di molti Compro Oro dalla periferia delle grandi città ai quartieri residenziali. Un fenomeno causato dal fatto che le classi popolari, le più colpite dalla crisi, avrebbero ormai terminato l’oro disponibile, sacrificato sull’altare delle esigenze di bilancio, a differenza degli strati più agiati, i quali hanno potuto invece resistere grazie ad una maggiore disponibilità economica.

Uno spostamento che però è stato affiancato dall’allargamento della proposta rivolta ad una clientela diversa da quella di un tempo. All’oro, infatti, si sono affiancati l’argento, i diamanti, gli orologi preziosi e addirittura l’antiquariato. Un’evoluzione che ha anche segnato la fine delle attività più piccole, del resto segnalata proprio dai numeri.

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