Mafia, nascita e sviluppo: serata Rotary con il Generale di Brigata della Guardia di Finanza Antonio Borgia

Interessante serata e ricca di riflessioni e spunti di confronto è stata la prima convivale del mese di aprile del Rotary Club di Asti presieduto quest’anno da Paola Mogliotti.

“Mafia: nascita e sviluppo” è stato il titolo della serata che ha visto come relatore il socio Antonio Borgia Generale di Brigata (Riserva) della Guardia di Finanza. Oltre centocinquanta diapositive dettagliatamente ed esaustivamente commentate dall’alto ufficiale della Guardia di Finanza ora in congedo, hanno catalizzato l’attenzione dei numerosissimi soci intervenuti alla serata, tra i quali figuravano come ospiti il Questore di Asti Alessandra Faranda Cordella.

Nato a Brindisi sessantadue anni fa, Borgia ha frequentato l’Accademia della Guardia di Finanza, a Roma. Nella sua carriera ha ricoperto numerosi incarichi in Sicilia (ove ha diretto, fra l’altro, l’attività antimafia del Corpo negli anni 1994-1996), presso il Comando Generale, in Emilia Romagna ed in Piemonte. Nei gradi di tenente, capitano e maggiore ha comandato reparti operativi a Trapani e Palermo. Nel grado di Tenente Colonnello è stato Comandante Provinciale a Reggio Emilia, nel periodo 1996-2003. A Torino, dapprima, ha comandato il Gruppo Repressione Frodi del Nucleo Regionale di Polizia Tributaria e, poi, dal 2006 al 2009, nel grado di Colonnello, il Reparto Tecnico Logistico Amministrativo avente competenza sul Piemonte e Valle d’Aosta. Dal settembre 2009 al luglio 2013 è stato Comandante Provinciale ad Asti. E’ stato, altresì, Comandante Provinciale ad Alessandria dove ha terminato la carriera nel mese di novembre 2016. Negli anni ha ricevuto nr. 49 ricompense di ordine morale per attività ed operazioni di servizio, molte delle quali per i risultati ottenuti nel contrasto alla criminalità mafiosa.

La serata è iniziata con le origini del nome mafia che si narra sia iniziata dalla rivolta popolare dei siciliani contro gli Angioini il Lunedì di Pasqua del 1282, nata da un’offesa che il soldato francese di nome Drounet arrecò ad una nobildonna che usciva dalla chiesa di Santo Spirito: “Ma fia” avrebbe gridato la madre della donna oltraggiata dal soldato francese nel giorno primigenio dei Vespri siciliani: sempre riferita a questa vicenda venne battezzato l’acronimo M.A.F.I.A. (Morte Ai Francesi Italia Anela). Ma molte altre furono le etimologie che diedero origine al nome mafia dalla metà del 1800 fino ai giorni nostri.

Borgia è poi passato ad esaminare in modo dettagliato i codici di comportamento dei mafiosi, i proverbi e le leggende sulla parola, i termini offensivi dell’universo mafioso, il fenomeno di enorme impatto mediatico. Si è poi passati a esaminare il banditismo per contro terzi e l’impunità della violenza, i primi reati organizzati, il libero porto d’armi il nuovo ceto dei Gabelloti, i primi corpi di polizia fino ad arrivare ai giorni nostri passando dallo sbarco degli alleati, al bandito Giuliano, a Portella delle Ginestre, fino ad arrivare alle guerre di mafia e la sanguinosa ascesa al potere dei Corleonesi.

Nel 1963 la strage dei Carabinieri, i primi grandi processi, la ricostruzione di Cosa nostra con Gaetano Badalamenti, Stefano Bontate e Salvatore Riina, i legami con Licio Gelli e la loggia P2, l’ascesa dei corleonesi, i delitti eccellenti quando scomparve il giornalista Mauro De Mauro (16 settembre 1970), l’uccisione del Procuratore Capo della repubblica di Palermo Pietro Scaglione, Luigi Corleo, il tenente colonello dei Carabinieri in congedo Giuseppe Russo; la seconda guerra di mafia (1978-1984) messa in atto dai corleonesi per assumere il potere assoluto che causò un numero imprecisato di vittime. Le cifre oscillano tra i 400 e i 1000 morti. L’attacco alla Stato fino alla “strage di Capaci” del 23 maggio del 1992 con l’uccisione di Giovanni Falcone, sua moglie e degli uomini della scorta e l’uccisione quasi un mese dopo di Paolo Borsellino e della sua scorta. Prima della conclusione, un accenno anche sugli attentati in diverse città del territorio nazionale, ai pentiti e alla cattura dell’ultimo dei super latitanti: Matteo Messina Denaro. In conclusione il testamento spirituale degli uomini trucidati dai mafiosi: “Ci sono cose che non di fanno per coraggio. Si fanno per poter continuare a guardare serenamente negli occhi i propri figli e i figli dei propri figli” scrisse il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.

[Nella foto: La presidente del Rotary di Asti Paola Mogliotti, l’oratore della serata il Generale di Brigata (RV) della Guardia di Finanza socio del R.C. Asti Antonio Borgia ed il Questore di Asti Alessandra Faranda Cordella].