Lettere al direttore

Asti e disabilità: “Il governo cittadino ha solo buone intenzioni, ma non si prende responsabilità”

Riceviamo e pubblichiamo.

Vengo a conoscenza che il prossimo 20 marzo 2019 [oggi NdR], in Comune di Asti, verrà presentato alla cittadinanza, ad un anno dall’inizio della sperimentazione, il progetto 19 PARI! – VINCO IO. Percorso per il Diritto di Abitare in Autonomia per le Persone con Disabilità, iniziativa promossa dall’Associazione CEPIM Centro Down di Asti, con il sostegno della Compagnia di San Paolo e cofinanziato dalla Fondazione SociAL, in collaborazione con il Comune di Asti, il Centro Down di Alessandria e il Centro Di.Vi. dell’Università di Torino-Centro Studi Interdipartimentale per i Diritti e la Vita Indipendente (leggi QUI).

Ad Asti, come si ricorderà, all’inizio del 2018, l’Assessora alle Politiche Sociali, Mariangela Cotto, decide di dotare l’Amministrazione comunale di un nuovo regolamento per l’accesso ai contributi di Vita indipendente dove, non solo vengono valutati i parametri relativi ai redditi familiari del soggetto disabile per la concessione del contributo (in molte altre realtà questi non vengono presi in considerazione), ma oltre ad una serie di altri parametri di dubbia costituzionalità e di sicura stravaganza (ricoprire ruoli dirigenziali all’interno di una associazione di volontariato iscritta nel Comune di Asti), istituisce le cosiddette “fasce di necessità”. 200/400/600 euro mensili a seconda della condizione complessiva di necessità valutata dalla commissione multidisciplinare. Si tenga presente, inoltre, che i progetti di Vita indipendente allora attivi erano 5 e, secondo l’Amministrazione comunale, la diminuzione dei contributi economici che, fino ad allora, potevano contare su cifre decisamente più congrue (1000/1500 euro mensili), era propedeutica all’espansione della platea dei possibili fruitori dei contributi stessi. Tesi sconfessata a seguito del numero di domande consegnate da parte della popolazione disabile nel 2018: 5 erano e 5 sono rimasti. La quasi totalità di questi, però, non è risultata idonea e non ha ottenuto alcun contributo. Il sottoscritto, invece, che soddisfa le condizioni del nuovo regolamento, ha “scelto”, torto collo, di rinunciare al contributo per la Vita indipendente in quanto l’entità dello stesso (€ 600 mensili) risultava essere esattamente la metà del precedente contributo ottenuto fino all’approvazione del nuovo regolamento. La necessità di dover pagare uno stipendio ben più alto per il proprio assistente personale mi ha obbligato a scegliere, mio malgrado, un contributo di entità maggiore (820 euro mensili) che viene erogato con i finanziamenti relativi ad una legge regionale piemontese riguardante contributi economici per la domiciliarità che mi vede, comunque, penalizzato di ben € 400 mensili rispetto al precedente contributo, ma che, più ancora dell’aspetto economico, mi vede deluso e sconcertato da un comportamento incomprensibile ed incivile che mi fa perdere il diritto di poter rivendicare la mia autonomia e la mia autodeterminazione attraverso la partecipazione ai progetti di Vita indipendente.

La dignità non si misura certamente in termini economici e, come si suole dire, non si può tenere “il piede in due scarpe. L’Amministrazione comunale di Asti non può togliere dignità e risorse economiche ai progetti di Vita indipendente e allo stesso tempo farsi promotrice di buone prassi per gli stessi progetti; è una questione di coerenza, di credibilità e di rispetto per i cittadini tutti, non solo disabili.
Ancora una volta gli astigiani devono constatare, loro malgrado, che il governo cittadino pecca di autorevolezza ed è composto da teatranti impegnati in una continua, patetica e ridicola farsa che, non solo non è minimamente divertente, ma produce gravi conseguenze per coloro che la vita sono obbligati a prenderla per necessità molto seriamente.

La mia esperienza di Vita indipendente quale disabile grave intrapresa nel lontano 2003 mi porta a salutare con grande soddisfazione l’attivazione di progetti che coinvolgano tutti i tipi di disabilità. La conoscenza e la coscienza della possibilità, ma soprattutto della assoluta necessità, di dover attivare dinamiche di responsabilità e di vita autonoma per le persone con disabilità è essenziale, non solo per soddisfare il doveroso diritto di uguaglianza delle persone nella società, ma soprattutto perché permette di accendere una meravigliosa luce nella vita di coloro che per troppo tempo hanno dovuto credere che il loro futuro sarebbe stato di dipendenza istituzionalizzata. Per noi è come scoprire un nuovo mondo che ci rende “affamati del futuro”.

I progetti di Vita indipendente nascono con il precipuo intento di permettere al soggetto disabile di progettare il proprio futuro esattamente con le stesse possibilità di scelta delle persone normodotate. Ciò significa, quindi, che la società deve fornire tutti quegli strumenti (operativi, economici ed organizzativi) necessari per programmare il proprio percorso di vita, il quale percorso deve necessariamente tenere in considerazione l’impegno nello studio, nel lavoro, nell’integrazione sociale, del soggetto disabile che diventa, pertanto, elemento che contribuisce attivamente anch’egli nelle dinamiche economiche e civili della società. L’anima e il cuore, per così dire, dei progetti di Vita indipendente sono gli “assistenti personali”, ovvero quelle figure indispensabili per permettere ai soggetti disabili di svolgere tutte quelle funzioni che l’handicap del soggetto impedisce di svolgere in forma autonoma. Sia che si tratti di disabilità fisica o intellettiva, l’assistente personale deve essere visto come un vero e proprio “prolungamento” della persona disabile con la funzione precipua di provvedere allo svolgimento di tutte quelle attività che rappresentano la volontà del soggetto disabile con il necessario ed indispensabile senso di responsabilità e coscienza che il ruolo impone.

In conseguenza della scelta dell’Amministrazione comunale di Asti di ridurre drasticamente i contributi economici per i progetti di Vita indipendente i disabili astigiani non sono più nella possibilità di provvedere al pagamento degli stipendi dei propri assistenti personali, pertanto, risulta ipocrita e offensivo constatare che il governo cittadino proceda sulla strada delle buone intenzioni senza prendersi le reali e doverose responsabilità di gestione delle risorse nei confronti dei propri cittadini, quelli più deboli soprattutto.

Marco Castaldo