A Corneliano Francesca Gerbi presenta la sua ultima fatica letteraria “È stato Baudelaire”

Sarà presentato venerdì 5 aprile alle ore 21 nel centro culturale Cascina del parroco, in piazzetta Trinità a Corneliano d’Alba, il nuovo libro della giornalista e scrittrice Francesca Gerbi “È stato Baudelaire“, edito da Buendia Books.

A dialogare con l’autrice sarà la giornalista della Stampa Cristina Borgogno.

Francesca Gerbi, giovane cantrice del territorio e della cultura piemontesi, si mette alla prova con il genere noir, dando vita a personaggi vividi e indimenticabili e con risultati strabilianti.

Di cosa tratta il noir?

Il maresciallo Antonio Rodda, burbero, single incallito, tanto abile nelle indagini quanto poco incline a elargire informazioni alla stampa, e Fulvia Grimaldi, giornalista caparbia e intraprendente, sono stati segnati da una comune tragedia: il brutale assassinio della quattordicenne Marina nel 1992, migliore amica di Fulvia e unica macchia nella carriera di Rodda. Una ferita mai rimarginata, un mistero irrisolto in un angolo apparentemente tranquillo della provincia Granda, un omicidio senza spiegazioni né colpevole.
Un incubo che li perseguita ancora, oggi più che mai: Baudelaire – questa la firma dell’assassino – è tornato, con i suoi messaggi in versi e il suo carico di ricordi e segreti. Toccherà ai due protagonisti tornare a quegli anni terribili, ricostruire vicende, volti e storie, spalancare porte sigillate e abissi oscuri e profondi. Perché nulla è come sembra: l’aguzzino sa assumere forme insospettabili, e il male di vivere si annida in luoghi inattesi, tra amene colline, paesi senza tempo e animi quieti come acqua.

Ecco alcune domande all’autrice per capire meglio la genesi di questo romanzo:

Come nasce questo romanzo?

«Io amo le sfide, visceralmente. Talvolta cado, cedo allo sconforto, provo infinite felicità e infinite tristezze. Eppure ho imparato a canalizzarle, attraverso la scrittura. Ho sempre letto molto, in passato, in modo particolare classici, romanzi e libri storici: ora ho ridotto notevolmente, e me ne dispiaccio, ma qual buon proposito ho scelto di ricominciare a studiare e intensificare la lettura, poiché è linfa vitale, respiro, senza nuovi input l’essere umano non può creare. Nasce poi quest’ultima fatica letteraria, che non è stata assolutamente pesante, ma adoro il modo di dire “fatica letteraria”, rende l’idea, capite? È mettere un pezzo del tuo pensiero tra le pagine. È scrivere d’un genere sconosciuto e mai approfondito, il noir, ma studiato e meditato a tavolino, ovviamente, e seguendo il cuore, le emozioni, le idee scaturite dalla mente. Perché Baudelaire? Per due motivi. Il primo: amo il francese. Il secondo: Charles Baudelaire è sicuramente uno dei più importanti poeti del XIX secolo, fu esponente chiave del Simbolismo, è un grande innovatore del genere lirico e anticipatore del Decadentismo. La sua opera di maggior rilievo, I fiori del male, mi hanno rapita, è uno dei grandi classici più illuminanti e che consiglio.

Scrittore, critico d’arte e letterario, filosofo e giornalista, aforista, saggista e anche traduttore. Le opere e la vita di Baudelaire hanno influenzato molti altri dopo di lui, a partire dai cosiddetti poeti maledetti, tra questi ricordo, inchinandomi, Rimbaud, Verlaine, Mallarmé, fino a toccare anche gli scapigliati italiani o Marcel Proust. Oltre che precursore della letteratura decadente, Baudelaire è un avanguardista, anche per quanto riguarda il Modernismo, da lui stesso definito così, nel modo di vedere e vivere società, arte, amore ed emotività».

Sei stata ispirata da qualche fatto realmente accaduto?

«Omicidi di questo genere accadono, inoltre non si inventa nulla, si può solo ricucire la memoria. Tuttavia la storia, di per se, è inedita e frutto di una trama che ho sviluppato in brevissimo tempo, innamorandomi, soprattutto, dei personaggi».

Quanto ha influito il tuo lavoro di giornalista sulla scrittura?

«Moltissimo, tanto è vero che la co-protagonista, Fulvia, è una giornalista. In lei si possono ritrovare parecchi tratti della sottoscritta, ovviamente non fisici, ma nel suo modus operandi. È il giornalismo del territorio, quello che conosco, quello che mi piace, esattamente come piace a Fulvia».