Meno ospedale, più cure domiciliari verso la telemedicina: i processi di integrazione con il territorio dell’Asl di Asti

L’ospedale di Asti non è l’unica struttura sanitaria. E’ solo uno dei nodi di una rete estesa su tutto il territorio provinciale in cui rientrano ambulatori, medici di base, cure somministrate a domicilio.

Non solo: si fa sempre più necessario, soprattutto nei casi di cronicità, andare verso una deospedalizzazione puntando su case della salute, cure domiciliari e telemedicina, vale a dire tecniche mediche ed informatiche che permettono la cura di un paziente a distanza. La deospedalizzazione abbassa i costi per l’azienda sanitaria e aumenta il benessere per il paziente.

Di tutto questo  si è parlato lo scorso 29 gennaio al Cardinal Massaia di Asti nell’incontro “Domanda e offerta di salute”.

A prendere la parola sono stati diversi specialisti dell’Asl di Asti: dottor Marco Aguggia (Neurologia); dottor Mario Grassini (Gastroenterologia); dottoressa Laura Norelli (Geriatria – Facente Funzione); dottoressa Stefania Lombardi  (Recupero e riabilitazione funzionale); dottoressa Stefania Bianchi (Dietologia); dottor Piercarlo Giamesio (Pneumologia); dottor Paolo Crivelli (Malattie Infettive); dottor Francesco Pinta (Oncologia); dottor Stefano Maffei (Nefrologia); dottor Valter Saracco (Medicina).

Punti comuni dei vari interventi: la necessità di sempre maggiore integrazione con il territorio, un rapporto costante e collaborativo con i medici di famiglia che possono indirizzare i pazienti a screening ed esami di accertamento, lo sviluppo di tecnologie avanzate poco invasive che permettono di avere referti in brevissimo tempo e addirittura in tempo reale, la formazione di caregiver e l’implementazione delle cure a domicilio.

Un esempio di rete viene dalla geriatria dove il paziente ha in media di 88-90 anni ed è un paziente “fragile” dal momento che soffre di diverse patologie con una tendenza di aggravamento a cascata dei sintomi. “In primo luogo è necessaria una comunicazione trasversale con altri reparti. – spiega la dottoressa Norelli – In secondo luogo dopo un’ospedalizzazione è indispensabile costruire le dimissioni garantendo la continuità delle cure a domicilio. Ci sono, inoltre degli assistenti sociali che possono seguire le pratiche burocratiche”

La collaborazione è anche con il Pronto Soccorso in cui è attivo il Codice Argento da poco inserito e che è ancora in fase sperimentale. “Nel futuro, sempre nell’ottica della collaborazione tra reparti, ci potrebbe essere un ambulatorio di ortogeriatria, una stretta collaborazione con l’ortopedia per pazienti con fratture al femore”

Il rapporto con il territorio è evidente nel caso della medicina fisica e riabilitazione che ha un’articolazione complessa e trasversale. “L’Attività Fisica Adattata è diffusa sul territorio – dice la dottoressa Lombardi – Non è sanitaria, ma è controllata da sanitaria ed è frutto della collaborazione tra Asl e la Facoltà di Scienze Motorie. Su tutta la provincia sono attivi progetti di salute in movimento e gruppi di cammino“.

Di rapporto con i medici di base a cui sono spesso rivolti corsi di aggiornamento ha parlato il dottor Piercarlo Giamesio. “La BPCO [Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva NdR] è una malattia invalidante non guaribile, ma curabile e prevedibile  dal momento che la causa principale è il fumo. Le spirometrie dovrebbero aumentare sul territorio. Le apparecchiature si trovano nelle Case della Salute, ma gli esami stentano a partire. I pazienti spesso non vengono indirizzati a questi esami:un aggiornamento con i medici di famiglia potrebbe ressere molto utile”.

Il dottor Piercarlo Giamesio

Anche Paolo Crivelli ha evidenziato la necessità di un rapporto con i medici di base con i quali sarebbe auspicabile un contatto diretto per valutare singole situazioni e indirizzare i pazienti a specifici percorsi di cura. “Una delle problematiche più diffuse oggigiorno nel mondo occidentale è la resistenza agli antibiotici – ha aggiunto Crivelli –  Un migliore utilizzo degli antibiotici e una prescrizione più oculata dai medici di base potrebbero diminuire questo problema insieme ad una corretta educazione alimentare, dal momento che molti antibiotici sono presenti nel cibo che mangiamo”.

La collaborazione con i medici di famiglia è indispensabile per un inizio precoce di terapia anche nel caso di pazienti con insufficienza renale di cui ha parlato il dottor Maffei.

Il dottor Stefano Maffei

Nel caso delle malattie renali molto importante oltre alla diagnosi precoce è anche importante la collaborazione con altri specialisti. “Dal 2013 è attivo il progetto Marea dedicato a pazienti non ancora in dialisi che attraverso diete specifiche possono ritardare di mesi e a volte addirittura di anni il ricorso alla dialisi e all’ospedalizzazione” afferma Maffei.

Per abbassare il livello diospedalizzazione è necessario personalizzare le terapie attraverso le cure domiciliari.

“Abbiamo molti casi di nutrizione artificiale a domicilio. Nel 2018 abbiamo realizzato un percorso che permette ai pazienti, nel caso in cui il sondino si toglie, di passare direttamente in ambulatorio ospedaliero evitando il passaggio in Pronto Soccorso”.

Per il futuro Maffei auspica la dialisi peritoneale nelle Case di Riposo con personale formato (anche OSS, non solo infermieristico) ed emodialisi domiciliare: “Molto diffusa negli anni settanta e ottanta ora sta tornando nuovamente in uso. Con una formazione adeguata al caregiver [chi si prende cura del paziente NdR], può essere una buona soluzione socio-lavorativa. Un modo inoltre per abbassare i costi dell’ospedalizzazione aumentando il benessere del paziente”.

Di caregiver e cure domiciliari ha parlato anche l’oncologo Francesco Pinta, che nel caso delle cure palliative sono essenziali. In questa direzione vanno la “Palliative Care Box” e il kit informatico domiciliare che permette di richiedere esami direttamente da casa.

“Sempre nell’ottica di avere maggiore sinergia ospedale-territorio, il prossimo obiettivo delle Cure Palliative astigiane sarà quello di fornire ai pazienti seguiti dal servizio domiciliare un applicativo informatico che funzioni da interfaccia tra paziente, caregiver e personale della Struttura di Cure Palliative ASL AT – entra nel dettaglio Pinta – In questo modo, anche da remoto, senza essere direttamente sul posto, si potrà avere un feedback costante della presenza di sintomi a domicilio e del beneficio ottenuto dalla terapia sintomatica prescritta”.

Si parla di telemedicina, insieme di tecniche mediche ed informatiche che permettono la cura di un paziente a distanza o più in generale di fornire servizi sanitari a distanza, ed è il futuro verso cui puntare per migliorare le cure domiciliari e più in generale l’offerta di salute sul territorio.

“In ospedale bisogna  ricoverare solo lo stretto necessario, puntando e sviluppando tutto quello che c’è tra ospedale e domicilio” conclude il dottor Valter Saracco.

[Nell’immagine di copertina il dottor Paolo Crivelli]