“La nostra Vezza. Le sue storie antiche” il nuovo libro degli studenti vezzesi

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Un nuovo libro degli studenti vezzesi. La narrazione è della storica Cristina Quaranta, mentre ad illustrarlo sono stati i ragazzi delle classi quarte e quinte della scuola elementare Monsignor Rossano del paese. Il prodotto che ne è scaturito è il libro “La nostra Vezza. Le sue storie antiche”.

I due protagonisti sono Gepin e Alasina, due bambini che attraversano il tempo e raccontano antiche storie tratte dai documenti d’archivio. Il risultato rientra nel “Archivio Vivo” che, sino allo scorso anno aveva coinvolto le classi della scuola media, mentre ora anche le elementari.

L’archivista Cristina Quaranta illustra così il progetto svolto: «L’anno scolastico in corso, grazie alla dirigente scolastica prof.ssa Rivetti e l’amministrazione comunale di Vezza nella persona del Sindaco Carla Bonino, coinvolge nuovamente i ragazzi che si cimenteranno con l’apprendimento della storia locale attraverso i documenti dell’archivio storico comunale e nella collocazione della stessa, nel loro programma scolastico riguardante la materia di “Storia”. Cosa succedeva a Vezza quando le milizie del Generale Catinat invadevano il nostro territorio? Cosa era previsto nell’ordine del giorno del consiglio comunale del piccolo paese roerino mentre la prima Madama reale convolava a nozze con Vittorio Amedeo I?

Queste e molte altre risposte si troveranno solo attraverso i documenti che abbiamo fatto visionare, tradotti in lingua comprensibile, spiegati e contestualizzati nel periodo storico studiato dai tre diversi gradi di studio. Per le Prime classi il protagonista è il Medio Evo e quindi la nascita e lo sviluppo del loro comune, per le classi seconde il Seicento e il Settecento che trova Vezza investita dalle guerre, dalla peste e nuovi intenti, mentre il periodo dell’Unità d’Italia fino alla Prima guerra mondiale coinvolgerà le classi terze. Lavorare con i ragazzi è appassionante, vederli prendere coscienza del tempo trascorso attraverso la carta, la scrittura, contenute nei vecchi faldoni e le problematiche del luogo dove vivono, sembra si rendano conto di appartenere alla storia, e che questa materia non è solo una delle tante nozioni da imparare senza coinvolgimento emotivo».

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