Il Vescovo di Asti incontra i giornalisti: “Bisogna cambiare il linguaggio sull’immigrazione, non cedere alla paura”

Consueto incontro tra il vescovo e i giornalisti ieri sera in Curia in occasione della ricorrenza di San Francesco da Sales, patrono degli operatori dell’informazione.L’appuntamento si è tramutato in un’occasione da parte del neo vescovo di Asti, Marco Prastaro, di fare il punto su questi primi cento giorni alla guida della diocesi.

“Ci sono stati momenti molto emozionati – ha affermato il vescovo – non potrò mai dimenticare la messa di ordinazione: sono arrivato da Chieri, dove ho pranzato con la mia famiglia, con mio cognato che mi faceva da autista. Credevo di trovarmi solo pochi miei “aficionados” – ha commentato con una punta di ironia – venuti più per misericordia che per altro. Invece la nostra enorme cattedrale era strapiena. Un bagno di folla inaspettato”.

Oltre ai ricordi personali, il Vescovo ha fatto il punto sulla situazione della Chiesa di Asti, che ha problemi comuni con quasi tutte le altre diocesi piemontesi ed italiane: a partire dall’età anziana del clero (71 religiosi diocesani, la maggior parte oltre i 50 anni), la scarsità di vocazioni (un solo seminarista, che studia a Torino), il ripensamento della parrocchia e della figura del sacerdote. Sollecitato su una domanda riguardo alla possibilità di ordinare uomini sposati, i cosiddetti “viri provati”, monsignor Prastaro, forte anche della sua esperienza missionaria, ha risposto che guarda con interesse al problema, pur non avendo ancora maturato una posizione in merito.

Posizione forte e decisa, invece, contro l’attuale situazione migratoria di cui tanto si discute in questi giorni. Una posizione, quella del Vescovo, in linea con tutto l’episcopato italiano, che critica la scelta dell’attuale Governo di attuare una strategia della paura sul fenomeno, pur complesso e non di facile situazione. Il Vescovo, che prima di Natale ha celebrato messa nel centro di Castello di Annone, ha ricordato come sulla questione bisogna prima di tutto attuare un cambio di linguaggio, parlando prima di persone rispetto che di freddi numeri. “La Caritas ha portato avanti progetti interessanti di integrazione, basati su piccoli numeri. progetti che ora rischiano di sparire”.