“Tempo zero dell’Asl di Asti: quasi come una negazione del diritto alla salute”

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Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una lettrice sull’esperienza personale al Tempo Zero dell’Asl di Asti.


Il sistema a tempo zero, adottato dall’Asl di Asti per le visite ambulatoriali, si configura quasi come una negazione del diritto alla salute.

Giovedì 3 gennaio, giorno scelto accuratamente per la visita: non il 2 gennaio perché è subito dopo Capodanno e chissà quanta gente ci sarà; non il 4 perché è venerdì, e prima del fine settimana figuriamoci. Ebbene, alle sei del mattino di un anonimo giovedì 3 gennaio, ci sono già 23 persone in coda. A che ora sarà arrivato il primo, nella gelida mattinata invernale? Alle cinque, alle quattro??? E che cosa succede in giorni un po’ più critici?

Fino alle sette bisogna autogestirsi, non c’è biglietteria, si chiede “chi è l’ultimo?”. E siamo nell’era dell’algoritmo, dell’industria 4.0! Alle sette arriva una guardia giurata che distribuisce i pre-numeri, secondo l’ordine artigianale che i presenti si sono autonomamente dati. Alle otto si aprono gli sportelli e si viene chiamati per ricevere il numero definitivo per il tipo di visita che si deve fare. Per ogni specializzazione c’è un numero stabilito, se i posti sono 10 e tu sei l’undicesimo…sei fuori! Come in una lotteria o in un talent. Ritenta sarai più fortunato. Ti sei alzato praticamente in piena notte? Hai dovuto chiedere un permesso sul lavoro? Peggio per te. Se sei stato fortunato, andrai di corsa a pagare il ticket e potrai finalmente accomodarti (accomodarti? Meglio tralasciare il concetto di comodità…) nell’ambulatorio di tua competenza, e affrontare l’ultima coda di questa trafila.

Chiedo ai dirigenti dell’Asl di Asti: in tutta coscienza, pensate che questo girone infernale possa essere percorso e sostenuto da una persona anziana? O da un bambino? O da una persona semplicemente debilitata visto che, alla fin fine, stiamo parlando di visite mediche e non di passatempi?

Sembra che ai piani alti dell’Asl ci si vanti pure di aver risolto in tal modo il problema delle liste d’attesa. Bella soluzione, diciamo che si tratta piuttosto di una istigazione a ricorrere alla sanità privata: chi appena può vi ricorrerà per disperazione! Ed è un peccato, perché il sistema sanitario pubblico da 40 anni è un fiore all’occhiello del nostro paese, con alti livelli di qualità, come attestano gli organismi internazionali e come noi troppo spesso ci dimentichiamo. Spiace che pratiche stupide e irresponsabili come il “tempo zero” contribuiscano a mettere la sanità pubblica in cattiva luce presso gli utenti. I dirigenti dell’Asl di Asti ci ripensino.

Lettera firmata

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