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Speciale 118 Sindaci: intervista a Mauro Caliendo, Sindaco di San Damiano D’Asti

118 Sindaci: incontriamo Mauro Caliendo, Sindaco di San Damiano D’Asti.

Da bambino aveva mai immaginato di diventare sindaco?

In verità no. In età giovanile desideravo fare altro, mi sarebbe piaciuto molto diventare Carabiniere. Ne ho una venerazione. Mio nonno era maresciallo, aveva partecipato alla guerra d’Africa e fu fatto prigioniero. Mi piaceva l’idea di indossare la divisa, mi piace l’ordine ed il rispetto dei ruoli. 

Come è nata la Sua candidatura a sindaco?

È nata in modo del tutto inaspettato. Durante una riunione della giunta comunale, nella primavera del 2009, già in prossimità delle elezioni, l’allora sindaco disse che aveva individuato la persona migliore che avrebbe potuto candidarsi: disse che ero io. Non credetti in verità di esserlo ma chiesi un paio di giorni per pensarci su, poi accettai dopo sole 24 ore.

Aveva già qualche esperienza di tipo amministrativo o comunque nel settore pubblico?

Si, ero assessore all’ambiente del Comune di San Damiano d’Asti. Ricordo che mi impegnai parecchio per risolvere un problema che, allora, creò parecchi disagi, quello dei rifiuti. Sembrava l’apocalisse ed in realtà, con le debite proporzioni, in quegli anni lo era. A quei tempi la raccolta porta a porta non esisteva e gli abitanti lasciavano i sacchi dell’immondizia dove poteva capitare: i disagi erano enormi. A ripensarci rivedo l’immagine nitida delle auto che, agli accessi del paese e soprattutto sui bastioni, si ritrovavano a dover fare manovra per entrare nel centro storico. 

Mi venne affidato l’incarico di trovare una soluzione dunque, grazie alla collaborazione dell’ufficio manutenzione, capii che sarebbe bastata una ricollocazione dei bidoni di raccolta per sopperire al bisogno e così procedetti: la difficoltà svanì in brevissimo tempo. Ne fui stupito anch’io. Se ci penso sorrido ancora. La mente dell’uomo è curiosa, quella del cittadino a volte indecifrabile.

Quale è stato il suo primo pensiero nel momento che ha capito di essere stato eletto?

Fui estremamente gratificato, soprattutto per la difficoltà della prima campagna elettorale, nel 2009, infatti io e il gruppo, lista civica, ci trovammo a far fronte a due colossi quali il Pdl (Popolo della libertà) e la Lega nord che, ai tempi, raccolsero alle elezioni europee oltre il 48 per cento dei consensi. Eppure le grandi sfide portano a ottimi risultati, dunque ci abbiamo creduto, e la popolazione ha scelto la lista comunale; ciò è sintomo che nei centri di questa grandezza si sceglie la persona, non il colore politico.

Quale è stato (o è) l’impegno più complesso che in questa carica ha dovuto affrontare?

Senza dubbio quello ambientale, dovuto al forte impatto mediatico che, circa un paio d’anni fa, le analisi dello smog sandamianese fecero emergere. Fummo i primi dell’area ad essere analizzati e i media cavalcarono l’onda facendo passare un messaggio deformato che equiparava i livelli di inquinamento del nostro paese a quelli di città metropolitane. I concittadini ovviamente si spaventarono ma, come si sa, le responsabilità, in modo speciale la sanità pubblica, sono del sindaco che in quel momento non può seguire la scia del populismo, ma dev’essere lucido e approfondire le difficoltà con le istituzioni competenti affinchè la verità venga a galla o il malessere risolto. In fin dei conti accadde che i valori sandamianesi erano perfettamente in linea con quelli delle aree limitrofe a causa di un ristagno dell’aria dettato dalla conformazione della Pianura padana. Con questo non si vuole trovare un buon deterrente, poiché l’aria va difesa e preservata, io e i miei stessi figli la respiriamo, ma neppure agire d’impeto seguendo, “alla cieca”, il polverone del battage mediatico.

A quale tipologia di materia o argomento deve dedicare più tempo?

Senza essere generico o approssimato direi tutti. Non esiste un ambito che non abbia bisogno di cure ed è per questo che quasi tutti i miei consiglieri sono delegati, per poter condividere maggiormente gli ambiti e non essere vani. Senza dubbio pretendo aggiornamenti costanti perché possa essere perfettamente in linea e monitorare ciò che accade. La delega che viene affidata non è un modo per raggirare gli impicci, tuttavia per poter seguire pedissequamente la materia.

Fino ad oggi, quale è stato l’atto da Lei compiuto in carica, che Le ha dato più soddisfazione?

Potrei citarne parecchi, ma limito l’elenco a tre.

Innanzitutto la ristrutturazione del Foro boario, ex ala mercatale quasi totalmente in disuso e mero “ricovero” per piccioni, senza valore storico ma eco-mostro degli anni ’90, trasformato, dal dicembre 2017, in centro polifunzionale che, a oggi, in pochi mesi, è stato utilizzato da cittadini e non, in oltre 95 occasioni. La bagarre di un comitato contrario si fece sentire, capii che era solo una questione politica in quanto le critiche erano davvero risibili. Vennero raccolte le firme sulle piazze del paese per evitare l’abbattimento della tettoia, attorno alla quale, una domenica pomeriggio, venne fatto anche un girotondo e, nell’occasione, il cantiere fu tappezzato di grandi manifesti di protesta: uno, in particolare, l’ho custodito, incorniciato e appeso in casa.

Si specifica che all’atto della vittoria alle elezioni dissi che sarei stato il sindaco di tutti: ebbene, scrissero che lo ero, fatta eccezione per i 1.576 firmatari. Lo guardo spesso, è un monito. Un monito a non lasciarsi impressionare, a non seguire la corrente. Non l’ho fatto e ne sono orgoglioso.

Io sono il sindaco di tutti.

Perché nonostante tutto mi professo soddisfatto? Per il semplice fatto che oggi il centro polifunzionale, che accoglie altresì la biblioteca comunale, viene usato in parte quotidianamente, e per il salone e le cucine, con costanza, raccogliendo apprezzamenti su ogni fronte. Era inconcepibile che un centro come San Damiano non avesse un centro aggregativo di questa “portata”, d’altronde lo suggerisce l’etimologia stessa della parola. Occorre a questo punto evidenziare che entro la fine del 2018 tutta l’area di piazza 1.275, in particolare l’antico bastione difensivo, verrà riqualificata e messa a nuovo: sarà dunque un perfetto connubio tra “tradizione e innovazione”.

In secondo luogo il decreto del Presidente Sergio Mattarella che ha promosso, a gennaio 2018, San Damiano a Città. È stata la consegna di una medaglia al valore, un titolo poco banale che evidenzia l’importanza della storia, dei servizi, delle attività e del sostrato del valore originario di questo territorio. Avere tra le mani quell’attestato firmato dal Presidente non ha davvero prezzo: spalanca le porte alle emozioni identitarie più profonde. Mi venne in mente il primo discorso tenuto come primo ministro alla Camera dei Comuni da parte di Winston Churchill:«Dico al Parlamento come ho detto ai ministri di questo governo, che non ho nulla da offrire se non sangue, fatica, lacrime e sudore. Abbiamo di fronte a noi la più terribile delle ordalìe. Abbiamo davanti a noi molti, molti mesi di lotta e sofferenza», era un modo per sostenere gli inglesi, nonostante la Guerra. 

In ultima battuta pongo l’accento sul festival “agrimusicalletterario” La barbera incontra, che nel 2019 giungerà alla 5° edizione. Seguendo la scia, potremmo bonariamente dire “folle”, di alcuni miei consiglieri. Mi piacque l’idea e diedi il via libera a questa manifestazione che oggi si può definire un evento a tutto tondo che ha accolto cantanti, attori e scrittori di calibro nazionale, da Alessandro Haber, ad Arisa, Gino Paoli, Enzo Iacchetti e tanti altri; il tutto calcando quel magico palcoscenico che possediamo: la nostra enogastronomia e i paesaggi collinari. In questa edizione più di 40000 persone hanno invaso San Damiano.

In che modo (o in quali modi) comunica con i concittadini?

Credo esista un solo mezzo per comunicare: il dialogo vis-à-vis. Solo il colloquio diretto tra persone porta alla risoluzione dei problemi. Credo che la comunicazione per mezzi social sia un aborto della comunicazione stessa: i conflitti che sorgono scrivendo dietro un monitor o un display creano attriti e inconvenienti incomprensioni: incattivisce e rende questa società burbera e grottesca. Io, la giunta e il consiglio comunale siamo quotidianamente a disposizione dei cittadini e auspichiamo di poter risolvere i loro problemi nel più breve tempo possibile. Questa non è politica: è un servizio ai cittadini.

Soddisfatto di come porta avanti il suo incarico o no? Si augura di poter continuare per altri mandati amministrativi?

Non potrò più ricandidarmi al prossimo turno, tuttavia spero fortemente che un delfino possa prendere il mio posto. L’attività amministrativa spesso logora, poiché è intensa e necessita di dedizione, nonostante ciò è soddisfacente e appagante. Vorrei dare un consiglio a chi mi seguirà: non essere timidi e credere costantemente nella bellezza, quella vera e pura, che porterà a grandi soddisfazioni, “La bellezza salverà il mondo”, scriveva Fëdor Dostoevskij nell’Idiota. Non a caso il mio film preferito è la Grande bellezza di Paolo Sorrentino. In troppi dicono che sia un’opera favolosa e in pochissimi l’hanno vista per davvero. Bene, io colgo sempre un aspetto diverso.

Alla fine del film, ad esempio, entra in scena questa suora che Sorrentino identifica come La santa. Trascurata e dedita solo alla povertà e all’altruismo, in realtà custodisce intrinseco il senso della bellezza che, sostanzialmente, riposa in due aspetti della vita: le radici e il rispetto nonché la cura di quello che ci sta intorno godendo dell’esatto istante in cui stiamo vivendo. Radici e bellezza sono strettamente legate, sono linfa vitale e respiro, purtroppo oggi ci ritroviamo a fare i conti e a parare ai danni fatti con la costruzione di obbrobri nei 30 o 40 anni post Seconda guerra mondiale. Credo che la voglia di svolta, di cambiare vita, abbia indotto a una cancellazione, senz’altro inconscia, di tutto ciò che era identificato come il prima, s’intenda: non che il modernismo sia da demonizzare, ma dev’essere messo a dimora cum grano salis da professionisti, quali architetti o ingegneri, non ci si può improvvisare. Se davvero si ama il proprio territorio non ci si può esimere: occorre fare il possibile per renderlo migliore, avere la voglia costante di rinnovare, quotidianamente, la propria identità.

Quali accorgimenti, che lei ha attuato, consiglierebbe ai colleghi per rendere l’azione del sindaco più efficace?

Il consiglio che posso dare è di avere l’umiltà di non considerarsi onniscienti e quindi di delegare le materie amministrative ai propri consiglieri comunali in base alle rispettive capacità. Ritengo che il Sindaco debba sovraintendere alle attività e preoccuparsi dell’indirizzo politico dell’Ente, sia a livello comunale che con gli altri organi istituzionali.

Di cosa avrebbe bisogno un sindaco per fare funzionare meglio la macchina comunale?

Collaboratori validi a livello amministrativo e comunale, e risorse economiche e umane.

Il problema sicurezza, nel suo Comune come è percepito dai cittadini? Cosa viene fatto e cosa, eventualmente, si dovrebbe fare di più.

È percepito come una priorità, ciò che abbiamo fatto è implementare con le telecamere, ovviamente collegate con la Polizia locale.

Sono aumentati negli ultimi anni i bisogni sociali della popolazione? Di che tipo? Cosa si può fare per affrontarli meglio?

Certamente si, la crisi economica poi non ha aiutato. Tuttavia la commissione affari sociali analizza costantemente i problemi degli indigenti, cercando di andare loro incontro e avendo cura delle situazioni meno agiate. Inoltre, da tre anni, il Co.ge.sa. ha ottenuto una nuova sede per la housing sociale nell’ex sede dei Padri dottrinari, di proprietà comunale, il tutto per agevolare le fasce più deboli.

Ci sono organizzazioni di volontariato nel suo Comune? Collaborano con il Comune? Se si, in che modo?

Certamente si e tutte collaborano, nessuna esente. Soprattutto nell’ambito delle manifestazioni, in cui ognuna fa la sua parte e offre il suo contributo. Credo che coinvolgere le realtà del paese sia fondamentale per fare sinergia e dare un imprinting territoriale a chi ci osserva dall’esterno. Senza contare che, il calore umano, e la collaborazione, portano a sintonia e voglia di fare.

Ha ancora un sogno o un progetto tutt’ora nel cassetto, che vorrebbe poter realizzare?

Accanto all’orgoglio di poter dire che San Damiano mai è stata bella come oggi un rammarico c’è: di non aver completato il percorso ad anello della città con una ciclabile, che in parte abbiamo realizzato. Il sogno era quello di collegare tutte le frazioni e borgate sandamianesi tra di loro e con il nucleo storico. 11 km di pura bellezza e magia. Credo sia un progetto fondamentale per vivere meglio a San Damiano e un’offerta turistica di rilievo. Amo andare spesso nelle importanti città d’arte del centro Italia, in cui vedo e apprezzo le tante biciclette su percorsi immersi nella natura o nei centri: mi suscita un senso di rispetto per l’uomo, armonia con l’ambiente ed eleganza dei luoghi. Dunque lascio questo sogno come monito per la prossima amministrazione, perché possano finalmente liberarlo dal cassetto in cui è silenziosamente riposto. I prossimi amministratori non dovranno essere timidi, dovranno pensare alla bellezza ed investire nella bellezza.

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