Processo a un povero Cristo: appuntamento a Viarigi con Cunté Munfrà

Riprende la rassegna “Cunté Munfrà – dal Monferrato al mondo”, che si è affermata negli anni per la sua attenzione alla valorizzazione e promozione della conoscenza del patrimonio linguistico e culturale del Piemonte.

Venerdì prossimo, 19 ottobre, alle 21 a Viarigi presso la Chiesa di San Silverio ci sarà una lettura scenica di un nuovo lavoro teatrale: “Processo a un povero Cristo. La vicenda di Don Grignaschi e dei Magnetisà di Viarigi”.
Si tratta di un testo inedito scritto da Patrizia Camatel sul solco delle attività dell’Archivio della Teatralità Popolare, che prende spunto da vari materiali raccolti sul territorio e varie fonti (tra cui Nattino, che nel 2008 lavorò sul testo dell’arringa di Brofferio).

In scena Sebastiano Amadio e Lucia Giordano del Faber Teater con Massimo Barbero, Giulia Marchiaro, Barbara Mugnai, Marco Pisanò, Stefano Stival e attori dei laboratori teatrali del Teatro degli Acerbi Antonio Arese, Lucia Freschi, Lino Freschi, Mario Cielo, Francesca Mezzano e Ivana Viglione.

1849. La vita degli abitanti di Viarigi viene sconvolta dall’arrivo di Francesco Antonio Grignaschi, sacerdote della Val d’Ossola in odore di eresia, allontanato dalla diocesi di Novara e giunto nell’astigiano grazie al parroco della borgata Franchini, conquistato dalla predicazione di questo controverso personaggio. Don Grignaschi, carismatico, di bell’aspetto, capace di commuovere i cuori e trascinare a sé larga parte della popolazione, si proclamava il Messia ritornato in terra per drizzare le storture della Chiesa e della società.
Non stupisce molto la presa che poté fare la sua spregiudicata predicazione, se si pensa al momento storico turbolento che l’Italia e il Piemonte stavano vivendo: il Risorgimento, la guerra contro l’Austria, i moti rivoluzionari avevano aggravato le condizioni di vita delle classi sociali più basse, alla mercé di carestie e dazi. Un Messia che prometteva la venuta della giustizia divina in terra era quanto di più sospirato.
Ben presto le autorità ecclesiastiche e civili intervengono contro il nascente movimento religioso dei “Magnetisà” (i seguaci erano così definiti perché si riteneva che Grignaschi li tenesse avvinti a sé con un fluido magnetizzante contenuto in un anello), e il nuovo Cristo viene arrestato insieme ai più stretti accoliti (tra cui diversi sacerdoti e la misteriosa Madonna Rossa), indi scomunicato, processato e condannato a dieci anni di carcere e all’abiura.
Proprio intorno alle vicende processuali, rimaste famose nella cronaca dell’epoca, si snoda la lettura scenica, che viene presentata come il racconto comunitario di un evento fuori della norma; si crea un’atmosfera affascinante intorno a veggenti, miracoli e conversioni, reliquie e riti segreti.

Una storia che attraversa la strada alla Storia, quella del nascente stato italiano, quella di Don Bosco, di Pio IX, dei Savoia, di Angelo Brofferio e di Antonio Rosmini.
Un “oratorio sacro e profano”, filtrato ora dal dibattimento legale, cui prese parte anche l’avvocato Brofferio, ora dalle parole degli umili, desiderosi di riscatto in questo mondo come nell’Altro.

Commenta Patrizia Camatel: “Dedico questo lavoro a Luciano Nattino, ancora una volta. Anzi tutto perché Luciano è mia fonte d’ispirazione, continua. E poi perché nella sostanza considero questa storia un ritorno a quel “mondo dei vinti” che Luciano teneva in così alta ed affettuosa considerazione. Un mondo sconfitto in partenza, se ha da confrontarsi con la legge, i Re ed i potentati d’ogni specie; ma anche invincibile nel lasciare le sue tracce, instancabile nella sua capacità di immaginare un mondo migliore. Perché di questo si tratta: un movimento contadino che si incammina dietro ad un uomo che si proclama Cristo e che in molto gli assomiglia, in fin dei conti. Portare le croci, versare il sangue in nome di chi comanda, piangere i figli partiti e non più tornati, queste sono le sue “stimmate”. Grazie a movimenti come questo, che vengono poi inghiottiti dalle ondate della storia più grande, si prova a costruire poco a poco una società più attenta all’Uomo, più solidale, più tollerante. Un cantiere che non è ancora terminato, per questo la storia deve continuare ad essere raccontata.”

L’ingresso è gratuito, fino ad esaurimento posti.
Info: 339 2532921 – www.casadegliafieri.it#cuntemunfra2018

La rassegna proseguirà domenica pomeriggio 11 novembre allo Spazio Kor di Asti con “Una Guerra bestiale” per la chiusura del Centenario, con incontro organizzato con l’ISRAT e spettacolo “Soldato mulo va alla Guerra” del Teatro degli Acerbi.

La rassegna è promossa dall’Unione Colli Divini – nel cuore del Monferrato e della casa degli alfieri /Archivio della Teatralità Popolare ed è sostenuta dalla Regione Piemonte, dalla Fondazione CRT e dalla Fondazione CRAsti. E’ realizzata in collaborazione con la rivista Astigiani.
La direzione artistica di Cuntè Munfrà è di Massimo Barbero per l’Archivio della Teatralità Popolare di casa degli alfieri, l’ideazione è di Luciano Nattino.