Il 10 ottobre si festeggiano la “Giornata mondiale della Salute Mentale” e la “Giornata europea e mondiale contro la pena di morte”

Mercoledì 10 ottobre ricorrono festeggiamenti duplici: la Giornata mondiale della Salute Mentale e la Giornata europea e mondiale contro la pena di morte.

Il 10 ottobre 2018 si celebra la “Giornata Mondiale della Salute Mentale”, sostenuta dalle Nazioni Unite, per invitare ad una riflessione ed a una maggiore consapevolezza su malattie ad altissimo impatto e sofferenza per chi ne soffre, per le famiglie, per gli amici.

Il 26 settembre 2007, il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa decise di indire una ”Giornata europea contro la pena di morte”, che da allora si tiene ogni anno il 10 ottobre. Fin dal 1997 l’Europa viene definita “spazio libero dalla pena di morte”.

E l’Ordine Assistenti Sociali del Piemonte non perde l’occasione per lanciare un monito perché non siano le persone con disagio psichico ad essere condannate ad una morte in vita.

Barbara Rosina (Presidente dell’Ordine Assistenti Sociali del Piemonte) afferma: “Non ci sembra un caso questa doppia celebrazione se si pensa a quanto la solitudine, che spesso genera la malattia mentale, possa costringere ad esistenze di preoccupazione, di difficoltà, alla mancanza di legami affettivi, di riconoscimento di qualità e caratteristiche positive, alla compressione in un unico ruolo: quello del malato. Possiamo parlare di condanna ad una lenta e quotidiana morte?”

Rosina sottolinea: “Oggi stiamo assistendo ad una stagione politica nella quale non sembrano esserci sistemi ideologici in contrapposizione, concezioni dell’uomo e della società volte all’uguaglianza ed alla solidarietà. Al contrario, è presente la ricerca del massimo consenso basato su scelte quanto più possibili vicine ed in accordo con il senso comune su specifici e circoscritti argomenti. È necessaria, oggi più che mai, una maturazione della consapevolezza della valenza universalistica dell’affermazione dei diritti dei malati di mente e, in generale, di tutti i cittadini. Sappiamo bene che i diritti possono essere garantiti solo se vi sono le condizioni materiali per la loro fruibilità: i diritti civili e politici, in assenza di un quadro di diritti sociali, ovvero servizi, opportunità, risorse, non possono essere agiti o comunque non servono ad affrancare i loro titolari dalle condizioni di marginalità e di esclusione.

Le risposte della politica, se adeguate e non intermittenti, rappresentano una base da cui partire. Per i professionisti dell’aiuto, però, è compito di ogni operatore e di ogni cittadino fornire il proprio prezioso contributo contro la dilagante e letale indifferenza.

Rosina precisa: “Possiamo ritrovare nella storia della psichiatria italiana strategie, ancora oggi adottabili dagli assistenti sociali e dagli operatori della salute mentale, per portare avanti progetti finalizzati ad attività di promozione della salute e benessere con l’obiettivo di avvicinare i luoghi di cura ai contesti di vita. Ma nulla possono le istituzioni se ciascuno di noi crede di non essere importante, nel suo piccolo e quotidiano, e non volge lo sguardo ed affianca persone che soffrono di una malattia mentale e le loro famiglie”.

Barbara Rosina conclude: “Un tempo quando si pensava alla malattia mentale si pensava ai manicomi. Oggi non vi sono più le mura che separavano fisicamente, gli sguardi della gente non sono più bloccati da queste barriere. Questi sguardi sono, purtroppo, spesso intrappolati nel disinteresse, nell’individualismo, nella fretta, nella paura, nella difficoltà di esprimere una vicinanza. I luoghi di cura sono visibili, ma occorre essere accompagnati a vederli. I luoghi di cura sono anche le strade, le piazze, le scuole, gli uffici, i negozi, le reti familiari e di amicizia dove ciascuno può incontrare persone con una malattia mentale. Dobbiamo chiederci tutti i giorni, nelle nostre vite, quanto la solitudine, l’indifferenza ed il disinteresse possano condannare a vite desertificate le persone con un disagio psichico. Corriamo il rischio di esporle ad una pena simile alla pena di morte che, con convinzione, si cerca di abolire in tutti i Paesi del mondo”.

L’Ordine Assistente Sociali del Piemonte, per voce della sua Presidente, richiama ad assumersi l’impegno di concorrere alla costruzione di incontro, dialogo e di rapporti attenti al bene autentico di ciascuno: come per la pena di morte occorre una mobilitazione continua, nella quotidianità, che riesca a fermare involontarie, inarrestabili lente esecuzioni.