Femminicidio di Govone: una lite causata dal vizio gioco del marito degenerata in tragedia

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E’ stato il vizio del gioco il motivo scatenante della lite che è degenerata nell’uxoricidio a Govone, lo scorso 26 giugno.

Dopo la notizia dell’arresto del marito di Roberta Perosino, trovata morta in casa, questa mattina sono stati resi noti i dettagli dell’indagine condotta dai Carabinieri e che hanno portato alla ricostruzione di quanto realmente accaduto.

A ricostruire i fatti sono stati i capitani Giampaolo Canu, comandante del Nucleo Investigativo di Cuneo, e Giacomo Conte, comandante della Compagnia di Alba: “Alle ore 09,30 circa del 26 giugno 2018 Arturo Moramarco ha chiamato il 112 segnalando di aver rinvenuto il corpo della moglie, Roberta Perosino, privo di vita, all’interno della casa familiare di Govone. La donna, rinvenuta distesa sul pavimento della cucina, non presentava segni di ferite evidenti mentre l’abitazione era in evidente stato di disordine. Pur in assenza di effrazione e di ammanchi, lo stato dell’alloggio aveva in un primo tempo lasciato pensare ad un tentato furto/rapina, durante il quale gli autori, evidentemente scoperti dalla donna, ne avevano causato il decesso.”

Ma in seguito all’intervento dei carabinieri presso l’abitazione alcune cose non quadravano, soprattutto alcune dichiarazioni del marito: “Ha dichiarato i essere uscito dalla propria abitazione alle 7.45 del mattino e di avervi fatto ritorno proprio solo alle 9,30 indicando le varie tappe della sua uscita, dalla passeggiata mattutina, alla commissione all’ufficio postale trovato chiuso, dalla tabaccheria di Canove sino al bar di Priocca dove ha preso un caffè prima di tornare a casa e fare la macabra scoperta” dichiarano i due capitani.

L’analisi delle immagini di videoripresa registrate dagli impianti pubblici e privati della zona hanno – da subito – consentito di affermare con certezza che l’uomo, invece, era uscito dall’abitazione solo alle ore 9,00. In piu’, questi presentava due piccole escoriazione sul collo e sul lobo sinistro, entrambe recenti a cui non aveva saputo dare una spiegazione.

Tali particolari, unito all’esito dell’autopsia, secondo la quale la signora Perosino era deceduta per asfissia a causa di un’azione violenta; all’attività di sopralluogo eseguita, in base alla quale è emerso che il corpo era stato spostato nella posizione in cui era stato rinvenuto (una modalità inusuale per dei malviventi scoperti durante un furto o una rapina) e alle analisi biologiche sulle tracce di sangue rilevate – sempre in sede di sopralluogo – su alcuni oggetti prelevati dai cassetti dai “ladri”, tutte risultate provenienti dalle ferite del Moramarco hanno determinato ulteriori approfondimenti.

Sono stati sentiti i parenti, gli amici e i vicini di casa da cui è stato possibile inquadrare i rapporti tra i due nell’ambito di una normale vita familiare, priva di litigi; in realtà, le indagini di natura economica eseguite hanno permesso di riscontrare un motivo di tensione: le spese che il marito aveva aumentato per far fronte (come poi è stato accertato) ad un fenomeno di ludopatia (non diagnosticato) di cui era affetto. I due, dal momento del pensionamento dell’uomo (marzo 2018), litigavano per il “vizio” di giocare alle slot manifestato da quest’ultimo.
Le investigazioni hanno permesso di riscontrare che Moramarco, dal suo pensionamento, aveva cominciato ad intaccare i risparmi della coppia ed aveva fatto prelievi (quasi tutti utilizzati per giocare alle slot) per complessivi 20.000 euro in tre mesi.

A riprova delle discussioni in corso tra i due è emerso che durante il sopralluogo dell’abitazione (subito sottoposta a sequestro) è stato rinvenuto e sequestrato un biglietto scritto dalla donna in un momento di rabbia ed indirizzato al marito, sul quale aveva scritto: “Non cercarmi da nessuna parte, non so quando torno e se tornero’”.

Il Tribunale – Sezione GIP di Asti (dott.Giorgio MORANDO), sulla base degli elementi acquisiti e rappresentati nella richiesta di misura cautelare della dott.ssa Simona Macciò, P.M. di Asti, ha emesso la custodia cautelare in carcere nei confronti del MORAMARCO, eseguita nei giorni scorsi nei suoi confronti. Quest’ultimo, messo davanti alle innumerevoli contraddizioni, ha reso piena confessione dell’addebito, ammettendo di aver simulato un furto nell’abitazione per sviare i sospetti.

Nella stessa circostanza, ha anche confessato la ragione dell’omicidio: quella mattina aveva litigato con la moglie proprio per il suo vizio del gioco. All’ennesima rimostranza della moglie, che si era accorta degli ammanchi di denaro, aveva perso la testa, soffocandola con un cuscino dopo averla spinta sul letto. Dopo averla uccisa, l’aveva trasportata fino alla cucina simulando la “visita dei ladri”.

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