“Orlando perso e ritrovato”, dal testo ariostesco molti spunti per guardare alla vita oggi foto

Frutto della collaborazione di un anno di lavoro tra il Teatro degli Acerbi e la cooperativa CrescereInsieme, “Orlando perso e ritrovato” è lo spettacolo andato in scena ad Acqui, a Canelli e ad Asti nelle scorse settimane in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato e visto complessivamente da almeno 500 persone.

Elena Romano, regista e attrice del Teatro degli Acerbi, descrive in questi termini la genesi e l’evoluzione del progetto: “Siamo partiti dal racconto di Orlando per una serie di ragioni: prima di tutto i personaggi del poema di Ariosto si muovono come scacchi bianchi e neri su una scacchiera, i paladini di Carlo Magno e i saraceni, in secondo luogo perchè l’amore vince sulla guerra e di questi tempi ci sembrava calzante” Sottotitolo dello spettacolo è infatti Noi vogliam far vincere l’amore. “E infine perché, con Astolfo, abbiamo avuto il pretesto per andare sulla Luna a trovare le cose perdute, che sono tante”. I grandi classici, spiega “sono il mezzo migliore per mediare una cultura dato che incarnano archetipi e valori chiari”.

Un percorso cresciuto (nei numeri e nella qualità) rapidamente
Il progetto di un laboratorio teatrale che coinvolgesse i migranti nasce più di tre anni fa, la cooperativa CrescereInsieme da anni lavora nell’ambito dell’accoglienza e dell’integrazione. Il connubio con il Teatro degli Acerbi è stato fin da subito potente e fruttuoso e quest’anno i frutti hanno avuto anche una eco nazionale. Infatti, l’esperienza si è arricchita e nobilitata anche grazie all’interessamento che da parte dell’Istituto di Pratiche Teatrali per la cura della Persona del Teatro Stabile di Torino, che si occupa di teatro sociale ed é diretta da Gabriele Vacis, Roberto Tarasco e Barbara Bonriposi (www.listituto.it) Il gruppo è stato anche coinvolto in una giornata di lavoro teatrale proprio a Canelli con Vacis e Tarasco. Una collaborazione che continuerà anche per l’anno a venire.

Un esperimento con un “lontanissimo” Orlando che diventa cura e ricerca “intima”
Elena Romano descrive così il nocciolo del lavoro “In quest’anno abbiamo scoperto che il meccanismo che fa passare dalla diffidenza alla fiducia, dalla distanza alla vicinanza è estremamente delicato e che serve molta “cura”. Il risultato é stato splendido: una compagnia di trenta persone in cui non si percepivano differenze, un lavoro corale e ben riuscito”.

Lo spettacolo tocca corde profonde, un momento di grande potenza emotiva è sicuramente quando ognuno dona a Orlando qualcosa che egli stesso ha perso, e ritrovato sulla Luna. Sempre la Romano “La Luna sicuramente è dentro di noi, il luogo delle cose perdute è in noi, nel nostro cuore. Tutte le cose che abbiamo perso, a partire dall’umanità, sono dentro di noi, nascoste il più delle volte dalla paura o dall’egoismo.

Infine, ma quanto c’è dell’Orlando ariostesco e quanto c’è di nuovo in questo lavoro? ” Del poema ariostesco abbiamo conservato e recitato delle intere ottave e abbiamo permeato tutto il testo con la nostra ironia e la nostra voglia di giocare tutti insieme al teatro. Il risultato è stato uno spettacolo professionale, preciso e vero, riuscito anche grazie al grande impegno, alla solidarietà e alla cura, parola chiave che ritorna sempre più spesso, di tutti i componenti del gruppo. É stato un lavoro di vera integrazione e umanità. Grazie a CrescereInsieme di credere ancora nel valore sociale del teatro.”