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Massimo Martinelli: “Riprendiamoci la gioia di bere del vino”

Il grande enologo Massimo Martinelli è al centro di questo nostro nuovo appuntamento con la narrazione digitale dei Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato.

Il pezzo è estratto dalla lunga intervista realizzata da Marcello Pasquero, giornalista di Radio Alba, che ringraziamo per la preziosa collaborazione.

Massimo Martinelli: “Riprendiamoci la gioia di bere del vino”

di  Claudia Solaro

Siamo con Massimo Martinelli, grande enologo. Raccontiamo la sua storia, le sue origini, la sua formazione…

“Io ho delle origini abbastanza complicate, perchè mio papà era bergamasco, e mia madre invece era tra il Monferrato e le Langhe, poi purtroppo il mio papà è mancato che avevo tre anni, mia madre… io sono nato in mezzo alle risaie perchè mio padre dirigeva un’azienda agricola nel vercellese. Quando lui è mancato, mia madre è tornata a casa dai suoi e abbiamo vissuto tra Mango e Alba, quindi per me Mango è un riferimento molto preciso, i luoghi dove passi l’infanzia ti rimangono dentro. Poi, va beh, a Mango a casa mia si parlava italiano e a Mango io uscivo per le vie del paese e facevo amicizia con i ragazzi della mia età e lur parlavu piemunteis, quindi io rapidamente ho dovuto acquisire una seconda lingua, il piemontese, che per me oggi è la prima perchè parlare piemontese è una cosa bellissima. Poi ovviamente la scuola l’ho fatta ad Alba, alle medie, e l’unica possibilità di sbocco che mi potesse dare soddisfazioni era l’Enologica. In quegli anni lì, parlo del 59-60 quella di Alba era una scuola all’avanguardia, arrivava gente da tutte le parti d’Italia a frequentarla.”

Prime esperienze di lavoro a Lugano, dove ha conosciuto i vini di da tutta Italia, della Spagna, del Portogallo, della Francia, dell’Est Europeo, Ungheria, Bulgaria, Romania, della Grecia, addirittura del sud Africa e del Cile: la scoperta di un nuovo mondo e il ritorno a La Morra, alle Cantine Ratti…

“Son tornato a casa e ho passato nella Cantina Ratti quarant’anni della mia vita, quindi ho collaborato alla realizzazione di tanti progetti, di tanti sogni, di tanti desideri e poi c’è anche il momento in cui uno deve avere il coraggio di dire va bene, le cose le ho fatte, vado in pensione ma la mia è una pensione molto attiva, nel senso che nel frattempo con la mia gentile fanciulla abbiamo messo su casa in questo luogo, anche perchè attorno c’è una vigna, quindi io ero sempre impegnato a fare il vino e poi c’è venuto in mente di allestire delle camere per fare un agriturismo. Quindi noi attualmente abbiamo una duplice attività: produciamo vino e ospitiamo le persone. Sono entrambi due campi molto attuali, molto di moda: io dico che l’Italia potrebbe basare tutte le sue forze sulla cucina, sulla bellezza dei luoghi e sul vino, e sull’ospitalità ovviamente. In più l’Italia è il Paese che ha la maggior ricchezza di monumenti, quindi noi dobbiamo giocarle bene queste carte.”

Come vede il movimento turistico che si è sviluppato intorno ad Alba?

“Ad Alba forse il turismo ha raggiunto dei livelli anche un po’ esasperati, Alba è un nome tale di richiamo per cui tutto il mondo fluisce li, ma noi vediamo che molti che vanno ad Alba poi preferiscono venire a dormire di qua (A Vicoforte di Mondovì, ndr), perchè qui è un luogo più tranquillo, più riposante, meno stressante. Noi abbiamo degli ospiti che la prima notte non dormono, e al mattino a colazione dicono “Non abbiamo dormito perchè qui c’è troppo silenzio” e a me fa ridere, perché noi siamo abituati al silenzio ma il silenzio è una cosa importante, il silenzio è un elemento che ti permette di meditare, di riflettere, di sognare…e quindi io credo, sono sicuro che qua ci sono delle possibilità enormi.”

Che rapporto c’è tra i nuovi stili di vita e approccio al vino?

“La vita è già di per sé molto complicata e bisogna saperla anche prendere un po’ con ironia, con un certo distacco anche perché altrimenti siamo tutti vittime di qualcosa che non funziona, ma non è che lamentandoci noi possiamo cambiare le cose, per cui secondo me è meglio non lamentarci e seguire dei percorsi. Se in questi percorsi ci sono dei momenti di relax e allegria perchè no?

Poi ovviamente io ci metto sempre dentro il vino e oggi io sostengo e ogni tanto lo dico anche che di vino se ne parla troppo e se ne scrive troppo ma se ne beve poco. Riprendiamoci la gioia di bere del vino: il vino deve essere una cosa gioiosa, deve essere una cosa allegra, deve essere compagnia, amicizia e questo per me è l’elemento essenziale. Forse abbiamo perso anche un po’ il piacere di incontrarci perchè con tutti questi marchingegni la gente comunica continuamente ma senza dirsi una parola, ma la parola detta credo abbia più valore che non il messaggino. Poi va bè io non sono tecnologico, non riesco ad adattarmi a queste scappatoie ma il parlare…il parlare deve essere una cosa bella, così come lo scrivere.”

Torna spesso nei discorsi legati al vino, il riferimento alla rivalità tra Italia e Francia. Oggi qual è la situazione? I prezzi dei vini francesi sono ancora mediamente più alti però in qualità, forse, li abbiamo anche superati…

“Possiamo discuterne tranquillamente ma vi racconto una cosa che secondo me è abbastanza significativa. Pensate che fino agli anni ’60, nelle Ambasciate Italiane nel mondo il vino che si beveva era il vino francese. Ci rendiamo conto di questo? Ed è stato il presidente Saragat che ha imposto alle ambasciate italiane di bere vino italiano:”Perchè voi dovete dare, avete l’obbligo come ambasciatori, lo dice anche la parola stessa, ambasciatore è uno che porta qualcosa, avete l’obbligo morale di far capire che anche da noi c’è il vino buono.” E quindi pian piano noi abbiamo costruito un’immagine che è importantissima.

Oggi come oggi, io dico che noi ci confrontiamo con i francesi e in certe situazioni siamo anche più avanti perchè abbiamo una qualità che è straordinaria e che costa un po’ meno e a me fa molto piacere vedo che c’è un flusso sempre più intenso di visitatori francesi, i quali arrivano e poi dicono “ma cribbio qui avete del vino buono, avete una cucina molto buona” perchè in Francia se volete mangiare bene dovete andare nei locali di alto livello, che costano una sciupatà, invece noi abbiamo la fortuna di avere questa “catena” di trattorie a conduzione familiare dove si mangia bene a dei prezzi contenuti.”

Ma perchè si mangia bene?

“Perchè se c’è lavoro, tutti i giorni tu hai del cibo fresco da proporre, perchè lo cucini al momento, questo è il grande segreto! Io vedo nelle famiglie francesi, ho molti amici, e tante volte quando vado a trovarli dico “io arrivo, siamo in quattro noi, vi preparo pranzo” e per loro è una festa perchè sanno che se io arrivo faccio delle cose al momento che loro neanche se le sognano, perchè loro aprono tanti pacchetti, tutto preparato, tutto condito, no, noi siamo più avanti sotto quell’aspetto, cioè abbiamo un maggior rispetto per la nostra salute quindi per la qualità dei cibi.

E il vino sta seguendo questo filone e secondo me noi siamo in una situazione anche “privilegiata” perché abbiamo lottato, abbiamo faticato, nessuno ci ha regalato nulla e se oggi siamo presenti sulle carte dei vini di locali più importanti nel mondo è perchè la nostra qualità è sicuramente di alto livello.”

Nella foto, Massimo Martinelli immortalato da Bruno Murialdo.

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Il Progetto “Comunicare la Bellezza: Narrazione Digitale dei Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato” è realizzato grazie al contributo di:

Regione Piemonte

Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato

Cooperativa della Rava e della Fava

Il Progetto ha ricevuto il Patrocinio di:

Associazione per il Patrimonio dei Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato

Comune di Asti

Comune di Nizza Monferrato

Comune di Vaglio Serra

Provincia di Asti