Coldiretti, la reintroduzione del voucher potrebbe portare 50mila nuovi posti

«La reintroduzione dei voucher potrebbe portare a recuperare 50mila posti di lavoro nel nostro Paese, portando in trasparenza le attività stagionali come la raccolta della frutta e la vendemmia». Questo sostiene Fabrizio Galliati, presidente di Coldiretti Torino, commentando positivamente sia le dichiarazioni di Gian Marco Centinaio, ministro delle Politiche agricole, sia l’apertura del vice premier Luigi Di Maio, che si sono detti pronti a reintrodurre i voucher in agricoltura e per le colf, come peraltro previsto nel contratto del Governo firmato dal Movimento 5 Stelle e dalla Lega.

«Quella dei ministri è un’apertura importante – rimarca Fabrizio Galliati – che è sostenuta con convinzione dalla Coldiretti dopo che la riforma ha, di fatto, praticamente azzerato quella che era una opportunità in agricoltura per integrare il reddito delle categorie più deboli. I voucher servivano anche per avvicinare al mondo dell’agricoltura giovani studenti o mantenere attivi anziani pensionati. La nuova normativa – denuncia Fabrizio Galliati – si è rivelata un flop per il settore agricolo dove ha fatto crollare del 98 per cento in valore l’uso dei buoni lavoro a causa di un eccesso di inutile burocrazia di cui, in parte non irrilevante, è responsabile la piattaforma informatica creata dall’Inps che non tiene in considerazione le specificità del lavoro nei campi».

«Ora occorre agire in fretta poiché l’estate – aggiunge Michele Mellano, direttore di Coldiretti Torino – coincide con il periodo di maggior impiego di lavoro nelle campagne. A partire dalle attività di raccolta di verdura e frutta, come albicocche o pesche, fino ad arrivare alla vendemmia che si concentra nel mese di settembre. Secondo un sondaggio Coldiretti/Ixe’ il 68 per cento dei giovani italiani sarebbe  disponibile a partecipare alla vendemmia o alla raccolta della frutta. I voucher sono uno strumento positivo per l’economia e il lavoro dei territori interessati e sono anche validi nel contrastare il sommerso».

«I voucher – informa Fabrizio Galliati – erano stati introdotti in via sperimentale nel 2008 per la vendemmia, proprio per le peculiarità dell’offerta di lavoro nelle campagne. Nel corso degli anni successivi l’agricoltura è stata l’unico settore che è rimasto praticamente “incatenato” all’originaria disciplina “sperimentale”, con tutte le iniziali limitazioni, contrariamente agli altri settori: solo lavoro stagionale e solo pensionati, studenti e percettori di integrazioni al reddito».

«Non è un caso – rimarca Michele Mellano – che il numero di voucher impiegati in agricoltura in pratica sia rimasto stabile dal 2011, senza gli abusi che si sono verificati in altri settori. In agricoltura, nell’ultimo anno prima dell’abrogazione, sono stati venduti 2 milioni di voucher: più o meno gli stessi dei 5 anni precedenti, pari all’incirca a 350mila giornate l’anno di lavoro che hanno aiutato ad avvicinare al mondo dell’agricoltura giovani studenti e a mantenere attivi molti anziani pensionati nelle campagne».
Fabrizio Galliati chiude così: «L’Italia non può permettersi di perdere parte delle opportunità di lavoro che vengono da uno dei settori più dinamici dell’economia. E’ importante poter assicurare al settore uno strumento che semplifichi la burocrazia per l’impresa, rendendola agile e flessibile. Bisognerà riuscire a soddisfare il criterio di tempestiva disponibilità all’impiego e generare opportunità di integrazione al reddito».