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Speciale 118 Sindaci: intervista a Lorena Avramo, sindaca di Serole

118 Sindaci: incontriamo Lorena Avramo, sindaca di Serole.

Da bambina aveva mai immaginato di diventare sindaca?

No, anche se mia mamma era già stata consigliere comunale a Spigno.

Com’è nata la Sua candidatura a sindaca?

Ero già assessore quando il sindaco precedente decise di non ricandidarsi più alla carica. Fu lui a chiedermi di candidarmi.
L’idea di provarci mi piacque, anche se sarebbe stato un impegno in più per me e la mia famiglia. In particolare mi preoccupava di più il fatto di avere meno tempo per la mia bambina.

Aveva già qualche esperienza di tipo amministrativo o comunque nel settore pubblico?

Ero già stata assessore. Inoltre, con l’attività mia di libero professionista (sono Geometra) avevo già avuto molto a che fare con Pubbliche Amministrazioni.

Quale è stato il suo primo pensiero nel momento che ha capito di essere stato eletta?

Fui soddisfatta, ma nello stesso tempo preoccupata di non riuscire a fare bene. Questo anche perché la lista di minoranza era composta da persone che avevano una buona levatura culturale.

Quale è stato (o è) l’impegno più complesso che in questa carica ha dovuto affrontare?

Sono tanti gli impegni complessi anche perché in un comune piccolo come il mio il sindaco si accolla tutto. Direi però che forse l’impegno più complesso è quello di occuparsi delle viabilità. (pulizia, manutenzione, buche e fossi, frane, sgombero neve ecc.) Devo dire che la situazione è complessa perché in questo caso non ho dipendenti comunali che se ne occupano.

A quale tipologia di materia o argomento deve dedicare più tempo?

Qui non ci sono deleghe e mi occupo di tutto. Dedico certamente più tempo all’edilizia, ma forse perché è anche il settore che per motivi professionali conosco meglio di altri.

Fino ad oggi, quale è stato l’atto da Lei compiuto in carica, che Le ha dato più soddisfazione?

Un paio di mesi fa, per la prima volta, ho unito in matrimonio una coppia locale. La cosa mi ha particolarmente soddisfatto perché nel paese, di matrimoni non ce ne sono quasi mai.

In che modo (o in quali modi) comunica con i concittadini?

Passaparola e Whatsapp. Uso anche il telefono per raggiungere i cittadini che so non avere o non essere in grado di usare questo nuovo strumento di comunicazione.

Soddisfatto di come porta avanti il suo incarico o no? Si augura di poter continuare per altri mandati amministrativi?

Si, ci metto del mio meglio e accetto anche le critiche, a volte sono anche costruttive.
Spero di essere eletta ad un secondo mandato perché ho tanti progetti aperti che vorrei chiudere nel miglior modo possibile.

Quali accorgimenti, che lei ha attuato, consiglierebbe ai colleghi per rendere l’azione del sindaco più efficace?

Consiglio ai miei colleghi, che come me devono gestire un paese piccolo ma con ampia dispersione territoriale di utilizzare Whatsapp. E dedicare un po’ di tempo all’educazione delle persone ad utilizzare questo strumento. Con questo strumento si può intervenire tempestivamente in ogni tipo di occasione.

Di cosa avrebbe bisogno un sindaco per fare funzionare meglio la macchina comunale?

Meno burocrazia e più elasticità nel consentire al comune di scegliere come spendere i propri soldi.

Il problema sicurezza, nel suo Comune come è percepito dai cittadini? Cosa viene fatto e cosa, eventualmente, si dovrebbe fare di più.

Abbiamo messo in funzione quello che si chiama “Controllo del Vicinato”, abbiamo un ottimo accordo col maresciallo dei carabinieri (c’è da dire che loro operano in un posto di confine fra province e regioni, cioè in un contesto non facile come competenze territoriali). I carabinieri sono molto presenti sul territorio.
Abbiamo installato una prima telecamera, e ne metteremo delle altre se troveremo i supporti finanziari necessari attraverso gli appositi bandi.
Inoltre facciamo un gran lavoro per sensibilizzare ed educare i cittadini affinché imparino a segnalare immediatamente individui sospetti che si aggirano a volte nei nostri territori.

Sono aumentati negli ultimi anni i bisogni sociali della popolazione? Di che tipo? Cosa si può fare per affrontarli meglio?

Si. La popolazione è sempre più anziana. C’è la problematica trasporti. Abbiamo una convenzione con l’ente di assistenza CISA e con la Croce Rossa di Monastero Bormida.
Una altro particolare tipo di assistenza, di tipo più infermieristico per gli ultrasessantacinquenni ci viene fornita dall’associazione “L’infermiera di famiglia” che opera da tempo nel sud dell’astigiano.

Ci sono organizzazioni di volontariato nel suo Comune? Collaborano con il Comune? Se si, in che modo?

Qui c’è solo la Pro Loco. Però c’è molta solidarietà fra le famiglie residenti.

Ha ancora un sogno o un progetto tutt’ora nel cassetto, che vorrebbe poter realizzare?

Vorrei allestire un locale di prima accoglienza (eventualmente una casetta di legno) da utilizzare come punto di sosta e ristoro per i nostri visitatori che giungono in paese. Ora non esiste nessun luogo di ricettività o riunione, non abbiamo più ristoranti o bar.
E vorrei anche che fosse sempre garantita la disponibilità di tenere in ordine le strade interpoderali.

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