Quale futuro per Comuni e Province? Un tavolo di confronto e riflessione

Tra riforme incompiute, funzioni da esercitare e risorse sempre più ridotte, gli enti locali vivono una stagione di grande difficoltà ed incertezza.

Se n’è parlato venerdì scorso nell’incontro “Quale futuro per Comuni e Province?”,  voluto e organizzato dalla Prefettura di Asti e dalla Fondazione Giovanni Goria, presso l’ex Chiesa del Gesù, Palazzo del Michelerio.

Il convegno, partendo dagli interventi dei relatori ha offerto ai cittadini e agli amministratori, la possibilità di confronto sul tema anche attraverso la condivisione di opinioni ed esperienze.
Presenti in platea, oltre ai numerosi sindaci, il senatore Massimo Berutti e il vicesindaco della Città Metropolitana di Torino, Marco Marocco.
Molti gli interventi che si sono susseguiti nella mattinata risultati utili per approfondire un tema complesso. Dopo i saluti di Gianfranco Miroglio, presidente Ente Parchi, che ha fatto gli onori di casa e di Marco Goria, presidente della Fondazione Giovanni Goria che ha ricordato l’importanza che questi temi avrebbero ancora oggi per l’On. Giovanni Goria, che pose al centro del suo operare il rinnovamento delle Istituzioni e delle classi dirigenti, a traghettare nel vivo la mattinata di confronto, sono stati già gli interventi di saluto dell’Assessore Comunale, Renato Berzano, in rappresentanza del Sindaco Maurizio Rasero, del Presidente della Provincia, Marco Gabusi e del Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, Mario Sacco.

Marco Gabusi, in particolare, ha sottolineato come la legge n. 56 del 7 aprile 2014, comunemente detta Delrio, aveva avviato una trasformazione delle Province, in attesa di una loro abolizione, di competenza di una legge di rango costituzionale, che non c’è stata. Le legge 56/2014 resta pienamente vigente, ma, anche solo per questo motivo, meriterebbe un “tagliando” preceduto da un doveroso approfondimento. Da un lato, va affrontata la qualità del progetto della città metropolitana, dall’altro, è urgente una riflessione sulla condizione tra un “non più” e un “non ancora” delle Province.

“La legge Delrio va riformata per forza. Sarà importante capire la scelta di questo Governo perché abbiamo bisogno di risposte politiche subito” ha dichiarato Gabusi, critico con la legge Delrio.

Sui punti di forza della riforma, pur non mancando di sottolinearne anche quelli di debolezza, si è concentrato Franco Pizzetti, professore di Diritto Costituzionale e già Presidente dell’Autorità garante per la Privacy, il quale ha sottolineato il carattere evolutivo di ogni riforma che difficilmente nasce perfetta, ma deve individuare, in corso d’opera, accorgimenti e aggiustamenti indispensabili alla realizzazione degli obiettivi di fondo posti dal Legislatore. Pizzetti, in particolare, ha evidenziato come la legge abbia introdotto elementi di semplificazione dei livelli politici locali e abbia “messo nelle mani dei sindaci i territori”, segnalando che “i suoi limiti si devono principalmente alle scelte economiche sbagliate: proprio quando si doveva attuare la Delrio, hanno tagliato i fondi alle Province”.
Tornando sul tema della semplificazione dei livelli politici, Pizzetti ha precisato che, a suo avviso, si è trattato di una scelta dettata da motivi di “economia funzionale” e, quindi, non solo per i costi, ma soprattutto perché “troppi livelli si antagonizzano”. Pizzetti ha concluso il suo intervento invitando a “resistere alla tentazione di tornare indietro perché non sappiamo come andare avanti”.

Dell’esigenza di “manutenzione” dell’ordinamento degli Enti Locali, ha parlato invece Riccardo Carpino, prefetto e già Capo di Gabinetto Ministro Affari regionali.
Carpino ha ricordato che si deve prendere atto che la realtà italiana è quella dei piccoli comuni e che per loro andrebbe pensato un efficiente sistema di supporto. Anche se ritiene che la legge 56 sia una scommessa vinta, ha detto che vede come “necessario un tagliando sulla riforma delle Province e sulle Città Metropolitane che non possono essere delle province un po’ più grandi e che continuano a essere ‘non percepite’ perché si resta appiattiti sulle città capoluogo. Si tratterebbe di avviare un percorso di “semplice e ordinaria manutenzione” che comporta, comunque, delle scelte da parte della politica”.

Si è concentrato sullo stato di attuazione del federalismo fiscale, l’intervento di Matteo Barbero, esperto di diritto amministrativo, che ha avuto il compito di sostituire “in corsa” il Consigliere parlamentare, Claudio Tucciarelli, trattenuto a Roma per motivi di lavoro.

Barbero ha delineato il processo attuativo della legge delega n. 46 del 2009 che, con la sua entrata in vigore, prefigurava una progressiva estensione dell’autonomia finanziaria di Regioni ed Enti locali, attraverso meccanismi complessi e delicati, in ordine alla quale, tuttavia, la crisi economico-finanziaria ha segnato uno scarto netto rispetto alle intenzioni di partenza.

“L’armonizzazione dei bilanci pubblici e la determinazione dei fabbisogni standard hanno consentito di ottenere una maggiore leggibilità e trasparenza, però, oggi, l’assetto è molto più centralizzato. Si assiste a una torsione tra autonomia e centralizzazione che va corretta. La standardizzazione dei costi dei fabbisogni crea difficoltà poiché il comparto è molto eterogeneo.” Barbero, dopo essersi soffermato sulle difficoltà dei piccoli comuni a svolgere le loro funzioni, ha poi ricordato che la Sentenza della Corte Costituzionale 101 del 2018 ha giudicato incompatibili le limitazioni poste dal blocco dell’avanzo di amministrazione. “Come dire che se l’avanzo esiste, l’avanzo è spendibile indipendentemente dall’esigenza di risanamento del Paese nella sua totalità. La situazione è oggi quella di essere sottoposti a una legge molto restrittiva, svuotata di contenuto dalla Corte Costituzionale”.

L’ultimo intervento al tavolo dei relatori è stato quello di Marco Orlando, direttore dell’Anci Piemonte che ha sottolineato lo sproporzionato sacrificio, per effetto della crisi, chiesto al comparto degli enti locali, evidenziando che “i Comuni sono enti che hanno la missione di erogare servizi. Una missione che è stata messa in dubbio. I comuni devono potere investire e c’è la necessità urgente di liberare quote di spesa corrente. Anche la situazione finanziaria delle Province non è più sostenibile. Non riescono a programmare un budget di intervento sulle funzioni.” Parlando anche delle città metropolitane, Orlando ha focalizzato l’attenzione sul fatto che al momento “non esiste un disegno strategico nazionale”.

Una richiesta d’attenzione da parte di tutti gli attori coinvolti dunque. Comuni, province e città metropolitane, bene rappresentate in occasione di questo incontro che ha voluto essere l’occasione per ridestare l’attenzione sul tema delle autonomie locali e del loro funzionamento. Tema che oggi sembra scomparso dal dibattito politico, ma resta imprescindibile per assicurare servizi efficienti e una migliore qualità della vita ai cittadini.
Al termine delle relazioni è seguito un interessante confronto con i relatori.
Hanno preso la parola, tra gli altri, il Senatore Massimo Berutti e Gianluca Forno, vicepresidente di ANCI Piemonte e Sindaco di Baldichieri d’Asti.

Il prefetto, Paolo Formicola, ha voluto concludere l’incontro, sottolineando gli elementi di contesto: “Dobbiamo ricordare sempre in che momento storico nascono queste riforme e quali erano le priorità del Paese. Tutte le complessità e le criticità espresse oggi sono derivate dalle gravi difficoltà di tenuta economica del sistema Italia. Abbiamo vissuto, a mio modo di vedere, due tempeste, prima quella del rischio di commissariamento da parte dell’Europa e poi quella di tipo istituzionale con al centro le Province. Anche il federalismo fiscale è stato bloccato perché incompatibile con questo scenario”.

Formicola, dopo aver evidenziato anche lui le criticità e le complessità di un intervento risolutivo sulle città metropolitane, ha espresso l’opinione che la riforma delle Province, dal punto di vista dell’architettura funzionale, sia una riforma che si possa affrontare, proprio in una prospettiva manutentiva, “con il cacciavite e non con le ruspe”, pur sottolineando la necessità di disporre di risorse finanziarie certe e adeguate alle funzioni da esercitare. Accanto al tema dei finanziamenti, il Prefetto ha anche posto l’accento sull’esigenza di uno status degli amministratori coerente con le responsabilità cui sono chiamati nell’interesse dei cittadini.

Il prefetto ha, quindi, concluso sottolineando “come ha detto bene Matteo Barbero, oggi la speranza è che l’esito della Corte Costituzionale sugli avanzi di amministrazione si traduca presto in una norma che dia certezze e più risorse per gli enti locali e per i comuni, in particolare, che con i loro investimenti possono essere un importante fattore di crescita su scala nazionale”.