Le Rubriche di ATNews - Comunicare la bellezza

Beppe Colla: ”Partiamo dal passato per arrivare al futuro del Barbaresco”

Nella nostra narrazione digitale dei Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato, proponiamo un estratto sul tema del Barbaresco dalla lunga intervista di Beppe Colla, realizzata da Marcello Pasquero di Radio Alba, i cui contenuti sono stati gentilmente messi a disposizione per il nostro progetto “Comunicare la Bellezza”.

Ovviamente, parlare di Barbaresco implica inevitabilmente parlare anche di Barolo. Vediamo cosa ne pensa uno dei personaggi storici del mondo enologico albese.

Il Barbaresco. Quale futuro per questo vino, vissuto sempre all’ombra del Barolo?

Partiamo dal passato, perché per arrivare al futuro, bisogna partire di li: ad Alba nessuno, negli anni ’50, beveva una bottiglia di Barbaresco.

Il Barbaresco era misconosciuto, se ne produceva quasi niente, e quel poco ha sempre vissuto sul “meno” del Barolo. Il Barolo invecchia di più, il Barolo ha più gradi, il Barolo ha più stoffa, costa di più, tiene di più, mentre il Barbaresco tutto di meno, meno grado, meno colore, meno invecchiamento, e costa di meno. Allora, il Barbaresco, checché ne dicano tutti, ma questa è la realtà, è sempre stato venduto dai barolisti, Fontanafredda, Marchesi di Barolo, Pio, Borgogno, Bonardi e bon. Perché a Barbaresco, Gaja, allora, era uno dei pochi produttori e produceva molto Barolo, ricordiamocelo questo…

All’estero non parliamone, non sapevano neanche cosa fosse. Si mandava anche poco Barolo, ma Barolo qualcosa si mandava. Quindi il Barbaresco è nato dopo la guerra, dopo il ’45, con tutto il fastidio del Barolo prima, che il Barolo gli ha sempre fatto la guerra, al Barbaresco. Ma non fatto la guerra. Aveva un altro mercato, aveva altre conoscenze, perché in fondo, il Barolo ha usufruito della Marchesi di Barolo, di Fontanafredda dopo, cioè di grandi nomi che hanno fatto conoscere il Barolo fuori della cerchia di Alba.

La storia del Barbaresco nasce a fine 800 con il professor Cavazza, primo preside della scuola enologica di Alba…

Cavazza era un emiliano, con il grano, perché per fare il vino buono ci vuole anche il grano, lui è andato ad abitare a Barbaresco, perché ha capito la potenzialità del Barbaresco, e non era sfruttato, ha comperato il castello di Barbaresco, allora, per fare la cantina sociale del Barbaresco e cercare di far nascere questo Barbaresco, in contraddizione col Barolo. Ma non c’è riuscito e ha smesso.

Allora erano poche le vigne, si faceva poco Barbaresco e quel poco che si faceva, non si faceva per invecchiarlo tanto, si faceva per fare un vino buono da bere all’anno dopo. Nebbiolo, tutto lì. Questo è l’handicap del Barbaresco.

Una contrapposizione con il Barolo che adesso sta cambiando…

Anche in considerazione dei prezzi del Barolo, della corsa all’accaparramento dei terreni del Barolo, adesso, anche le terre da Barbaresco cominciano ad avere una certa richiesta. Quindi sono due cose che prima erano separate completamente, Barbaresco dimenticato, bistrattato… e adesso, invece, comincia ad essere alla pari e bisogna anche dire grazie e alla volontà, alla capacità, intraprendenza della famiglia Vacca di Barbaresco, sempre stati integrati nella cantina sociale, e lì hanno vinto una scommessa che io non credevo che loro riuscissero a vincerla, ed è stata quella di far nascere due vini non in contrapposizione una all’altra, ma in parallelo, non c’è una cantina al mondo che faccia solo due vini con un’uva sola.

Ed è la cantina di Barbaresco. con un’uva sola, scegliendola in vendemmia, prendendo le posizioni migliori, eccetera, eccetera, eccetera, tu fai due vini, uno più grande, più caro, più prestigioso, che è il Barbaresco, e uno è Langhe Nebbiolo, che è minoritario, ma ha il suo posto, e non si fanno concorrenza tra loro.

E io, difatti, l’ho detto l’altro giorno a Barbaresco: voi di Barbaresco, tutti, dovreste fare un monumento ai Vacca di Barbaresco. Chi aveva capito quello, era già stato il professor Cavazza, nel 1881, quando è nata la scuola enologica, che ha tentato quella strada lì. Non ci è riuscito, pazienza.

Ma il Barbaresco ha davanti a sé ancora delle possibilità, rispetto al Barolo?

ll Barbaresco deve ancora iniziare l’exploit, quindi il Barbaresco ha ancora un grosso passo avanti, ma bisogna fare attenzione. Nel Barolo, facciano attenzione al contrario, perché, oramai, ha raggiunto il massimo, più di lì, c’è solo di vendere l’oro nella bottiglia. Non lo so cosa vogliono fare, mentre, invece, può crearsi uno squilibrio, eh, adesso teniamoci bene. Secondo me, il Barolo, non tanto per il prezzo che ha raggiunto, quanto per la mancanza di tipicità, di unicità. Ecco, a questo non siamo ancora arrivati. Perché io, l’altro giorno, ero a un tavolo, han serviti diversi produttori, han assaggiato diversi baroli, perché io non vado mai ad assaggiare il vino degli altri, mai. A me non interessa. Stavo dicendo della tipicità del Barolo. Se il bevitore del Barolo è uno che ha la testa sul collo, e ragiona un po’ seriamente, non gli viene il dubbio che tu vedi un Barolo scuro come l’inchiostro, l’altro meno scuro, uno più tannico, l’altro meno tannico…

A partire da questo momento storico qui, in cui c’è molto interesse verso Barolo e Barbaresco, come lo vedi il futuro?

Male, male, male. Primo male è che hanno fatto aumentare i terreni smisuratamente, perché oggi, chi può permettersi, se c’è una vigna di Nebbiolo da Barolo in vendita, può solo più comperarlo uno che abbia tanti milioni. Il contadino non può più, e questo è un male. Ma scherziamo?

Adesso sono i miliardari americani, e non americani, adesso i cinesi, i giapponesi, Hong Kong, tutta gente che i soldi li ha fatti, li ha e li spende. Infatti io ho sentito uno di questi che ha comperato terreni nel Barolo e m’han detto che ha detto: “Ma cosa vuole, io i soldi li ho, e poi non ho bisogno di comperare il terreno, perché io son vecchio, io li compro per i miei nipoti. Io, anche se spendo tanto, purché abbiano il Barolo”. E’ un discorso, quello? Scusatemi, eh, no, poi lui lo fa, capito? E ha strapagato dei terreni che secondo me non hanno logica, però il mondo va avanti. E adesso sta capitando la stessa cosa, in distanza, ma abbastanza, nel Barbaresco.

Nella foto, Beppe Colla immortalato da Bruno Murialdo.

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Il Progetto “Comunicare la Bellezza: Narrazione Digitale dei Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato” è realizzato grazie al contributo di:

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