Le Rubriche di ATNews - Comunicare la bellezza

Beppe Colla: l’importatore di innovazione sul ruolo del produttore vitivinicolo

Nella nostra narrazione digitale dei Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato, proponiamo le riflessioni sulla figura dell’evoluzione del produttore, estratte dalla lunga intervista di Beppe Colla, realizzata da Marcello Pasquero di Radio Alba, i cui contenuti sono stati gentilmente messi a disposizione per il nostro progetto “Comunicare la Bellezza”. 

Beppe Colla parla del ruolo del produttore: riportiamo l’interessante racconto della sua esperienza come importatore di innovazione.

E’ cambiato tantissimo, negli ultimi anni, il ruolo del produttore. Quanto era importante, una volta, la manualità, lavorare nelle vigne?

“Vi porto un esempio: i primi giorni che io ero da Prunotto, che è stato un po’ il mio maestro pratico, allora non c’era nessun produttore di Barolo, di Barbaresco eccetera, che avesse le proprie vigne: comperavano tutti le uve dai contadini.

E quindi, quando io sono andato da Prunotto, anche se lui aveva una vignetta a Barolo, non contava come produzione, contava come immagine. Andavamo a Serralunga, e mi ricordo persino la curva in cui era, sul sedile della macchina avevo un rifrattometro, che, adesso, è un aggeggio normale, allora, ad Alba non ce n’era due, era il mio e basta.

Cus elu, lulì“, e allora gli ho spiegato che serviva a fare la gradazione dell’uva senza dover schiacciare l’uva e lui mi fa “Campru via lulì“. Io sono rimasto lì e rei dije “pirché e rei da camperu via?“. Ma perché u nebieu u ra ‘n sistema sò, che u nebieu è ‘n uva diversa da tute r’atra. Difatti a r’è ‘n’uva che la vite, in primavera, vegeta la prima e in autunno matura l’ultima. Questa è già la diversità maggiore che l’uva Nebbiolo ha nei confronti di tutta l’altra uva. E anlura, ti quand che ‘t vai ant’ina vigna per vughe se r’uve maduru o no, pia n’asinel mica tant, te sgnachi s’asinel ansima s’apparecchio, baiche dentra e ti da il grado di zucchero che ha. E’ vero c’ut da mac er sucre ed s’asinel lì, ma se ti et piji sinquanta asinei ant ina vigna et fai na media c’a re mei che t’fai la, e a r’è pi giusta. E difatti, adesso, tutti usano quello.

Il rifrattometro, il Babo, è rimasto nella memoria. Cosa, per dire, che dei passi avanti, come nella coltivazione, per esempio, in Francia c’è un’azienda, non so se voi la conoscete di nome, ma nel mondo è conosciuta, la Romanée-Conti, è l’azienda più famosa, nominata, più cara, tutto più, più, più. E io, quando ho voluto andare a visitare la Romanée-Conti, pensando a un’azienda italiana, con quel carisma lì, dico vado la, an fan manc entrè, allora ho cercato di farmi dare una lettera di presentazione da un loro rappresentante per avere dig, e vag la e lur an dan an pè ant’le bale.

E invece no, la lettera non è arrivata, perché la Posta, già anlura a funsiunava nen, ma mi sun andà l’istess, e dig, s’in mandu via passiensa, e invece, cume fissa rivaje lo zio d’America. An fame antrè, cuntent che n’ italian è andaje a truvè, na cosa che a dilu, et disi, ma sì sun ...Poi è caduto l’asino, due asini, nen un sul. Andiamo a vedere quella vigna di Romanée-Conti, che è la vigna più prestigiosa del mondo, se dico poco, dico quello. E mi sun sta colpito dal fatto che aveva tutte gambe grosse così, la vite, e mi r’ei ciamaje cumemai,“e ma questa vigna qui ha più di ottant’anni”.

Come ottant’anni? “Si, si, più di ottant’anni. Perché noi, vede, quando mancano tante viti morte,  non rifacciamo la vigna di nuovo, ripiantiamo tutti gli anni quelle che muoiono, così abbiamo due vantaggi: che abbiamo sempre più o meno le stesse numero di viti che produce, quindi produciamo sempre, più o meno, la stessa quantità sulla stessa vigna. Inoltre le viti che producono sono tutte viti che hanno le radici vecchie e le radici vecchie sono quelle che fanno il vino migliore. Adess e ruma co taca nui, mi, er primo, belessì, e adess, tanti, è logico. Rinnovare la vigna ogni due anni, cioè man mano che le viti muoiono, ripiantarle, e tu hai sempre la vigna…

Anche con la flavescenza dorata, che ne muoiono poche per volta, è più logico non togliere la vite, aspettare che ci sia tante morte per togliere la vite. Tutti gli anni, ogni due anni, tu ripianti quelle e tu hai sempre la vigna in produzione, hai sempre le viti vecchie che producono e poco poco quelle giovani. Non so se rendo l’idea.

Ma a noi non era mai venuto in mente, ha capito quel che voglio dire? Nessuno, vent’anni fa, venticinque anni fa, era capace di innestare una vigna vecchia… i vecchi vignaioli, erano molto più esperti di adesso, tutti sapevano innestare.

Adesso tu prendi il 20% dei giovani sanno innestare, gli altri “a tant a jè a machina, tant jè cui chi innestu“.

Gli innestatori messicani…

Per combinazione, un giorno mi capitò di parlare con un enotecnico di Toscana e mi dice “ma noi abbiamo innestato parecchie viti”, come parecchie viti? Avete qualcuno? “No, no, stia a sentire, arrivano dalla California, è una ditta californiana che hai degli innestatori messicani”, perché loro reputano che i migliori innestatori al mondo sono messicani. E mi dice “Tutti gli anni vengono in Toscana, oramai è un po’ di anni che lì hanno capito l’utilità di ripiantare le vigne”.

Sono venuti anche da me, e con una spesa ridotta, non ho tolto una vigna, ho usufruito di quella che c’era e vent’anni dopo, quando poi io ho venduto quella vigna, era ancora in produzione. Ha capito? Quindi, oggi, c’è anche quell’utilità lì, che prima non abbiamo mai fatto, e invece è proprio una cosa forte. Perché? Perché una volta, il cambio della vigna, perché cambiavano i gusti, era lentissimo, si, nel Piemunt,a jera u dussat, cume i ru ciamavi sì, a Nissa a jè a Barbera, da natra part a jè a Freisa. Ades, anvece, cambiu, pi nen cust, ai va cullà, ecceterera. E mi dicevano quegl’innestatori che sono venuti da me la prima volta, “ma noi in Messico, delle vigne le abbiamo già innestate cinque volte”, cambia il gusto, via, trach, l’anno dopo, perché  perdi un anno, la produzione, Ha capito? E quindi c’è l’utilità. E’ anche quello, andare a vedere cosa fanno gli altri è utile, santo Dio!

Nella foto, Beppe Colla immortalato da Bruno Murialdo.

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Il Progetto “Comunicare la Bellezza: Narrazione Digitale dei Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato” è realizzato grazie al contributo di:

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Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato

Cooperativa della Rava e della Fava

Il Progetto ha ricevuto il Patrocinio di:

Associazione per il Patrimonio dei Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato

Comune di Asti

Comune di Nizza Monferrato

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