Barolo: inaugurata la mostra permanente dedicata alle “Stagioni del vino”

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È stato inaugurato ieri a Barolo, nella sede storica della cantina Terre da Vino | Vite Colte, il nuovo percorso di visita aperto al pubblico: sedici pannelli in totale, otto esterni e otto interni alla struttura produttiva, che descrivono in modo divertente, pop ed estremamente coinvolgente le attività di gestione del vigneto e le operazioni di vinificazione in cantina. Il tema dell’intero percorso è “Le stagioni del vino”: una passeggiata attraverso i mesi dell’anno, visti attraverso gli occhi di coloro che vivono ogni giornata nel vigneto prima, e in cantina poi, percorrendo la strada che dalla prima gemma che nasce sulla vite porta al vino in bottiglia.

I pannelli esterni, dedicati al vigneto, rappresentano in modo efficacissimo ed evocativo il lavoro duro, necessario, regolato dalle stagioni e dai bisogni delle viti; sono le attività che i coltivatori portano avanti negli appezzamenti di loro proprietà, quelli da cui provengono le uve destinate alla produzione dei vini Vite Colte. Qui troviamo il volto di Anna, intenta a “finire di potare e legare i tralci prima che le gemme si schiudano”, oppure le mani di Dino, che durante la potatura taglia i rami “con le sue forbicione”: un mese dopo l’altro, da dicembre a ottobre, dalla prima gemma alla vendemmia tardiva, in un percorso concettuale e fisico che porta dall’esterno, il vigneto, all’interno, la lavorazione dell’uva appena raccolta.

All’interno della cantina, invece, il racconto dedicato alla lavorazione delle uve e alla produzione dei vini è stato affidato allo street artist Maupal: anche in questo caso, otto pannelli guidano il visitatore attraverso la Sala dei Nebbioli (anche detta della tradizione), la cantina tecnologica con le vasche di stoccaggio, la Sala delle Barbere e la Sala Imbottigliamento. La guida che indica le attività descritte sul pannello e segna il percorso è Sac, un piccolo ma importantissimo lievito sotto forma di goccia che compare in ogni immagine e che con poche, efficaci frasi trasmette ai visitatori gli aspetti salienti del processo produttivo.

In occasione dell’inaugurazione di ieri erano presenti nella cantina Terre da Vino | Vite Colte lo street artist Maupal, il critico d’arte Philippe Daverio e l’autore dei testi dedicati alle lavorazioni in vigneto, Maurizio Gily. Il giornalista de La Repubblica Leonardo Bizzaro ha moderato un incontro aperto dai saluti e dall’introduzione di Piero Quadrumolo, presidente di Terre da Vino | Vite Colte. “La scelta di effettuare un percorso di visita così concepito”, dice Quadrumolo, “è motivata dalla nostra volontà di costruire una mostra permanente dedicata a coloro che non sono pienamente addentro al mondo del vino. Abbiamo tanti amici, consumatori e visitatori che non sono addetti ai lavori, e questo è un segnale molto positivo sia per la nostra cantina che per il territorio: abbiamo voluto dedicare proprio a loro un percorso emozionante, di immediata comprensione e soprattutto formativo, che restituisse a coloro che vengono a trovarci tutta la bellezza e l’energia del lavoro in vigna e in cantina. Tutto questo attraverso una serie di opere di street art, che aggiungono un grande valore artistico ed estetico alla comunicazione del vino”.

È in linea con Piero Quadrumolo anche il critico d’arte Philippe Daverio che parla dell’Italia come di un paese che, oggi più che mai, sta costruendo la propria identità anche attraverso l’estetica delle cantine; e quando questa estetica è pop diventa potentissimo mezzo di comunicazione, efficace perché parla un linguaggio che corrisponde perfettamente a chi, non addetto ai lavori, lo fruisce.

Maupal, il cui nome per esteso è Mauro Pallotta, figura al 21mo posto tra gli street artist più famosi ed influenti al mondo. L’artista parla della realizzazione dell’opera a lui commissionata da Terre da Vino | Vite Colte nei termini di un percorso di avvicinamento ad un mondo, quello del vino, a lui inizialmente poco familiare. Colori accesi e immagini cartoon dominano ciascun pannello: anche in questo caso, seguendo un tratto che contraddistingue tutte le opere artistiche di Pallotta, la chiave di lettura è l’ironia, accompagnata da una incredibile, profonda vitalità.

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