Violenza sulla pelle al Salone del Libro nell’Arena Piemonte, con la testimonianza di Florilena Ronco

Ogni giorno mi dico che devo avere forza. Che devo andare avanti. Io non mi arrendo, non mollo. Lo devo a me e ai miei figli” – queste le parole di Florilena Ronco, che dopo venticinque anni di matrimonio è stata colpita dal marito con 21 coltellate perché non accettava l’idea della separazione, che squarciano l’aria e gelano, per un istante, l’atmosfera ovattata che si respira tra gli stand del Salone del Libro, nell’incontro “Violenza sulla pelle”, che si è svolto oggi, domenica 13 maggio, all’Arena Piemonte.

Un argomento molto sentito dal Consiglio regionale – hanno dichiarato la vicepresidente del Consiglio regionale e della Consulta delle elette del Piemonte, l’astigiana Angela Motta e il consigliere segretario Gabriele Molinari – che nel 2016 ha approvato la legge 4 per la prevenzione e il contrasto della violenza di genere e per il sostegno alle donne vittime di violenza ed ai loro figli e che per il prossimo anno scolastico promuoverà cicli d’incontri nelle scuole sull’educazione sentimentale”.

Moderate dalla giornalista Stefanella Campana, sono intervenute Paola Fuggetta, responsabile Ufficio minori, stalking e violenza di genere della Questura di Torino, Giusy Laganà, segretaria generale dell’Associazione Fare x bene Onlus di Milano, Anna Ronfani, vicepresidente di Telefono Rosa Piemonte e la sociologa Chiara Saraceno.

Dal 1996. come ha sottolineato Paola Fuggett,a è attivo presso ogni Questura l’Ufficio minori per la tutela della famiglia edal 2017, per quanto riguarda la violenza domestica, è prevista la compilazione di un modulo che raccoglie informazioni dettagliate su abitudini e caratteristiche di chi si rende protagonista di episodi di violenza condiviso on line e accessibile da tutti gli uffici.

Giusy Laganà ha spiegato l’importanza di smontare gli stereotipi legati al genere già a partire dalle scuole primarie per aiutare i futuri uomini e le future donne a riconoscere i campanelli d’allarme e a non confondere un atto di gelosia o di possesso con una manifestazione d’amore, mentre per Anna Ronfani è necessario insegnare alle ragazze a difendersi ma senza rinunciare a coinvolgere anche i ragazzi per contribuire a promuovere una cultura nuova e sarebbe più giusto non definire le donne “vittime di violenza” ma – come le definisce la legge – persone offese.

Chiara Saraceno ha infine insistito sull’importanza di formare le nuove generazioni all’educazione di genere.