“Un puzzle con tessere molto piccole”: la lunga indagine dei Carabinieri sull’omicidio Bacco

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“E’ stato come comporre un puzzle con tessere molte piccole“: così il comandante provinciale dei Carabinieri, Tenente Colonnello Bernardino Vagnoni, ha definito la lunga indagine che ha portato ai cinque arresti per l’omidicio del tabaccaio Manuel Bacco.

conferenza omicidio bacco

Si tratta di una vera e propria banda composta da persone con problemi economici che si era messa insieme per realizzare una serie di rapine, la mente dell’organizzazione è Antonio Guastalegname di Castell’Annone che ha coinvolto il figlio Domenico, Jacopo Chiesi, pizzaiolo anche lui di Castello d’Annone, un operaio di Asti, Fabio Fernicola, e Giuseppe Antonio Piccolo, residente a Nicotera in provincia di Vibo Valentia. Sono questi i cinque uomini che sono stati arrestati questa mattina con le varie accusa di omicidio, tentato omicidio, rapina pluriaggravata, detenzione e porto illegale di armi.

La rapina conclusa con la tragica morte di Manuel Bacco doveva essere solo la prima di una serie di rapine, ma l’infausto esito ha subito fermato l’attività della banda.

E’ stato poi il Maggiore Lorenzo Repetto ad entrare nel dettaglio dell’indagine coordinata dal pm Laura Deodato e partita dall’analisi delle immagini delle telecamere di sicurezza della tabaccheria e del distributore che si trova di fronte.

Nelle immagini si notano due auto sospette, per via dei loro ripetuti passaggi, ad un certo punto parcheggiano poco oltre la tabaccheria (come si può notare nel video allegato) e due uomini entrano nel negozio con i volti coperti dal passamontagna.

Come siano andati i fatti all’interno purtroppo è noto: la moglie di Bacco che, minacciata dalla pistola, reagisce, uno dei due rapinatori spara due colpi in aria per intimorirla, scatenando la reazione del tabaccaio che, per difendere la moglie, si avventa sul bandito che lo fredda con due colpi a bruciapelo per poi fuggire, ma propria appena fuori dal negozio perde il cappellino con cui si era travisato il volto.

Dalle auto, risultate poi noleggiate proprio da Antonio Guastalegname, l’unico a non partecipare alla rapina, e dal DNA estratto dall’analisi del cappello sono iniziate le indagini. L’attività investigativa, che ha richiesto la verificata di oltre 50 persone, ha portato all’identificazione di Jacopo Chiesi, risultato compatibile con il DNA e poi in seguito a Fabio Fernicola e Giuseppe Antonio Piccolo. Inoltre, durante una perquisizione a casa di Chiesi, sono stati rinvenuti dei proiettili dello stesso lotto di quelli che erano stati sparati durante la rapina.

Si è arrivati così alla ricomposizione del puzzle con i ruoli definiti dei cinque arrestati: Domenico Guastalegname è stato l’organizzatore del furto anche se non vi ha preso parte (ma nel corso della giornata era andato a fare un’ultima perlustrazione con la scusa di una ricarica), Fernicola e Antonio Guastalegname erano gli autisti delle due auto, mentre ad entrare nella tabaccheria per compiere la rapina sono stati Jacopo Chiesi, che è quello che ha sparato i colpi fatali a Manuel, e Giuseppe Antonio Piccolo.

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