Lettere al direttore

Asti, ex mutua di via Orfanotrofio: mercoledì lo sgombero

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Carlo Sottile del Coordinamento Asti Est sul prossimo sgombero dell’ex mutua di via Orfanotrofio.

Il giorno 18 dovremo assistere ad uno sgombero e le famiglie occupanti saranno costrette a parteciparvi, nonostante abbiano ricevuto l’assicurazione che avranno un nuovo domicilio, genitori e figli tutti insieme. Dunque la circolare Minniti sarà rispettata.

La procedura imposta è la seguente: alle 9, i bambini dovranno raggiungere la scuola, come se quello fosse un giorno qualunque. Alle 10 arriveranno l’ufficiale giudiziario, l’avvocato della proprietà, la polizia in divisa e i vigili del fuoco. Sarà ratificato lo sgombero. Allora le famiglie dovranno uscire dall’edificio con poche cose. Quelle che lasciano potranno prelevarle con il permesso del giudice. A quel punto della procedura, le famiglie saranno prelevate dalle auto del comune e trasferite al nuovo domicilio. Solo alla meta, sapranno dov’è e com’è questo nuovo domicilio. I bambini a scuola, alla fine delle lezioni, troveranno a prelevarli le auto del Comune, oppure i genitori, se dispongono di auto. Tale procedura è stata comunicata separatamente ad ogni famiglia durante contatti preliminari. Le assistenti sociali che l’avrebbero eseguita, non hanno voluto rispondere alle domande che verrebbero normali in circostanze come quelle: dove ci portate, com’è l’alloggio e dopo cosa sarà di noi, e delle nostre cose. Insomma, una sorta di isolamento prêt-à-porter.

Dunque come è evidente, la circolare Minniti sarà formalmente rispettata. Nei fatti, anziché tutelare le famiglie accrescerà la loro angoscia. Abbiamo chiesto che si procedesse diversamente, con più rispetto delle famiglie. Abbiamo chiesto chi impone quella procedura. Le risposte sono state sconcertanti. Ci sarebbero delle linee guida inderogabili per le assistenti sociali. L’emergenza deve essere conclamata (le famiglie sul marciapiede), altrimenti non si muovono.

Giudichiamo questo comportamento punitivo e colpevolizzante. Della serie, se sei povero è colpa tua. E’ dal 2010 che quell’edificio è “occupato”. Ancora nel 2013 i volontari dell’associazione e le famiglie occupanti, proponevano alla città e alle sue istituzioni un progetto di auto-recupero. Un progetto, che teneva insieme bisogno abitativo e uso sociale dell’edificio. La risposta repressiva dei giudici era scontata, non lo era quella delle Amministrazioni e dei Servizi Sociali, che hanno fatto di tutto perché il progetto fallisse.

A sgombero ultimato l’edificio sarà in disponibilità degli acquirenti, che hanno già versato all’Asl una caparra. Per quanto riguarda la sua destinazione d’uso, siamo ai sussurri, alle notizie sotto traccia. Una discussione pubblica non c’è stata anzi, è stata accuratamente evitata. Dunque nessuna discussione pubblica sulla destinazione d’uso di quell’edificio, sul prezzo di vendita, sull’identità degli acquirenti.

Perché questa riservatezza? Sono le regole e i costumi consolidati della “urbanistica contrattata”, quella che mette sullo stesso piano l’ente pubblico e il “partito del mattone” e proprio per quello trasforma gli assessorati all’urbanistica in succursali di quel partito. Per questo, da quella parte, non è venuto nessun interesse per la ricerca storica di un giovane studioso astigiano, sui passaggi di proprietà dell’edificio dagli anni 20 ad oggi, dal Sindacato della Fiom, ai sindacati Fascisti, fino all’Asl, che metterebbe in dubbio proprio il diritto di quest’ultima.

Per questo vogliono nascondere l’esito inquietante del recupero annunciato. Sarà una casa di riposo privata, e altererà l’offerta dei servizi a favore dei ceti medio alti.

Carlo Sottile

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