Riconoscere da sole un figlio: un contributo economico per 36 donne astigiane

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A qualche settimana  dall’8 marzo, che richiamerà l’attenzione sulla condizione femminile, la donna resta un punto di forza, pur nella precarietà di molte situazioni che la vedono madre, moglie, compagna.

Da una ricognizione dell’Assessorato Politiche sociali della Città di Asti sono 36 le donne che da sole hanno riconosciuto il/la figlio/a e che per questo beneficiano del contributo economico a loro riservato. Tale provvidenza risale a un Regio Decreto e pur nella sua formulazione ”molto obsoleta e a tratti arcaica”, si legge nella deliberazione comunale, è un punto fermo nelle politiche di assistenza, o meglio dire del sostegno alla genitorialità.

Una serie di condizioni definiscono la possibilità di accedere al contributo: stato di bisogno, cittadinanza comunitaria o meno, con residenza in Italia da almeno due anni, nubili, con un’attestazione Isee non superiore al minimo vitale. Il contributo è stabilito in 120 euro mensili per il primo figlio, 60 per il secondo, 30 dal terzo figlio in poi, fino al compimento del 16° anno di età, salvo condizioni che lo facciano venire meno e comunque senza superare i 250 euro mensili.

Questa misura poco conosciuta, un po’ arida e grigia tra le voci di bilancio, “contributo economico a favore di figli minori riconosciuti dalla sola madre”, alza il sipario su una realtà anche astigiana e fa emergere quanto si sta compiendo per fornire sostegno alle donne. Ma non solo.

Come previsto dagli ordinamenti, infatti, la reciprocità con la madre fa sì che anche i padri possano “da soli” riconoscere il figlio/a, e realizzare un modello e un ruolo paterno, altrettanto responsabile. Del resto, che i figli siano riconosciuti da un solo genitore è cosa naturale, perché rientra nella più ampia casistica sociale delle famiglie monogenitoriali, dove un genitore può essere o diventare “solo”, per molti motivi nell’arco della vita.

“È interessante come le parole servano a far evolvere i concetti e il nostro modo di interpretare la realtà – fa notare l’assessora Mariangela Cotto – senza relegare questo dato, di donne di estrazione diversa, accomunate da una situazione di bisogno, a una voce di spesa, pur impegnativa tra le altre, del nostro bilancio”.

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