Presunta truffa sui fondi per i migranti a Piea: “la cattiva gestione del Centro di Accoglienza era evidente”

La notizia della confisca dei beni parrocchiali a seguito delle indagini per presunta truffa sui fondi per l’accoglienza migranti, ha scosso la piccola comunità di Piea, ma non si può dire sia stato un fulmine a ciel sereno.

La cattiva gestione del CAS, Centro di Accoglienza Straordinaria, era infatti sotto gli occhi di tutti: dal numero di ospiti stranieri che non rispettava il criterio di proporzionalità (28 persone in un paese di appena 580 abitanti), alla mancanza di progetti che li coinvolgesse in attività di utilità sociale.

“Che il caso non fosse ben gestito è stata una delle motivazioni che mi ha indotto a chiederne ufficialmente la chiusura – ha commentato Sara Rabellino, sindaca di Piea – Ho avuto sentore di qualcosa di serio quando ho visto intervenire Finanza e Polizia ma certo non immaginavo quanto letto sui giornali ieri”.

Rabellino lo scorso ottobre aveva rivolto formale istanza al Prefetto Paolo Formicola per richiedere il trasferimento dei migranti in altra struttura e la chiusura del centro.

“Situazioni e comportamenti di dubbia legalità che mi sono giunti all’orecchio sono stati immediatamente riferiti alle autorità competenti già mesi fa. Speravo si trattasse, appunto, solo di pettegolezzi. La mia lettera alla Prefettura è stata probabilmente la goccia che ha fatto traboccare il vaso, ma credo che la situazione fosse già all’attenzione degli inquirenti”.

Don Vittorio Bazzoni, parroco di Piea a cui sono riconducibili i beni confiscati, è difeso dall’avvocato Aldo Mirate, che ha richiesto un’immediata ricostruzione contabile dei flussi finanziari erogati dallo stato e del loro effettivo utilizzo per il funzionamento del Centro di Assistenza. Intanto, la Diocesi di Asti ha revocato al sacerdote l’incarico di parroco, in attesa dei procedimenti giudiziari.

“Gli inquirenti accerteranno se si tratta veramente di truffa e le responsabilità, ma certo è che, in qualsiasi modo si concluda la vicenda, non si può pensare di continuare a gestire così il problema dell’accoglienza – continua la prima cittadina – Sotto elezioni politiche ritengo che sia il caso di porre l’attenzione sulla questione. Ora se ne parla ancora poco, ma tra qualche mese, quando il tempo sarà più mite e ricominceranno gli sbarchi parleranno di nuovo tutti di emergenza. Non è un’emergenza, è una situazione che va avanti da molti anni e che va seriamente regolamentata. Il caso di Piea ne è un’ennesima, triste, prova e ci insegna che si tratta di una questione sociale, politica ed etica”.