Coldiretti Piemonte: investire sulla filiera frutticola piemontese e sull’etichettatura obbligatoria dei trasformati della frutta

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Il comparto frutticolo Made in Piemonte ha sicuramente risentito quest’anno del clima: dalle gelate primaverili, che hanno colpito l’intero territorio producendo soprattutto danni quantitativi, alla siccità che ha contribuito a rendere più aggressivi alcuni insetti.

Buone notizie arrivano tuttavia dall’export, soprattutto per kiwi, mele e pesche. Dei primi si esporta il 70% e delle mele l’80% tra Europa, Canada, Stati Uniti e Medio Oriente dove sono particolarmente apprezzate le mele rosse. Le pesche, invece, trovano sbocco soprattutto in Germania e, in generale, in Europa dove arriva fino all’80% della produzione. L’export d’oltremare in Piemonte è avvantaggiato, dal punto di vista logistico, grazie ai porti di Vado ligure e Genova, dotati di portacontainer molto rapidi.

Il Piemonte per quanto riguarda le pesche conta 3.474 aziende, una produzione di quasi 2 milioni di quintali e una superficie di 4.416 ettari, per i kiwi quasi 2.500 aziende, una produzione di 1,2 milioni di quintali e una superficie di oltre 4.500 ettari, per le mele quasi 4 mila aziende, una produzione di 2,4 milioni di quintali ed una superficie di 6 mila ettari.

“Quest’anno abbiamo visto un aumento della produzione di susine che ha raggiunto 1 milione di quintali e delle pere con 300 mila quintali, mentre in calo sono state le albicocche – affermano Delia Revelli presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale – Bisogna investire risorse ed energie per incentivare la filiera frutticola Made in Piemonte, far sì che ci sia maggior coesione tra i vari attori e più informazione rivolta ai consumatori. Oltretutto, la frutta trasformata, dai succhi alla purea, è molto gradita ai bambini, oltre ad essere estremamente salutare poiché conserva tutte le proprietà nutritive: ad esempio da 100 kg di mele si ottengono 90 kg di purea. Continuiamo, quindi, la battaglia – concludono Revelli e Rivarossa – affinché al più presto arrivi l’etichettatura obbligatoria d’origine anche per i trasformati della frutta che darebbe ulteriore garanzia ai consumatori”.

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