Regione Piemonte, questa mattina ampio dibattito sulla violenza assistita

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Sono circa centomila i bambini maltrattati in Italia, il diciannove per cento di questi è vittima di violenza assistita che rappresenta la seconda forma di maltrattamento su minori. Ciò significa che un bambino su cinque, tra quelli maltrattati, è testimone di violenza domestica intrafamiliare.

Di questo grave fenomeno si è ampiamente dibattuto giovedì 7 dicembre a Torino in occasione del seminario “I requisiti minimi degli interventi nei casi di violenza assistita da maltrattamento alle madri”.

“Quello della violenza assistita è un tema che ancora oggi a volte viene sottovalutato rispetto a quello della violenza sessuale. Nel contesto familiare il minore dovrebbe trovare amore, cura e protezione, invece in molti casi si viene a creare una situazione complicata. È un tema molto delicato sul quale bisogna lavorare: in Consiglio regionale abbiamo un atto d’indirizzo che prevede la modifica della delibera 42 del 2000 che traccia le linee guida per la segnalazione e la presa in carico dei casi di abuso sessuale e maltrattamento ai danni di minori da parte dei servizi-socio assistenziali e sanitari – ha sottolineato nel suo intervento introduttivo la consigliera regionale Valentina Caputo in rappresentanza dell’Assemblea piemontese – La modifica si rende necessaria anche perché ci siamo dotati nel 2016 della legge 4 per prevenire e contrastare la violenza di genere e per sostenere le donne e i loro figli vittime di violenza. Bisogna lavorare in rete interagendo con le associazioni e tutto il terzo settore, forti del fatto che abbiamo istituito la figura del Garante regionale dell’infanzia, che è una sorta di faro sulle fragilità che oggi purtroppo affliggono sempre più la nostra società”.

Secondo la definizione del Cismai – come ha spiegato il referente regionale Enrico Quarello – per violenza assistita si intende “l’esperire da parte di un minore qualsiasi forma di maltrattamento compiuto attraverso atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale, economica e atti persecutori, quali lo stalking, su figure di riferimento o su altre figure affettivamente significative, adulte o minorenni”.

La gravità del fenomeno della violenza sulle madri, la cui frequenza quasi quotidiana è testimoniata dalla cronaca – è stato più volte ribadito nei vari interventi dei relatori – si estende in modo pericoloso sui loro figli in una spirale che occorre spezzare al più presto con norme più stringenti a contrasto della violenza e con interventi mirati alla cura dei minori vittime e testimoni di reiterati episodi di aggressività che può spingersi fino all’omicidio.

Ricomporre il numero esatto delle piccole vittime che subisce questo tipo di maltrattamento non è semplice perché gli unici dati di tipo quantitativo si ricavano indirettamente dalle ricerche esistenti sulla violenza contro le donne o sui maltrattamenti nei confronti dei minorenni. I dati Istat relativi al 2015, i più aggiornati, rivelano che il fenomeno è in preoccupante aumento: tra le donne italiane che hanno denunciato violenze ripetute subite dal partner, il 65,2% ha dichiarato che i figli hanno assistito ad uno o a più di questi episodi. Nel 2006 era il 61,4%. Inoltre le segnalazioni al 114 sulle violenze domestiche riguardano, nel 63,6%, bambini di età compresa tra 0 e 10 anni.

Al termine dei vari interventi, tra i quali anche quelli degli assessori regionali alle Politiche sociali e alla Sanità, Augusto Ferarri e Antonio Saitta, le conclusioni sono state fatte da a Rita Turino, Garante dell’infanzia e dell’adolescenza della Regione Piemonte.

“Si è trattato di un momento molto significativo, perché ha raccolto tutti gli operatori dei servizi per minori del Piemonte su un tema specifico di grandissima attualità. Ci si è confrontati sul danno che provoca nei bambini e sui ragazzi il vedere, a volte anche per anni, i maltrattamenti fatti dal partner della mamma, che spesso è anche il padre dei minori. Non si tratta di botte subite direttamente, ma di una grandissima sofferenza psicologica. Nei confronti di un così grave danno occorrono tecniche precise di lavoro, ma anche attività di prevenzione perché portino le donne alla consapevolezza che non basta subire passivamente e difendere fisicamente i loro bambini, ma bisogna metterli in sicurezza da danni psicologici a volte irreversibili” ha puntualizzato la Garante.

L’evento, curato dal Coordinamento italiano per i servizi contro il maltrattamento e l’abuso dell’infanzia (Cismai), è stato organizzato in collaborazione con il Garante dell’infanzia e dell’adolescenza della Regione Piemonte con il patrocinio del Consiglio regionale del Piemonte, della Regione Piemonte e degli Ordini degli assistenti sociali e degli psicologi del Piemonte.

 

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