Lettere al direttore

Più ore lavorative e deroga al riposo giornaliero: Nursind Asti contro le nuove proposte di orario di lavoro nella Sanità

Più informazioni su

 

Riceviamo e pubblichiamo.

Portare a 48 ore settimanali la media dell’orario di lavoro del personale sanitario per un anno.

Motivo? La carenza di personale e il vincolo di spesa da non superare. E’ questa l’ennesima proposta da parte del Comitato di Settore che mira ad affossare in maniera definitiva il Servizio Sanitario nazionale.

Un affronto ai lavoratori, ma ancor più a chi, a seguito di malattia, ha bisogno di cure sicure e di qualità. Sì, perché le proposte avanzate dalla parte datoriale sul contratto della Sanità in riferimento all’orario di lavoro, non possono che nuocere alla salute dei malati prima che degli stessi lavoratori.

Ma non è tutto. L’articolato presentato il 13 dicembre in sede ARAN, infatti, prevede anche la deroga al riposo giornaliero di 11 ore nelle 24 ore: “Sono consentiti, in deroga all’art. 7 (riposo giornaliero) del DLgs 66/2003, riposi giornalieri immediatamente successivi e consecutivi inferiori alle undici ore ogni ventiquattro in presenza di eventi eccezionali e non prevedibili, o assenze improvvise, determinati, ad esempio, da prolungamenti di interventi chirurgici, malattie o infortuni, situazioni di urgenza”.

Questo significa che, per esempio, uno strumentista di sala operatoria può lavorare anche 24 ore consecutive e a qualsiasi altro infermiere (che si prende in carico la salute dei malati) potrà essere chiesto lo stesso.
Ma quale malato vorrebbe vedere affidata la propria vita a un infermiere stanco che è al lavoro da 20 ore? Ed ancora, quali attenzioni e prestazioni si potranno richiedere a chi lavora una giornata intera?

Ma anche la pausa sulla reperibilità per i reparti di emergenza è soggetta a deroga. Per questo personale si parla di sospensione (anziché interruzione) delle undici ore di riposo, ma un riposo frazionato, spezzettato, non può sicuramente essere definito tale.

Il risultato? Con questo contratto le Regioni fanno sì che la qualità e la sicurezza dei servizi erogati dal servizio pubblico si abbassino ulteriormente. Oltre a definanziare il sistema, lo si rende insicuro e di bassa qualità.
L’orario di lavoro per legge non è materia di contrattazione ma di semplice informazione (le deroghe invece sono materia di accordo contrattuale). Chi si prenderà la responsabilità di una tale organizzazione del lavoro che incide sulla pelle dei cittadini?

Al tavolo negoziale Nursind ha espresso la netta contrarietà al taglio del diritto al riposo (paradossalmente più tutelato nella bozza del contratto Funzioni Centrali che si occupano di merci, documenti e beni culturali) e alla nuova schiavizzazione dei lavoratori.

Le possibilità per il miglioramento della proposta avanzata ci sono ma se così non dovesse essere siamo pronti a manifestare con ogni forma di protesta lecita. Noi resteremo seduti al tavolo del confronto fino a quando ci saranno margini di miglioramento per le proposte avanzate dallo Stato, dopodiché, come sempre, ci muoveremo per tutelare i nostri diritti e quelli dell’utenza”.

Nelle prossime settimane, infatti, sia ad Asti che ad Alessandria saranno organizzate diverse assemblee sindacali per spiegare in maniera minuziosa ai lavoratori le proposte avanzate dalla parte datoriale sul contratto della Sanità in riferimento all’orario di lavoro.

La proposta rischia di cancellare i diritti in Sanità che gli infermieri hanno saputo acquisire negli ultimi 40 anni. Proprio per questo non comprendiamo assolutamente come una decisione così penalizzante per i lavoratori non abbia portato le altre sigle sindacali a schierarsi contro la proposta avanzata il 13 dicembre in sede ARAN, un silenzio incomprensibile che ci auspichiamo possa al più presto concludersi per il bene dei dipendenti della Sanità e di tutti i cittadini.

Per esprimere il dissenso all’articolato presentato il 13 dicembre in sede ARAN, il sindacato delle professioni infermieristiche ritiene che sia necessario puntare su nuove forme di espressione del dissenso. L’occasione del voto elettorale – politico e amministrativo – è un momento cruciale per dare voce ai diritti. Le scelte politiche si devono pagare politicamente e il sindacato, espressione di interessi collettivi e in qualità di organizzazione dei lavoratori, ha il dovere di rendere note le ricadute negative sui lavoratori stessi e sui cittadini di tali scelte, affinché i dipendenti della Sanità e la popolazione possano mobilitarsi a tutela della propria salute.

 

Gabriele Montana, segretario territoriale Nursind di Asti

Salvatore Lo Presti segretario territoriale di Alessandria e membro del direttivo nazionale Nursind

Più informazioni su