Movimento 5 Stelle Asti: “Proponiamo il reddito di cittadinanza comunale e il vuoto a rendere”

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Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa del Movimento 5 Stelle di Asti.

“La proposta sul reddito di cittadinanza comunale, sperimentata con successo dal Comune di Livorno, nel panorama astigiano si inserisce con l’obiettivo di affrontare la situazione del disagio economico e della povertà. Non sarà mero assistenzialismo, bensì una misura per favorire il reinserimento lavorativo del soggetto, anche al fine affrontare i problemi derivanti dall’emarginazione sociale e dallo stigma sociale che spesso accompagna la povertà: proprio per questo non è verosimile sostenere che chi beneficia di un sussidio preferisca rimanere a carico della collettività anziché lavorare, lo dimostra il fatto che spesso a una situazione di disoccupazione si accompagna un disagio psicologico che comporta ulteriori costi a carico della collettività, come pure il triste rifugio che molti disoccupati trovano nel gioco d’azzardo, nella vana speranza di migliorare la loro situazione economica, sperperando risparmi e purtroppo spesso anche somme derivanti da aiuti sociali.

Perciò chi usufruirà della misura seguirà corsi di formazione, necessari per il reinserimento lavorativo, e svolgerà attività lavorative in favore del Comune, proprio per la necessità di affiancare all’aiuto l’impegno quotidiano e la possibilità di sentirsi parte della vita sociale, utili a se stessi e alla collettività.

La misura ha, inoltre, l’ambizioso obiettivo di integrare il REI previsto a livello nazionale, in quanto i parametri di accesso piuttosto stringenti escludono una parte rilevante di famiglie in stato di disagio economico, quindi il sussidio proposto dal gruppo del M5S astigiano potranno richiederlo coloro che sono residenti nel Comune di Asti da almeno ventiquattro mesi, con un ISEE inferiore agli 8.000 euro, in stato di disoccupazione o lavoratori occasionali, e che non hanno diritto al Rei. Sarà, quindi, realizzata una graduatoria al fine di erogare il contributo a circa 300-400 famiglie con un importo medio di circa 200 euro determinato con le stesse modalità previste per il REI.

I vantaggi sono una razionalizzazione delle forme di sostegno al reddito, oggi frammentate e temporanee, con lo scopo di migliorarne l’efficacia e trasformarsi, a regime, in uno strumento con il quale il Comune esercita anche una forma di politica economica che attui una redistribuzione dei redditi, seppur minima visto l’importo, ma necessaria per ragioni di equità sociale.
Come trovare le risorse? Ne serviranno di ulteriori, oltre ai fondi già oggi stanziati dal Comune per le forme di sostegno al reddito, ma è una scelta che a parere del nostro gruppo è necessaria a fronte della indiscutibile crescita della povertà nel nostro paese e anche nella nostra città. Tali risorse aggiuntive, stimate in circa 250-300.000 euro possono essere reperite attraverso una maggiore efficienza della spesa, ma se non sufficiente, dai dividendi incassati dalle società partecipate.

La proposta di riduzione della Tari, invece, nasce dal fatto che il riuso degli oggetti e il loro recupero, prima ancora che il riciclo, sono tra gli strumenti più efficaci per ridurre la quantità di rifiuti prodotti, limitando contemporaneamente la necessità di produrre nuovi imballaggi con evidente consumo di risorse vergini ed energia.
Fino ad un paio di decenni fa il vuoto a rendere dei contenitori, quantomeno quelli in vetro, era pratica assai diffusa anche a livello domestico, poi accantonata in favore di pratiche più consumistiche con i contenitori usa e getta in plastica.

La proposta del M5S, che riguarda una riduzione della Tari per gli esercenti che aderiscono alla filiera del vuoto a rendere e somministrano prodotti sfusi, nasce dall’inadeguatezza degli incentivi previsti dal decreto ministeriale che regolamenta attualmente la materia. La normativa, infatti, riguarda esclusivamente la filiera del vuoto a rendere senza, peraltro, prevedere incentivi economici: la legge attualmente garantisce solo un atto di benemerenza agli aderenti con pubblicazione del loro nome sul sito del Ministero e possibilità di affiggerne il simbolo all’ingresso del locale: ben poca cosa per chi si impegna in un’attività meno comoda e spesso più dispendiosa rispetto a quella di somministrare prodotti già imballati.

Per incentivare comportamenti ecologicamente virtuosi si propone, invece, una riduzione della Tari pari a euro 250 per ogni tonnellata di imballaggi non utilizzati per chi vende/somministra prodotti liquidi sfusi ed euro 150 per ogni tonnellata di imballaggi restituiti per coloro che aderiscono alla filiera del vuoto a rendere; il limite massimo dello sconto applicabile sarà relativo alla quantità massima di imballaggi non utilizzati pari al prodotto dato dalla moltiplicazione della superficie del locale per il coefficiente standard di produzione rifiuti che è un dato predeterminato dalla legge.

Come si fa a calcolare gli imballaggi “risparmiati” con la vendita di prodotti sfusi? Essa viene ricavata in maniera indiretta sulla base dei litri effettivamente venduti, considerando per l’acqua potabile 20 grammi di plastica per litro, per i detersivi 100 grammi di plastica per litro, per birra/vino e affini 400 grammi di vetro per litro.

In ogni caso lo sgravio non può eccedere la quota variabile della Tariffa e viene scomputato dalla Tari relativa all’anno successivo, in quanto il gettito della Tari deve coprire il costo di raccolta e smaltimento dei rifiuti nell’anno di riferimento.

Il rispetto dell’ambiente, la riduzione dello spreco e della produzione dei rifiuti, come pure l’attenzione per chi vive una situazione di disagio sociale ed economico sono, quindi, al centro delle politiche del M5S, anche ad Asti, in un’ottica di proposizione e miglioramento della vita dei cittadini.”

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