Lettere al direttore

Il grido d’allarme della Nidil CGIL Asti: “Un contratto da 1,95 ore a settimana: la cifra del lavoro disperato”

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Riceviamo e pubblichiamo.

“Nella nostra Provincia è stato offerto ad una persona un contratto da 1,95 ore a settimana per poter lavorare nei servizi di una grande azienda. 1,95 ore, nessun arrotondamento: 0,65 ore al giorno per 3 giorni a settimana per un totale di 8,44 ore al mese.

Un contratto di lavoro accettato in quanto unica offerta che si é materializzata dopo mesi di ricerche e perché percepito come grande prova della propria abnegazione al lavoro. Un contratto firmato nella speranza che le ore potessero prima o poi aumentare. Un contratto accettato perchè un disoccupato si sente ormai in dovere di dimostrare che la sua condizione non é causata dalla sua mancanza di voglia di lavorare.

Le ore non sono mai aumentate ma la proroga seguita al contratto ha rinnovato la speranza in un riconoscimento dei propri sacrifici, riconoscimento che non é mai arrivato. Da mesi questo é l’unico contratto di una persona che ha una casa, bisogni primari da soddisfare e dei diritti.

Come pagare le bollette, l’affitto e il cibo con 8,44 ore di lavoro al mese? Siamo in presenza di condizioni di lavoro disumane, in cui la persona é chiamata ad esercitare pratiche di vita estreme per arrivare alia fine del contratto di lavoro. Chi si affaccia ora nel mondo del lavoro, cosi come chi si ritrova improvvisamente sul mercato dopo 20—30 anni di servizio può trovarsi oggi a valutare queste offerte indecenti.

Dobbiamo invertire la rotta, tornare a indignarci per noi stessi, per i nostri figli, ma anche per i nostri genitori e tra un po anche per i nostri nonni. Si deve tornare a parlare di lavoro decente, di dignità umana e di crescita dei salari. Si deve tornare a valorizzare il lavoro umano, invece di mortificarlo e comprimerlo in pillole di disperazione.”

 

Giorgia Perrone
Segretario Generale Nidil CGIL Asti

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