Lettere al direttore

“Per l’occupazione della ex Mutua di Via Orfanotrofio condanne surreali”

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Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa a firma delle famiglie “occupanti di via Orfanotrofio e per il Coordinamento: Sottile, Gullino, Borra, Piccinini, Malandrone, Clemente, Squillia ed altri presenti.

Per la cronaca oggi sono state emesse le sentenze per l’occupazione con le seguenti condanne per i membri e volontari del coordinamento: Samuele Gullino, 1 anno e 9 mesi, per Oreste Borra, Carlo Sottile, Mario Malandrone e Luca Squillia 1 anno e 2 mesi; per gli occupanti le condanne vanno da 1 anno e 2 mesi a 2 anni e 1 mese di reclusione.

“Si è concluso oggi il processo di primo grado per la “occupazione” della ex Mutua di via Orfanotrofio. Le condanne inflitte alle famiglie e ai militanti del Coordinamento Asti-Est saranno ridiscusse in appello, quando i reati a cui si riferiscono saranno probabilmente caduti in prescrizione. Ma le condanne sono surreali (tutte tra uno e due anni di reclusione) come è surreale la richiesta di risarcimento danni, a favore dell’Asl, che le accompagna (15 mila euro).

Una sentenza della serie “se sei povero è colpa tua”, che rafforza il recinto di illegalità in cui i processi hanno rinchiuso per anni le esperienze delle “occupazioni”, a dispetto del loro valore sociale. Un valore sociale che noi oggi rivendichiamo.

Perchè non è stata una esperienza effimera, Perchè è dilagata su tutto il territorio nazionale, necessitata da una questione abitativa tuttora non risolta. Perchè nel corso degli ultimi dieci anni, associazioni militanti e famiglie hanno ricostruito legami sociali che i padroni del mercato immobiliare hanno voluto distruggere, hanno ridato una funzione sociale ad immobili che sarebbero ancora adesso vuoti e abbandonati, hanno fatto esercizio di cittadinanza in città grandi e piccole, dove i diritti sociali sono stati resi subalterni al diritto di proprietà nudo e crudo.

Non ci aspettavamo che i giudici distinguessero tra ciò che è legale e ciò che è giusto, solo un po’ più di rispetto per la realtà e per le persone in carne ed ossa. Ma questa distinzione la pretendevamo e la pretendiamo dagli amministratori. Invece i Sindaci e le giunte di ogni colore politico, hanno rafforzato la recinzione di illegalità costruita dai giudici, affogando l’esperienza delle “occupazioni” in un ottuso legalitarismo, in un dialogo inconcludente, in una pelosa e deresponsabilizzante filantropia. E confermano oggi questo orientamento, nonostante siano rimasti tali e quali i problemi sociali da cui l’esperienza delle “occupazioni” si è mossa (in uno spericolato esercizio di dignitosa sopravvivenza).

Gli sfratti per morosità incolpevole continuano. Sono sempre lì i problemi che quella esperienza ha attraversato: la precarietà dei redditi di una fascia sempre più ampia di popolazione; l’uso predatorio che “il partito del mattone” fa della città e del suo territorio; la residualità della edilizia residenziale pubblica.

Anche noi siamo presenti e l’orientamento della nostra pratica sociale non è cambiato. Nel rispetto degli articoli 3, 41, 42 della Costituzione, continueremo a dire che la casa è un diritto e che è giusto ribellarsi alle condizioni che negano tale diritto; continueremo a dire che la proprietà privata o pubblica, senza funzione sociale, va requisita oppure acquisita come bene comune.”

Le famiglie “occupanti di via Orfanotrofio e per il Coordinamento: Sottile, Gullino, Borra, Piccinini, Malandrone, Clemente, Squillia ed altri presenti

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