Lettera aperta del Sindaco di Alba a settantatré anni dalla prima liberazione della città

Riceviamo e pubblichiamo.


Dai 23 giorni la Costituzione, per tutti gli italiani

10 ottobre–2 novembre 1944. Sono date scolpite nella nostra memoria collettiva. Sono i 23 giorni in cui Alba ha voluto essere libera dalla prepotenza fascista e nazista.

Quei giorni sono da sempre un punto fermo di riferimento della nostra identità cittadina, e vogliamo che continuino ad esserlo. Lo hanno inciso a lettere indelebili i tanti giovani che hanno dato la loro vita perché chi rimaneva potesse essere libero, i tanti cittadini che hanno rischiato per aiutarli e proteggerli, i tanti che hanno dovuto soffrire la deportazione e la morte nei lager.

Era allora molto diversa da quella di oggi, Alba. Più piccola, incomparabilmente più povera. Ma era uguale a quella di oggi per la volontà di gelosamente difendere la propria libertà e di rappresentare di fronte al paese ed al mondo un territorio che in essa si è sempre riconosciuto.

Ma dai ricordi di ieri, la nostra attenzione trascorre inevitabilmente alla realtà di oggi. Attraversiamo una profonda crisi economica, che non accenna a chiudersi per davvero, e più ancora un penoso sbandamento morale. Nella babele di invettive e sparate demagogiche che ha sostituito il civile, anche se duro, dibattito politico, l’unico faro che è rimasto saldo nei suoi principi fondamentali è la Costituzione che proprio dalla Resistenza è nata.

Non lasciamo che venga travolta da rigurgiti di un passato che non vogliamo che ritorni. Gridiamo che è la nostra guida, e che vogliamo che venga attuata davvero. Per garantire che tutti i cittadini abbiano pari dignità sociale e siano uguali davanti alla legge senza distinzioni di alcun genere, e che la Repubblica si impegni a rimuovere gli ostacoli che, limitando di fatto l’eguaglianza dei cittadini, ne impediscono il pieno sviluppo e l’effettiva partecipazione all’organizzazione politica, economica e sociale del paese.

Parole di 70 anni fa, ma freschissime e a tutt’oggi impegnative. Continuino ad essere la luce che ci orienta. E speriamo possano esserlo anche per quei tanti ragazzi che da noi sono nati, qui hanno giocato e studiato con noi o con i nostri figli, parlano la nostra lingua e si sentono italiani ma che una chiusura sempre più immotivata continua a voler escludere dalla cittadinanza italiana.

La lezione dei 23 giorni valga anche per loro.

Maurizio Marello