”C’è chi dice No”: Gessica Notaro conquista gli studenti astigiani

Contro la violenza sulle donne, bisogna imparare a dire No, ad avere rispetto degli altri e di sé stessi. E’ il messaggio chiave che è passato oggi nell’evento “C’è chi dice No”.

I giovani studenti astigiani delle scuole superiori sono stati coinvolti nell’evento organizzato dalla Consigliera di Parità della Provincia di Asti Chiara Cerrato, nell’ambito delle iniziative per la Giornata contro la violenza sulle donne, che si celebra il 25 novembre. Ospite speciale, Gessica Notaro, la 27enne romagnola sfregiata con l’acido dall’ex fidanzato lo scorso 10 gennaio 2017.

Un grande coinvolgimento emotivo ha caratterizzato gli incontri, sia del mattino, riservato alle scuole sia del pomeriggio, in cui molti studenti, già presenti nella mattinata, sono tornati ad ascoltare la testimonianza di Gessica e ad ammirare la sua tenacia e la sua grande forza di volontà nel raccontare in giro per l’Italia la sua drammatica esperienza, diventata la sua missione per evitare che altri possano vivere cosa ha passato lei.

Coinvolgente il suo racconto, che fa riflettere su come il rispetto, sia verso sè stessi sia verso gli altri, sia alla base di tutto, per evitare prevaricazioni e violenza. Un racconto senza filtri, perchè “credo si debba dire la verità fino in fondo per fare capire la realtà delle cose“, come ha voluto specificare la stessa Gessica. Tanti gli spunti e i consigli visti da chi ha passato una situazione molto comune a tante donne, ed anche a diversi uomini, come l’importanza di aiutare chi da solo non ce la fa: “Ci dimentichiamo di fare raccomandazioni a chi sta vicino alle vittime. Le persone vittima di stalking vanno aiutate, altrimenti, se vengono lasciate sole restano schiave di questo meccanismo.”

Anche le cronache locali, oltre a quelle nazionali, parlano di recenti femminicidi e di violenza contro le donne. In Italia sono circa 150 le donne che, ogni anno, pagano con la vita le negative situazioni familiari e anche la mancanza di una tutela legislativa.

Anche ad Asti ci sono problemi di violenze domestiche che ci sembrano lontani, come ha riportato il Sindaco di Asti, Maurizio Rasero, e le istituzioni lavorano per tutelare e proteggere chi è a rischio. “Non si può pensare che, anche se siamo in una realtà a misura d’uomo, qui non succeda niente.

Sul tema, portando i loro saluti in apertura dei lavori nella sessione pomeridiana, sono intervenute le autorità locali. Oltre al Sindaco di Asti, è intervenuto Mario Vespa,  in rappresentanza della Provincia di Asti: “Iniziare dalle scuole a rendersi consapevoli di come sia fondamentale il rispetto è molto importante. Riflettere su cosa sono violenza e prevaricazione è un momento importante. Mi auguro che da giornate come queste vi possa far guardare al rapporto uomo-donna con il giusto approccio, in un mondo che cambia.”

E la scuola, cosa può fare? Ne ha riflettuto Franco Calcagno, in rappresentanza del mondo della scuola locale: “C’è chi dice No…ma c’è qualcuno che dice si? Tutti devono poter dire no alla violenza, alla prevaricazione e Si al rispetto reciproco. Queste iniziative non devono restare nella memoria come un compito da fare, sennò rischiano di essere giornate inutile. Continuiamo a rifletterci anche dopo, senza pensare al rispetto tra uomo e donna, ma come persone. Chi meglio della scuola può aiutare i giovani ad affrontare questi percorsi educativi e formativi?”

Violenza e pregiudizi sono da eliminare dalla nostra forma mentis, ed il rispetto nasce dall’ascolto, capacità che ultimamente è stata dimenticata. La scuola deve imparare a recuperare la capacità d’ascolto. Tutte le Istituzioni dovrebbero essere orientate a questo obiettivo, con impegno, responsabilità, intelligenza civile che va fatta crescere.”

Il Viceprefetto Paolo Ponta è intervenuto sottolineando che “non si tratta una giornata di commemorazione, ma di riflessione. Se non si affrontano questi problemi a livello di scuola e di famiglia, non se ne potrà mai uscire. Solo la punta dell’iceberg viene alla luce della cronaca, quando ormai una persona è stata danneggiata. La violenza è subdola, è in qualunque forma di prevaricazione, in ogni atto di bullismo, in modi di educazione non più attuali, la violenza è non rispettare i diritti dei cittadini, sancita anche dalla Costituzione. La violenza è una dichiarazione di fragilità, ma quando ce ne accorgiamo spesso è troppo tardi.”

La parola è passata al Comandante dei Nas di Asti, Alessandria e Cuneo Biagio Carillo, noto anche per essersi affermato come scrittore di romanzi noir: “C’è un analfabetismo emotivo nei giovani: bisogna informare i giovani della gravità di certi comportamenti. Oggi i maschi non sono abituati all’insuccesso, i programmi televisivi sono molto fuorvianti, poco hanno a che fare con la cultura, che invece ha bisogno di tempo, di assimilazione di concetto. Anche il concetto di possesso è da superare per l’uomo che vuole interfacciarsi con la donna nel modo giusto. Si impara molto di più dalla sconfitta, ed è proprio a questo che i giovani devono abituarsi, e solo parlandone si può cercare di superare il problema.”

Su spunto dell’intervento mattutino di Gessica Notaro, Roberto Caranzano, avvocato astigiano, ha portato l’attenzione sul fatto che bisogna ragionare non tanto sulle norme che ci sono ma su come vengono applicate.

Norme ce ne sono, ne sono state introdotte, – ha sottolineato Caranzano – negli ultimi anni, diversi aspetti da tutelare e per far emergere situazioni che una volta venivano alla luce. Non sempre però le misure cautelari sono efficaci, magari lo sono di principio, ma non sempre il risultato permette di evitare tragedie. Se uno adempie alle norme queste vanno bene, ma se uno non le rispetta è inutile che ci siano. Gessica ha suggerito il doppio braccialetto elettronico, uno per lo stalker, uno per la vittima, in modo che questa sappia se lo stalker gli si sta avvicinando.”

Il giornalista Carlo Cerrato si è dovuto misurare con i temi della violenza nella sua carriera giornalistica: anche lui ha ribadito che il problema non sono le distinzioni di genere, ma la scarsa capacità di ascolto che aleggia, in una situazione di base che è preoccupante, in quanto ciò che emerge è davvero poco rispetto a quanto accade nelle famiglie italiane.

Sappiamo davvero dire no alla violenza o non lo vogliamo neppure?” – e la riflessione-provocazione lanciata dal giornalista.  – “Anche il commento alla violenza nel dare la notizia deve essere tarato, non bisogna fare speculazioni sul dolore delle persone, bisogna evitare di fare seguire a violenza altra violenza, come fanno alcuni trasmissioni televisive che nulla hanno a che fare con il giornalismo e l’informazione.

Come venirne fuori? Chi si occupa di informazione deve favorire lo sviluppo di un senso critico in chi riceve le notizie, inoltre bisogna imparare ad usare in modo critico tutta la tecnologia che abbiamo a disposizione. E non farsi usare.”

Si diceva che gli studenti sono stati conquistati da Gessica Notaro e dal suo carattere così forte e determinato: e come non potrebbe essere così quando ci si trova di fronte ad una persona che accetta con fierezza una situazione così difficile.

Io sono fatalista – ha ammesso di fronte al folto pubblico – secondo me nulla accade per caso, trovo sempre il senso alle cose e mi sento di avere una missione, di portare in giro la mia storia per far qualcosa, nel mio piccolo, per cambiare il mondo, sperando, con la mia testimonianza, di salvare qualcun’altro da situazioni del genere.”

Ed ha lasciato il segno nel folto pubblico di giovani presenti, tant’è che, tra gli altri, la 5F del Liceo Artistico ha voluto tornare al pomeriggio, donandole dei disegni realizzati in base alla sua testimonianza. Ascoltando Gessica le studentesse hanno ammesso di aver realizzato come il suo intervento abbia trasmesso loro forza, invitandola ad andare avanti con la sua opera di sensibilizzazione.

Tantissime le domande che gli studenti le hanno posto. Eccone alcune.

Gessica ha raccontato di come le sue richieste di aiuto alle Istituzioni siano spesso passate inosservate e di come si sia sentire dare “della paranoica”.

D: “Cosa provi nei confronti di queste persone?”

R: “Ho perdonato queste persone, non porto rancore.

D: “Come ti sei sentita al processo, quando hai avuto davanti il tuo aggressore?”

R: ” Volevo che mi guardasse bene in faccia, per fargli vedere quanto spregevole fosse stato il suo gesto“.

D: “Secondo te ti amava?”

R: “Non credo. Credo che il suo concetto di amore fosse più vicino all’ossessione. Io lo amavo troppo e mi rendo conto che avuto più rispetto per lui che per me stessa“.

D: “Cosa provi per lui adesso?”

R: “Non l’ho perdonato, ma non lo odio. Ma non sarei mai in grado di fare a lui quello che ha fatto a me. E’ troppo atroce quello che ho subito che non lo augurerei neppure al mio peggior nemico”.

D: “Cosa ti ha dato la forza per superare quei momenti?”

R: “I primi giorni ero talmente spaventata ed ha preso il sopravvento l’istinto vitale, parlavo, buttavo fuori tutto. Quando poi, dopo qualche giorno, ho cominciato a vedere con l’occhio destro, ho guardato il telegiornale ed ho visto la mia storia raccontata in tv: in quel momento mi sono resa conto di ciò che era successo ed è stato molto difficile. Dopo però mi è passato, ho guardato avanti ed ora sono qui a raccontarvi affinchè non debba più succedere a nessuno cosa è successo a me”.

D: “Cosa provi quando racconti la tua storia? Non ti fa male rivivere quei momenti parlandone?”

R: “No, anzi, è il contrario. Per me è un modo per esorcizzarla, per allontanarla da me. Più ne parlo più mi allontano da quello che mi è successo, mi farebbe male il contrario, tenermi tutto dentro in silenzio.”