Mancano oltre 1000 infermieri: fallito il tentativo di conciliazione con la Regione, anche ad Asti Nursind pronto alla protesta

Infermieri sul piede di guerra, pronti a manifestazioni e presidi nelle prossime settimane in tutti gli ambiti territoriali e operativi.

E’ quanto deciso da Nursind Piemonte, il sindacato delle professioni infermieristiche, che non ha ricevuto risposte soddisfacenti da parte della Regione in occasione dell’incontro tenutosi innanzi al prefetto di Torino e fissato tra le parti per arrivare ad un tentativo di conciliazione a seguito della proclamazione dello stato di agitazione da parte del sindacato degli infermieri.

Al confronto erano presenti i segretari territoriali Nursind delle province di Asti (Gabriele Montana), Alessandria (Salvatore Lo Presti – anche membro del direttivo nazionale), Torino (Giuseppe Summa) e VCO (Roberto Amerio), oltre a Francesco Coppollella di Nursind Piemonte. In rappresentanza della Regione Piemonte, invece, Claudio Baccon, che ha ascoltato e raccolto le testimoniante dei vari rappresentanti sindacali, preoccupati per il costante e cronico depauperamento di personale infermieristico nei reparti dei presidi ospedalieri della Regione.

A gran voce, Nursind ha chiesto che il numero infermiere/pazienti risponda a quello degli standard europei ed indicati dalla federazione dei collegi Ipasvi (ovvero: 1:6 per le medicine e le chirurgie; 1:4 per i pazienti sub intensivi; 1:2 per terapie intensive), al fine di garantire la sicurezza dei cittadini utenti e nello stesso tempo quella dei professionisti che erogano l’assistenza.

“La peggiore criticità – afferma Gabriele Montana di Nursind Asti – riguarda l’assoluta mancanza di criteri omogenei ed uniformi che tengano conto delle complessità e delle specificità per stabilire il fabbisogno di personale infermieristico, anche attraverso l’utilizzo di strumenti scientifici come alcuni studi di rilevanza internazionale”.
Attualmente, infatti, ogni Azienda della Regione Piemonte non è dotata in alcun modo di uno strumento idoneo e condiviso per l’assunzione del personale. “In questo modo – prosegue Montana – i tetti di spesa (che ricordiamo essere rimasti invariati) diventano l’unico mezzo a disposizione per l’assunzione del personale, andando a gravare sulla possibilità d’ingresso di nuove figure professionali”.

Nursind ha quindi ribadito l’assoluta necessità di stabilire criteri omogenei ed uniformi per il calcolo del fabbisogno del personale infermieristico e di supporto, questo in correlazione al numero di posti letto reali di ogni unità operativa e della complessità del paziente, come stabilisce lo studio RN4CAST (attualmente in fase di sperimentazione) che da anni Nursind sostiene e finanzia.

Anche ad Asti, non esiste uno strumento per misurare il vero fabbisogno di personale. “Al centro della Sanità e di ogni singola Azienda – dice Nursind Piemonte – deve esserci il paziente, non il tetto di spesa”.
“La mancanza di risposte adeguate da parte della Regione ci costringerà a scendere al più presto in piazza per manifestare e far sentire la nostra voce – afferma Montana – il tutto per arrivare ad una tutela degna ed esemplare dell’operato delle professioni sanitarie, ed in linea con i diritti del cittadino”.

Ad oggi, la delibera sul calcolo del personale che è ancora in vigore è una DGR del 1995 (la 157-3107), un documento  che non contempla il calcolo degli Operatori Socio Sanitari (OSS).

Tra i vari punti di riflessione e confronto emersi durante l’incontro con i vertici della Sanità Regionale, inoltre, Nursind, ha chiarito come solo alcune Aziende hanno effettuato il piano triennale di assunzioni. Secondo il sindacato a pagare il prezzo di questa carenza vi sono in primis gli stessi infermieri, chiamati a rispondere alle assenze attraverso l’abuso improprio di istituti contrattuali come la pronta disponibilità, come lo straordinario e il non rispetto delle norme europee sull’orario di lavoro. “Solo per garantire il rispetto della norma indicata – ribadisce Nursind – servirebbero oltre 1000 infermieri in Piemonte”. Per quanto riguarda l’ambito astigiano, nonostante recentemente vi siano state assunzioni in seguito a concorso, e la graduatoria è andata in scorrimento, le criticità permangono.

Tra gli elementi di protesta da parte di Nursind, vi è anche il mancato rispetto da parte della Regione di un piano di emergenza per i Pronto Soccorso, che era stato promesso ed annunciato a gran voce. “Se nulla cambierà – afferma Montana – presto ci troveremo nuovamente ad affrontare le problematiche e le criticità del sovraffollamento dei Pronto Soccorso come avvenuto nell’inverno del 2016, quando il picco influenzale ha letteralmente messo in ginocchio il sistema sanitario regionale, compreso il reparto di primo soccorso astigiano, dove una serie di fattori, tra cui la trasformazione del Pronto Soccorso di Nizza Monferrato, hanno portato ad una situazione di criticità estrema più volte evidenziata e preannunciata da Nursind”.

Per il sindacato delle professioni infermieristiche è quindi necessario intervenire fin da subito per evitare il ripetersi di una situazione senza precedenti come quella dello scorso anno, sia per il rispetto degli operatori sanitari che per la tutela dell’utenza.

L’incontro tra Regione e Nursind, è stato un momento utile anche per evidenziare la disparità di trattamento tra, infermieri e OSS assunti dall’ASL di Asti, rispetto alle stesse figure che lavorano all’interno dell’ospedale ma sono assunti da AMOS (società di beni e servizi sempre più presente all’interno delle Asl piemontesi, le stesse che sono proprietarie di una parte d’azioni di AMOS), un problema di base, che per Nursind va risolto al più presto, per giungere a quanto prefissato tra AMOS e le singole Aziende Ospedaliere, cioè l’uniformità del trattamento per tutti gli operatori sanitari.