Lettere al direttore

La Parola della settimana di Cesare Torta: Serenità

Fare il sindaco, è noto, è una attività molto stressante e faticosa.

Occorre barcamenarsi tra leggi e regolamenti, cercare di realizzare almeno qualcuna delle tante promesse fatte in campagna elettorale, rispondere alle varie interpellanze e alle critiche delle opposizioni limitando, per quanto possibile, le brutte figure.

Per fortuna esistono anche dei momenti di relax e di soddisfazione personale, testimoniati dai “like” ottenuti sui social e dai “selfie” richiesti dai cittadini durante le uscite pubbliche.
Quello che, però, funziona meglio per rilassare i sindaci e renderli veramente “sereni” è un bell’avviso di garanzia, formale e accompagnato da documentate accuse di illeciti amministrativi. Quando la sindaca di Roma ricevette il suo primo avviso di garanzia tutti quanti furono colpiti dalla sua prima dichiarazione: “sono serena”. Poteva essere un caso, forse facilitato dalla particolare situazione di avvicendamento forsennato di assessori e dirigenti, alla continua ricerca di quello giusto, con relativa difficoltà a capire chi faceva cosa.

Con l’arrivo di un avviso di garanzia anche alla sindaca di Torino, Appendino, e la sua dichiarazione di sentirsi “serena” sorge spontaneo il dubbio che non si tratti di un semplice caso o di una simpatica coincidenza astrale. Gli avvisi di garanzia hanno una funzione terapeutica molto efficace. Si tratta solo di dare un po’ di tempo agli studiosi di scienze psicologiche comportamentali per analizzare meglio il fenomeno e spiegarne i processi mentali ma la strada è tracciata.

I comuni mortali fanno risalire la spiegazione di tale fenomeno al fatto che, trattandosi di sindaci con poca esperienza, non hanno le situazioni sotto controllo e quindi sottovalutano le accuse che ricevono. A meno di pensare ad una semplice polverina che i magistrati metterebbero nelle lettere di avviso per non farli agitare troppo e rendere vani i successivi interrogatori.