Asti, i vincitori del Premio Piazzalfieri

Nella prestigiosa sede dell’Archivio di Stato, alle ore 17.00, verranno proclamati gli esiti del Premio Piazzalfieri. Il bando è stato pubblicato il 16 gennaio, anniversario della nascita del Poeta (1749). Il Premio è finalizzato a promuovere la conoscenza della vita e dell’opera di Alfieri e soprattutto ad apprezzarne il valore ideale per la realtà contemporanea. Il tema riguardava il periodo della sua infanzia, così magistralmente descritta e analizzata nella sua autobiografia.
Gli autori che si sono misurati sull’argomento sono stati ventitrè, residenti in varie regioni d’Italia. La giuria, presieduta – come lo scorso anno – dal prof. Giandomenico Mazzocato, dell’Ateneo di Treviso, era composta dalla prof. Carla Forno, dalla prof. Annamaria Migliarini, dal prof. Luigi Berzano, dall’attore Antonio Catalano e dall’assessore alla cultura del Comune di Asti dott. Gianfranco Imerito (segretario dott. Gianfranco Monaca).

L’iniziativa è dell’Associazione culturale di volontatiato “Tempi di fraternita”. Il Comune di Asti ha assicurato il suo patrocinio e il Centro Servizi Volontariato l’assistenza tecnica.
Il “Premio Piazzalfieri” quest’anno è dedicato a Giovanni “Gimmi” Grillone: Armanda Viti Marchisio gli ha dedicato una toccante poesia in piemontese e il cantautore Marco Maldarizzi una sua composizione originale che verrà eseguita in questa occasione.

La giuria del premio Piazzalfieri riunita presso la sede dell’assessorato per la Cultura del Comune di Asti ha considerato la qualità media dei lavori ricevuti discreta, forse addirittura buona. Per chi si trova a lavorare abitualmente in giurie di premi letterari questo rilievo indica una grande riuscita del premio. Un successo.
E’ stato considerato meritevole come primo classificato il racconto breve “Labbra verdiccie in Santa Croce” di Ivan Sergio Castellani, di Monza, con la seguente motivazione:

Un giovane chierico spegne ad uno ad uno i lumi sulle urne della fiorentina Santa Croce e il tempo si annulla. Ritorna in qualche modo il soffio della vita negli augusti defunti. Da questa luminosa idea l’autore ha costruito, con un sapiente mix di elementi realistici e di sconfinamenti nella dimensione onirica, una sorta di laico sabba. Funge da tessuto connettivo una sottile ironia che allude ad un gioco delle parti in cui il ruolo del Conte Vittorio diventa dominante. Come dominante è la presenza del suo discepolo ideale, il capitano Ugo. Siccome il tempo a disposizione dei resuscitati assomiglia all’eternità, ogni pretesto è buono per discutere e perfino per attaccar briga. Anche sottili disquisizioni lessicali. Una lezione di buon gusto, un modo non banale per proporre personalità talora trascurate. E soprattutto un esempio di ottima, illuminata, felice scrittura.

Particolarmente significativo il racconto breve “Il regalo” di Monica Col, di Collegno (TO) con la seguente motivazione:
Questa nonna ingombrante con l’alito che puzza e ha i denti gialli, entra nell’anima con immediatezza e vi si distende come un tatuaggio. Ineliminabile. L’autrice vi costruisce attorno una tela di ragno, una impalpabile ma assillante suspense. La nonna vuole fare un regalo al bambino che altri non è che il piccolo Vittorio. Ma ha ben altro per la testa il ragazzino che vive drammaticamente l’incombente monacazione della sorella Giulia. Al punto che anche quando il regalo prende proprio le fattezze del cane desiderato da Vittorio, costui ne fa una questione di principio. E rifiuta. Partendo da un episodio autobiografico, l’autrice romanza e reinventa con mano sicura e sorridente intuizione.

Ha segnalato inoltre a pari merito (molto buone) le composizioni poetiche “Un bambino di nome Vittorio” di Antonina Careddu di Curti (CE) e “Al piccolo Vittorio Alfieri” di Leonardo Facchini di Torino.