Asti, Mariangela Cotto confronto con gli Assessori su 50 anni di servizi sociali

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Non era facile riassumere 50 anni di servizi sociali dialogandone con gli Assessori comunali succedutisi nel tempo. Né era agevole districarsi tra passioni politiche, anche qualche legittima primogenitura, valori e visioni, queste valide sempre, e bilanci purtroppo andati riducendosi anno dopo anno. L’invito, apprezzato, dell’assessore Cotto che ha riunito ieri mattina in Municipio ben otto colleghi delle Giunte che l’hanno preceduta ha fatto emergere dai ricordi le intenzioni e dalle narrazioni i punti fermi e gli sviluppi avviati negli anni e tuttora in corso. “Perché, come ha ricordato, chi ha fatto l’assessore non se lo dimentica”.

Dal 1965 con un coordinatore e tre impiegati amministrativi ne sono cambiate di cose ai Servizi sociali. Innanzitutto le sedi: in via Artom, nella palazzina ora contigua al Movicentro e Palazzo Ottolenghi, e ora in piazza Catena a Palazzo Mandela.

A raccontare, e ricordare, una storia di volti, colleghi, episodi, urgenze, progetti, anche innovativi, i presenti sen. Gianni Rabino, Claudio Caron, Graziella Boat e Luciano Rizzolari, Maria De Benedetti, Maria Ferlisi, Pierfranco Verrua, Piero Vercelli.. Assenti ma accomunati dalla responsabilità Gianni Bertolino (1980), Luciano Nattino (1983), Augusto Dallera (1985), Angela Quaglia (1998) impossibilitati a partecipare.
Un ascolto che è scorso rapido e intenso, circa due ore, esplicitando direttamente o facendo capire che le pratiche sociali quando vogliono essere efficaci esigono molto pensiero. Perché come è stato ricordato “come una unica medicina non guarisce da tutte le malattie anche i bisogni sociali sono diversi e vanno riconosciuti”.
Era quindi tutto nuovo per chi metteva in moto risposte adeguate ai nuovi bisogni. Così per Gianni Rabino che ricorda “l’impegno di sr. Palmira Bernardi e le sue consorelle a favore dei poveri, i primi contributi alle famiglie per evitare i ricoveri di anziani in casa di riposo, il dialogo costante con le minoranze e nel ‘67 lo “storico” concorso per due assistenti sociali”.

Il 1975 fu un anno di rottura per il giovane assessore Claudio Caron, 25 anni all’epoca, con i passaggi al Comune di tutto il personale del Patronato scolastico, l’apertura di nuovi asili nido, l’allargamento dei servizi di doposcuola, l’inserimento a scuola di ragazzi non autosufficienti. Sua qualche amarezza citando il Berlinguer “dalle riforme non si torna indietro” e guardando all’oggi della Casa di Riposo e della situazione ospedaliera su cui “occorrerebbe spendere qualche riflessione in più”.
Di quella stagione politica furono esponenti gli assessori Graziella Boat, sua la creazione del Centro di fisioterapia infantile e il raccordo per gli inserimenti negli asili nido comunali, e Willy Rizzolari che con delega alla Sanità visse il passaggio di personale previsto dalla Riforma sanitaria (1978) ma soprattutto garantì con i progetti europei di allora l’inserimento lavorativo di 30 persone con disabilità, gestì le iniziali avvisaglie dell’allarme pozzi a San Fedele e mise in piede quel Centro di medicina preventiva del lavoro che elaborò quella prima mappa grezza dei rischi sul territorio (1981). “La sanità, dice, è troppo importante per rinchiuderla tra le mura ospedaliere”.
Quando Maria De Benedetti ha riassunto “Io fui l’assessore dell’alluvione” come un brivido ha scosso i partecipanti all’incontro, perché si sono rovesciate lì le immagini dei soccorsi, dell’incredulità, dell’assenza di luce e di mezzi, ma anche dei momenti “forti e belli”, le mense, i ricoveri degli sfollati, la generosità, gli studenti. “Tutto mi ha radicata nella convinzione che la realtà è un’altra cosa e che la gente come la vita professionale ha bisogno di riconoscersi in una missione”. Da lei, venendo da una storia molto ricca di scuola, l’auspicio “di far crescere progettualità condivise tra servizi sociali e scolastici perché la scuola “è un termometro sociale”.
Ma l’alluvione metteva all’ordine del giorno il tema casa che sarebbe stato una costante delle preoccupazioni delle amministrazioni successive. Come delle “lotte” per assicurare e mantenere ad ogni programmazione le opportune risorse sui bilanci comunali.
“Sedia scomodissima” l’ha definita Maria Ferlisi assessore dal 2002 al 2007, quando già si iniziavano a mostrare i segni della crisi che avrebbe influenzato le politiche economiche e di welfare degli anni successivi. E quindi “la consapevolezza di tanti problemi” enumerati da Pierfranco Verrua (2007). Anziani, campo nomadi temi affrontati anno per anno, dando credito alla collaborazione del volontariato e alla creazione di un tavolo di coordinamento delle associazioni locali di cooperazione internazionale.
Il resto è storia recente, con Piero Vercelli a segnalare la crescente difficoltà a mantenere tutti i servizi attivati, ma con le idee chiare sull’importanza della prevenzione e su “un volontariato che deve aggiungere e non sostituire”.
“Se è vero che quando si pensa allo stesso modo non si pensa, ha concluso l’assessore Mariangela Cotto, grazie alla pluralità di interventi, questo confronto non ci lascia a mani vuote”.
E segnala che “là fuori” occorre far crescere un più di solidarietà e di sussidiarietà.
rg

(nella foto: con l’Assessore Mariangela Cotto Maria Ferlisi, Gianni Rabino, Pierfranco Verrua, Claudio Caron, Maria De Benedetti, Graziella Boat, Willy Rizzolari e Piero Vercelli)

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