Lettere al direttore

La Parola della settimana di Cesare Torta: Potere

Quando un movimento politico sceglie come linea strategica fondamentale quella della contrapposizione radicale a tutti i partiti esistenti, sostenendo che sono tutti da buttare e che non è possibile alcuna trattativa per concordare soluzioni condivise, diventa poi difficile spiegare ai propri elettori le ragioni per cui si vota contro tutte le leggi proposte dalla maggioranza al governo.

E’ successo con provvedimenti che ottenevano largo consenso nell’opinione pubblica come quello della regolarizzazione delle coppie di fatto, con la nuova legge elettorale, su cui pareva fossero tutti d’accordo sul fatto che necessitasse di essere condivisa da maggioranza ed opposizione e, più recentemente, sull’obbligatorietà dei vaccini e sulla legge dello jus soli. Di volta in volta la posizione contraria del M5S è stata motivata da fattori formali (la legge è scritta male), dal contenuto (il cambiamento non è abbastanza incisivo), dalla convenienza elettorale (i sondaggi sconsigliano di toccare argomenti che diano l’impressione di favorire qualche potere forte).

Le cose si complicano quando la maggioranza propone di approvare un provvedimento che fa parte dei principali cavalli di battaglia del suddetto movimento: l’abolizione dei vitalizi dei parlamentari. Non solo di quelli futuri, anche di quelli già acquisiti dai parlamentari delle precedenti legislature.

Non vale. Dopo aver basato tutta la campagna propagandistica e mediatica sul fatto che solo noi siamo i veri difensori degli interessi del popolo e tutti gli altri rappresentano la casta che pensa solo a difendere i propri privilegi, questi ci rubano la scena e noi siamo costretti ad approvare un provvedimento insieme ai nostri più acerrimi nemici?

Risultato: “Votiamo a favore ma è una nostra vittoria”. “Vogliamo vedere la faccia che fanno mentre votano”. “La legge non passerà al Senato” (Se il Senato fosse stato abolito la legge sarebbe già in vigore, ma questo è un altro discorso).

Non era più semplice e logico concordare con la maggioranza una soluzione comune e ammettere che può capitare di trovarsi d’accordo con gli avversari politici senza perdere la dignità? Dovrebbe essere così se l’obiettivo fosse davvero quello di perseguire il bene comune anziché il proprio posizionamento di potere.