Lettere al direttore

La Parola della settimana di Cesare Torta: Acqua

Quanti anni sono che si continua a ripetere che l’acqua è un elemento prezioso, indispensabile alla vita degli uomini e di tutti gli esseri viventi e quindi che deve essere tutelata, non sprecata e gestita con efficienza e lungimiranza?

Niente da fare, basta che non piova per qualche settimana che città come Roma sono costrette a ricorrere al razionamento, al risparmio forzato dopo anni di sprechi, di acquedotti colabrodo e di mancati investimenti per mantenere in buono stato un sistema idrico sempre più obsoleto. Che cosa ce ne facciamo dei milioni di giga a disposizione con cui stare collegati tutti insieme in famiglia (mi raccomando che a nessuno venga in mente di parlare e guardare negli occhi chi gli sta vicino!) se poi restiamo senza l’acqua?

Quante righe sono di solito dedicate alla manutenzione della rete idrica nei programmi delle liste che chiedono i nostri voti per gestire le città ed i paesi in cui viviamo?
Tutta colpa delle tubazioni degli acquedotti che passano sotto terra. Quando gli acquedotti romani viaggiavano alla luce del sole, superando i dislivelli con arditi ponti ad arcate e canali ispezionabili alla bisogna, le perdite erano facilmente individuabili e potevano essere riparate con tempestività. Oggi nessun cittadino è in grado di verificare se una tubazione dell’acqua disperde nel terreno la metà della sua portata oppure no. Dovrebbero esserlo i tecnici che gestiscono l’acquedotto ma, evidentemente, sono rari i politici che dedicano attenzione a questo problema. Rendono molto di più dal punto di vista del consenso elettorale gli investimenti in opere cementizie, le sagre della patata fritta ed eventi vari che prevedano il taglio di un nastro.

Unica via d’uscita: tubi degli acquedotti in superficie e a vista, ispezionabili tramite WhatsApp e una bella sagra dell’acqua potabile bene comune ad ogni primavera.