Guardia di Finanza, partita da un negozio di Asti un’indagine interregionale: 21 milioni di euro non dichiarati foto

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Nei giorni scorsi si è conclusa l’operazione “Buona Fortuna” che ha visto impegnati i Finanzieri del Comando Provinciale di Asti con la collaborazione dei Funzionari del Gruppo Operativo Antifrode dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli – Direzione Interregionale per la Liguria, il Piemonte e la Valle d’Aosta.

Nel mirino delle Fiamme Gialle alcune attività commerciali gestite da cittadini cinesi esercenti la vendita all’ingrosso e al minuto di oggettistica varia. L’operazione era scaturita da una serie di controlli volti alla verifica della provenienza della merce posta in vendita presso un esercizio commerciale astigiano gestito da un imprenditore cinese.

L’attività di collaborazione tra la Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Dogane si è concretizzata con la segnalazione all’organo accertatore di oltre 21 milioni di euro di ricavi non dichiarati e oltre 6 milioni di IVA evasa.

La ricostruzione effettuata, attraverso le indicazioni riportate sulle singole confezioni dei prodotti, ha consentito di determinare che la merce, di origine cinese, era stata importata in Italia da due soggetti che non avevano mai presentato alcun tipo di dichiarazione fiscale.
Le conseguenti indagini di polizia giudiziaria, coordinate dal Dott. Luciano Tarditi – Sost. Proc. presso la locale Procura – hanno reso possibile ricostruire l’articolato sistema di frode.

E’ stato appurato, infatti, che il soggetto importatore formalmente dichiarato in Dogana non risultava coincidere con il reale destinatario della merce.
Al fine di riscontrare tale circostanza, sono state eseguite una serie di perquisizioni all’esito delle quali sono stati sequestrati oltre 41.000 prodotti non in regola con le norme sulla sicurezza.

Il meccanismo fraudolento scoperto, peraltro non inedito e diffusamente applicato nell’ambiente commerciale cinese, si è sviluppato attraverso un’anomala commistione di rapporti tra soggetti economici che hanno comprovato come il rappresentante legale della società coinvolta avesse introdotto nel territorio dello Stato prodotti provenienti dalla Cina in evasione all’IVA all’importazione e, durante la fase successiva della commercializzazione in Italia, interposto nella filiera commerciale alcune società “cartiere” sottraendo così le merci al pagamento delle imposte dirette ed indirette mediante l’annotazione di fatture fittizie.

Nel sistema di frode sono state coinvolte altre imprese lombarde nei confronti delle quali è stata condotta specifica attività ispettiva di natura fiscale.
Le operazioni di servizio si sono concluse con la segnalazione otto persone sia per reati fiscali sia per le previsioni di frode nell’esercizio del commercio e di sottrazione di oggetti sottoposti a sequestro.

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