Coldiretti Piemonte: serve prevenzione per evitare emergenza siccità

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Salgono a circa 2 miliardi le perdite provocate alle coltivazioni ed agli allevamenti da un andamento climatico del 2017 del tutto anomalo che lo classifica tra i primi posti dei più caldi e siccitosi da oltre 200 anni, ma segnato anche da disastrosi incendi e violenti temporali che si sono abbattuti a macchia di leopardo. E’ quanto emerge dal Dossier Coldiretti presentato dal presidente Roberto Moncalvo all’Assemblea nazionale per il primo focus relativo all’impatto del clima sull’agricoltura italiana.

Nel campi coltivati lungo tutta la Penisola è sempre più difficile ricorrere all’irrigazione di soccorso per salvare le produzioni, dagli ortaggi alla frutta, dai cereali al pomodoro da industria, ma anche dai vigneti agli uliveti e il fieno per l’alimentazione degli animali.

Trend che si conferma anche in Piemonte dove le perdite ammontano a oltre 30 milioni di euro a causa di un inverno senza neve e con poca pioggia, proseguito con una primavera altrettanto siccitosa e un’estate che non promette nulla di positivo. Più toccate le province di Cuneo, Asti ed Alessandria. Il forte caldo di questi giorni, oltretutto, sta aggravando la situazione idrica degli alpeggi. A soffrire sono diverse colture: dal mais al frumento, all’ortofrutta. La campagna cerealicola sta facendo registrare rese inferiori del 30%, per le coltivazioni foraggiere è andato a compimento solo il primo taglio con danni, almeno, del 50%.

“Ora c’è timore per i prossimi raccolti e per i costi produttivi aumentati notevolmente per l’irrigazione ed il sostentamento degli animali – spiegano Delia Revelli presidente Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale – Certo, è necessario passare dalla gestione dell’emergenza ad una nuova cultura della prevenzione, programmando gli interventi.

Pur essendo un Paese ricco d’acqua, i cambiamenti climatici di questi anni con un notevole sfasamento stagionale stanno provocando questi danni per cui se vogliamo mantenere un’agricoltura di qualità dobbiamo mettere in atto interventi di manutenzione, risparmio e recupero delle acque con opere infrastrutturali – proseguono Revelli e Rivarossa – potenziando la rete degli invasi sui nostri territori, creando bacini aziendali e raccogliendo l’acqua piovana. I nostri imprenditori agricoli sono già impegnati a promuovere l’uso razionale dell’acqua, a sviluppare sistemi di irrigazione a basso impatto e ad innovare con colture che richiedono minor quantità d’acqua: la sopravvivenza del territorio, il suo mantenimento e la competitività del settore agroalimentare passano proprio dal tenere in attività il sistema agricolo”.

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